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Bolsonaro implicato nel processo per Marielle Franco: cosa emerge dall’inchiesta?

L’inchiesta sull’assassinio della consigliera di Rio de Janeiro e del suo autista Anderson Gomes il 14 marzo del 2018 ha avuto una svolta sorprendente questa settimana. Secondo alcuni testimoni, uno degli accusati del crimine è stato poche ore prima nella casa dell’allora deputato nazionale, ed oggi presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Questo possibile legame del processo con il capo di Stato impone che ad occuparsene sia il Tribunale Supremo Federale.

Chi era Marielle Franco?

La consigliera Marielle Franco era una figura in ascesa della sinistra brasiliana durante l’illeggittimo governo di Michel Temer, che ha governato dopo il colpo di stato parlamentare contro Dilma Rousseff nel 2016. Era stata eletta con 46 mila voti, diventando la più votata del Municipio di Rio de Janeiro. Al momento dell’assassinio, Marielle aveva 38 anni e militava nel Partito Socialismo e Libertà (PSOL).

Figura importante per la difesa dei diritti delle donne e delle dissidenze sessuali, proveniva da una famiglia umile e nei giorni precedenti la sua morte aveva denunciato l’incremento della violenza poliziesca nelle favelas di Río de Janeiro. La lotta per i diritti umani e contro la violenza della polizia era una delle sue principali battaglie. Per questo motivo, nei primi giorni di marzo del 2018, aveva ricoperto l’incarico di relatrice della Commissione della Camera dei Consiglieri di Rio de Janeiro con l’obiettivo di vigilare sull’operato delle truppe incaricate dell’intervento militare a Rio decretato da Temer.

Perché e come l’hanno assassinata?

La notte del 14 de marzo 2018, dopo una riunione política,  Marielle Franco è salita su un’auto assieme al suo assistente stampa e all’autista. Pochi minuti dopo,  un Chevrolet Cobalt, con targa del municipio di Fluminense (targa che è poi risultata clonata) si èavvicinata all’auto e da là cominciarono a sparare.  La consigliera e l’autista sono morti a causa dei diversi colpi ricevuti, mentre l’assistenze è stata ferita ma si è salvata.

Il crimine, nettamente politico (non vi fu alcun tentativo di furto), è stato presto ricondotto alla violenza legata nella città e alle negoziazioni tra forze di sicurezza e narcotraffico. Di fatto, nella stessa campagna elettoral in cui Marielle era stata eletta, almeno 15 candidati sono stati assassinati.

Un aspetto che chiama l’attenzione è che 5 delle 11 telecamere di sicurezza che avrebbero potuto fornire dati sul tragitto delle auto erano state spente. Ma comunque, poco prima dell’anniversario dell’omicidio, due ex poliziotti della città di Rio sono stati arrestati: Ronnie Lessa e Élcio Vieira de Queiroz. Quest’ultimo è imputato per essere stato l’autista del Chevrolet, mentre Lessa è accusato di essere l’autore degli spari. Quest’ultimo, inoltre, risiedeva in un condominio nel quartiere Barra da Tijuca, dove si trova anche la proprietà in cui abitava in quel momento il presidente Bolsonaro e uno dei suoi figli.

Quali sono i legami con il presidente?

I sospetti sulla relazione della famiglia presidenziale con la morte di Marielle sono iniziati con l’arresto degli accusati. Inoltre, per quanto riguarda Lessa, oltre a risiedere nello stesso condominio del presidente, va segnalato che la figlia era la fidanzata del figlio minore di Bolsonato e i due avevano anche postato foto assieme sui social network.

Martedi scorso, si è saputo che la Polizia Civile di Río de Janeiro ha avuto accesso al quaderno delle visite di Barra de Tijuca e ha preso la testimonianza del portiere del condominio. Lo stesso portiere ha affermato che poche ore prima dell’assassinio l’altro sospettato del crimine, Élcio de Queiroz, è entrato nel condominio e al momento di presentarsi all’entrata ed annunciare dove fosse diretto, abbia sostenuto di recarsi presso la casa numero 58, di proprietà di Bolsonaro.

I registri della Camera dei Rappresentanti – di cui era parte in quel momento l’attuale presidente – sostengono che Bolsonaro si trovasse a Brasilia e non a Rio de Janeiro. Nonostante, il portiere afferma che quando ha chiamato al domicilio per chiedere se Quieroz poteva entrare, la persone ahc eha risposto abbia affermato “Sono Jair”.

Dopo la diffusione di questa informazione, Bolsonaro ha pubblicato un video dal vivo su Facebook dove ha smentito le accuse assicurando che lui si trovasse nella capitale lavorando al Congrwsso Nazionale, affermando che vi sono prove di tale affermazione su diversi media e nell ostesso registro elettronico della Camera dei Deputati. Ha anche lanciato accuse contro il Governatore di Río de Janeiro, Wilson Witzel del Partito Sociale Cristiano (lo stesso partito che ha portato Bolsonaro alla presidenza), accusandolo di aver fatto filtrare dati del processo per sporcare la sua immagine. Il PSOL, il partito di Marielle, ha chiesto questo mercoledì che il presidente non interferisca nelle indagini e che sia disponibile a dare spiegazioni all giustizia quando questa lo richieda.

Articolo pubblicato su Notas Periodismo Popular.

Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo per DINAMOpress.