TERRITORI

Contro il gasdotto TAP, l’ennesima inutile grande opera

Un contributo dal Comitato NoTap in vista del presidio a Roma di mercoledì 3 dicembre. TAP é un consorzio di multinazionali del settore energetico che presto darà avvio ai lavori per la costruzione dell’omonimo gasdotto proveniente dall’Azerbaijan ed approdante nel Salento. Partirà da lontano, dal mar Caspio, per attraversare Turchia, Grecia ed Albania. Farà un tuffo in mare per rispuntare sulle coste salentine. Da lì risalirà nell’entroterra pugliese dove troverà una centrale di de-pressurizzazione (tecnicamente: misuratore fiscale, termine utilizzato per mitigarne la potenziale pericolosità) che lo farà immettere nella rete nazionale. Quest’ultima in parte ancora da progettare, finanziare e costruire.

Con un capitale iniziale pressapoco ridicolo di circa 20.000,00 €, la sede in un noto paradiso fiscale (Baar, Svizzera), TAP é formata da: BP, Statoil, Total tra le altre. Tutti grossi protagonisti nel campo dello sfruttamento delle risorse naturali ed energetiche , impegnate nel colonialismo ambientale. Trasporterà 10miliardi di metri cubi di gas ogni anno, attraversando tutta l’Italia per approvvigionare il nord Europa, attualmente in fase di passaggio dal nucleare al rinnovabile. Un’opera dal costo complessivo sconosciuto, finanziata con project bond (titoli di debito) e scaricata sulle spalle dei cittadini italiani inserendola in bolletta, dando a questa ricetta il sapore di una speculazione finanziaria.

Il gasdotto TAP é una delle tante Grandi Opere che l’Italia si appresta a realizzare, tutto nell’interesse dei pochi, soliti, noti a scapito di una intera popolazione che non ha la possibilità di autodeterminarsi. Una GODII (Grande Opera Distruttiva Inutile Imposta) inserita all’interno del famigerato decreto “Sblocca Italia” che a detta dei suoi fautori dovrebbe portare lavoro e sviluppo (circa 20 posti di lavoro in 50 anni). Lasciando sul territorio però solo deturpamento ambientale, superamento autoritario della democrazia e violazione dei diritti umani.

L’impatto che può avere dal punto di vista geologico ed ambientale sarebbe devastante ed assolutamente in controtendenza con quello che oggi dovrebbe essere un trend di cura, recupero e conservazione dei beni paesaggistici e dei beni comuni.

Il gas estratto farà ingrossare le casse di famiglia degli Aliev: i despoti azeri. Una famiglia sostenuta dall’UE, in particolare dalla Gran Bretagna, che possiede i giacimenti, ne controlla l’estrazione e tiene la popolazione dell’Azerbaijan in assoluta povertà. Come sappiamo l’Azerbaijan é tra i tanti paesi segnalati costantemente dalle principali organizzazioni internazionali per le reiterate violazioni dei più elementari diritti umani. La conclamata corruzione della classe dirigente nel Paese ha portato in piazza migliaia di persone in svariate manifestazioni, per lo più pacifiche, ma che si sono concluse, puntualmente, con l’arresto dei manifestanti per aver commesso “reati di opinione”.

Sono tanti, infatti, gli studenti che provano tenere alta l’attenzione sulla corruzione della classe dirigente.

NON È SOLO UN GASDOTTO. TAP è l’idraulico del capitalismo.

TAP rappresenta l’emblema di un chiaro problema nei processi democratici. Le scelte che incidono radicalmente sullo sviluppo dei territori, sugli abitanti che lo vivono, non possono essere gestite esclusivamente a livello di governo centrale. Le comunità hanno il diritto di scegliere il proprio modello di sviluppo e di influire sulle decisioni che potrebbero modificarlo. LE GRANDI OPERE DISTRUTTIVE, IMPOSTE E INUTILI, intaccando la bellezza dei territori, SOTTRAGGONO RISORSE alle vere grandi opere di cui ha bisogno la collettività: reddito di cittadinanza, diritto all’abitare, sanità pubblica, scuola pubblica e ricerca.

