ROMA

“Siamo comunisti e ci è sempre piaciuto guardare il cielo”

“… perché vogliamo che il cielo venga giù, in terra.” Un ricordo di un compagno e di un amico.

Mi ricordo quando Antonello disse questa frase, o era qualcosa di simile, eravamo entrati negli ex mercati generali di via Ostiense e li avevamo occupati temporaneamente. Eravamo sotto un ponte, il Settimio Spizzichino, e Antonello ci parlava e ci raccontava, come sempre, la storia e la vita passata e presente di quel posto, dei suoi sotterranei, dei suoi lavori e dell’enorme risorsa che potevano significare per un territorio.

Era così, la semplicissima idea che un ipotetico “paradiso” non dovesse essere riservato a un dopo vita o ai pochi meritevoli, ma che bisognava prenderlo e portarlo giù in terra.
Questa bellissima immagine è rimasta dentro me come la cosa che più semplicemente di tutti spiega cosa deve essere il comunismo.

E così che Antonello e Rossella vedono l’urbanistica, non come dei fogli e dei calcoli, non come la capacità di progettare dentro delle norme, ma come la possibilità di trasformare il mondo.
Due romantici? Di certo.
Due compagni? Sicuramente.

Mi chiedo poi se si può essere amici con così tanti anni di differenza, non lo so.
Mi ricordo quando a un convegno dove si parlava di una delle tante leggi sull’autorecupero Antonello in un suo splendido intervento disse “questi ragazzi che vedete qui sono miei compagni, sono come me, i loro sogni sono i miei, i loro desideri sono i miei”. Mi ricordo che mi sentii veramente onorato, e ancora mi ci sento.

Non posso credere a quello che ho appreso poco fa.
Se penso che fino a due settimane fa ci sentivamo praticamente due o tre volte al giorno e negli ultimi 2 anni ci siamo sentiti e confrontati per moltissime cose. Che dire, non lo so. Antonello ha veramente dato il cuore a questa città e non solo, ma adesso lascia un vuoto difficilmente colmabile di cui non possiamo che prendercene tutto il carico e prometterci (promettendolo a lui) che non lo deluderemo e continueremo quelle sue lotte con lui a fianco, sperando di essere bravi ad utilizzare gli strumenti che ci ha lasciato.

Penso a un intervento di Franco Piperno che sentii di sfuggita qualche giorno fa in cui parlava della morte e ci diceva di come in milioni di anni di storia della terra non si sia riusciti a trovare una soluzione alla morte ma allo stesso tempo di quanto questa sia fondamentale e positiva dal punto di vista biologico e della specie, di come mentre da noi viene vissuta come qualcosa di tragico in altre culture si festeggia la morte.

È banale dire questo, lo so, io stesso sono portato a fare il contrario, ma forse vale la pena fare un tentativo e se non riusciamo a trasformare il dolore in festa potremmo trasformarlo almeno in responsabilità, quella di continuare a credere e a operare come Antonello ha fatto dando ad ognuno di noi un pezzetto di cuore.

Ciao Antonè, amico mio, compagno… e grazie

Ci sono parole che fanno sognare, una di quelle è compagn@

Un abbraccio a Rossella e a tutti i famigliari dalla casa editrice DeriveApprodi e la cooperativa Doc(k)s