ROMA

«Classi sempre più sovraffollate». In alcune scuole romane salta il distanziamento

Durante la pandemia l’ufficio scolastico della Capitale sopprime le classi poco numerose e sposta i bambini in aule sovraffollate: accade alla scuola dell’infanzia Il Piccolo Principe

La scuola dell’infanzia Il Piccolo Principe si trova nel V Municipio di Roma ed è una delle tante gestite direttamente dall’amministrazione comunale. Si affaccia su via Romolo Balzani e, come molte altre, giovedì 7 gennaio ha riaperto le sue porte alle bimbe e ai bimbi che la frequentano. Non tutti però sono potuti rientrare nelle classi che frequentavano prima della consueta pausa natalizia.

 

«Delle quattro sezioni che c’erano fino a dicembre, una è stata soppressa», racconta Paolo, un genitore: «Questa sezione aveva un numero di bambini inferiore a quello previsto dal regolamento, quindi l’ufficio scuola ha proceduto alla soppressione».

 

A Roma, infatti, la gestione delle classi è normata da un Regolamento unico, approvato nel lontano 1996. Recita all’Articolo 4: «Qualora, non oltre il mese di gennaio, il numero degli alunni iscritti di una sezione scenda definitivamente al di sotto numero minimo di 13, la sezione verrà soppressa dopo una verifica con il collegio dei docenti e il coordinatore educativo e i bambini verranno suddivisi nelle sezioni inferiori a 25».

In risposta a tale decisione l’Assemblea dei genitori ha deciso di rilasciare un comunicato. Vi si legge: «Se a livello nazionale le scuole stanno cercando di formare classi per consentire il distanziamento previsto dalle misure anti-Covid, il Comune di Roma e il Municipio V scelgono, in controtendenza, di sovraffollare le aule durante una pandemia globale».

Al rientro dopo le vacanze di Natale, l’Assemblea dei genitori si è radunata, davanti a Il Piccolo Principe per manifestare il proprio disappunto. «Nei giorni passati alcuni genitori hanno provato a recarsi in municipio per chiedere spiegazioni, non sono mai stati accolti», spiega Paolo: «Tutto è stato messo sul piatto quando era già stato deciso, senza alcuna interlocuzione».

 

 

La notizia della soppressione di una sezione è stata infatti comunicata agli alunni l’ultimo giorno di scuola del 2020. «I bimbi sono andati a scuola fino al 22 dicembre e proprio quel pomeriggio hanno ricevuto la notizia che la loro classe era cancellata. Non hanno neanche potuto salutare la loro maestra», testimonia Paolo.

Come conseguenza molte famiglie hanno quindi deciso di non iscrivere nuovamente i propri figli e fargli finire l’anno da casa. «Stiamo parlando di bambini sui quattro anni che avevano già fatto gruppo», continua Paolo: «Non è giusto che debbano trovarsi ad affrontare un nuovo inserimento».

Inoltre la sezione soppressa era di tipo antimeridiano, attiva cioè solamente dalle sette di mattina alle tredici del pomeriggio; mentre le altri classi osservano il tradizionale orario dalle sette alle sedici. Per questo motivo non è stato possibile riequilibrarla numericamente.

Sottolinea al riguardo Paolo: «Dipende tutto da come si sono organizzate o si stanno riorganizzando le varie famiglie, ma sicuramente molti alunni saranno costretti a vivere la classe solo a metà, uscendo all’ora del pranzo».

Intanto nella scuola Il Piccolo Principe una classe resterà così inutilizzata: uno spazio vuoto, mentre i giovanissimi alunni si accalcano nelle stanze a fianco. «I bambini si ritrovano così rintanati in spazi sempre più ridotti e neanche possono sfruttare i locali comuni perché andrebbero igienizzati dopo ogni utilizzo», denuncia ancora Paolo.

 

In Italia le cosiddette classi pollaio sono quasi cinquemila soltanto per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, ma i numeri salgono ulteriormente se si considerano anche gli altri cicli scolastici: nella primaria sono quasi ventimila.

 

Recentemente, in occasione della discussione della legge di bilancio per il 2021, la senatrice Paola Nugnes ha presentato un emendamento con lo scopo di ridurre il numero degli alunni per classe. La modifica purtroppo non è stata ammessa in commissione, con grande delusione di genitori ed educatori.