Costruendo soltanto le strutture fisiche, quindi la sola conduzione del gas, sembra come se TAP sia solo l’idraulico del capitalismo. Perché la necessità vera e propria é quella di dover creare una borsa unica del gas, ancora non proprio esistente in Europa, e di conseguenza le sue strutture fisiche.

In Italia, ad esempio, il prezzo del gas viene definito in base ad accordi bilaterali tra le società ed i paesi esportatori (ENI _ Gazprom). La diversificazione delle fonti risulta una mistificazione della realtà, dal momento in cui molti dei protagonisti del gas russo a cui tentiamo una concorrenza, sono presenti anche nei vari consorzi che costruiranno il “Southern stream” o corridoio sud.

Costruire un mercato del gas significa espandere quella capacità di estrazione di ricchezza che il settore finanziario ha già messo in atto in altri ambiti e collegarla a un bene, l’energia, di cui non possiamo fare a meno. Significa controllare una risorsa dall’estrazione alla vendita sul mercato. Chiedendo in alcuni casi al pubblico di farsi carico delle grandi infrastrutture necessarie alla sua costruzione fisica. Significa anche che la gestione privata avrà come obiettivo il massimo profitto e quindi il massimizzare l’estrazione e la vendita della risorsa in questione. Tutto ciò senza guardare agli effetti devastanti che potrebbe avere sul cambiamento climatico, ambientale e, soprattutto umano in paesi “fornitori” come il Kazakistan o il Turkmenistan, già definiti “dittature postmoderne”. Quella finanziaria può essere una delle sfere in cui va ad insinuarsi TAP, ma non l’unica.

Nel tempo abbiamo già iniziato a separare gli argomenti e paragrafarli, così da poter rendere più chiaro il complesso quadro de “L’affaire TAP”. Contestualizzando necessità di approvvigionamento, diversificazione delle fonti, profitto, diritti umani e popolazioni che subiscono opere ed operazioni di estrazione.

Nimby? No grazie. NO TAP NÈ QUI NÈ ALTROVE!

Attraversando interamente l’Italia il TAP sarà quindi di interesse nazionale e grande dovrà anche diventare la contestazione, estendendola oltre la provincia di Lecce per farla arrivare ad un livello più ampio, una dimensione più giusta. Il 3 dicembre a Roma il Governo incontrerà i Comuni e la Regione Puglia nella conferenza dei servizi, volta a dare l’Autorizzazione Unica. Dalla parte opposta della barricata si trova il COMITATO NO TAP. Nato dall’aggregazione dal basso di singoli cittadini e associazioni, il Comitato nel tempo si é impegnato a contrastare questa opera insensata. La contro informazione é stata uno dei fondamentali strumenti per far arrivare un po’ di trasparenza in più alla gente e di pari passo ha creato una mobilitazione sul territorio che cresce sempre di più: Il COMITATO NO TAP ha da sempre affermato l’inutilità di questo mastodontico progetto per una non reale necessità di approvvigionamento di gas, ritenendo che la diversificazione delle fonti, e la sua strategicità, siano soltanto una scusa strumentale (fonte Nomisma sui consumi). L’Italia sconta arretratezza tecnica e culturale nel campo energetico non avendo un Piano Nazionale dal 1986 e strutture di conduzione datate da dover aggiornare e ampliare. Tale aggiornamento potrebbe far fronte agli sprechi dovuti alla dispersione all’interno della rete stessa, insistendo nella diffusione capillare delle fonti rinnovabili e l’idea del risparmio energetico domestico. Tutelare la bellezza del giardino mondo é tutelare il bene comune. Per questo il COMITATO NO TAP non si siederà mai a nessun tavolo per barattare un approdo o una compensazione monetaria. La linea da sempre seguita é NO TAP NÉ QUI NÉ ALTROVE.

*Comitato No Tap