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L’omicidio di Marielle: un atto di disciplinamento e un messaggio di odio razzista e machista

La morte di Marielle Franco ci rende tutti più tristi e allarma tutta quella parte di popolazione che la sua figura rappresentava in vita e continua ancora a rappresentare anche dopo la violenta morte. Mirelle, conosciuta come la giovane consigliera eletta con 50mila voti durante le ultime elezioni, era diventata una speranza politica per molti e molte. Questa donna di 39 anni, militante del Partito Socialismo e Libertà, è stata colpita l’altro ieri sera da una raffica di proiettili provenienti da un’auto che si è affiancata alla sua, mentre tornava da una attività politica comunitaria in pieno centro di Rio de Janeiro, nel quartiere di Lapa.

Ieri si è tenuta la camera ardente presso il Municipio dove lei stessa lavorava, dopodichè il suo corpo è stato portato al Cimitero di Inhuma, accompagnata dai suoi familiari, mentre una moltitudine di persone la accompagnava, esigendo giustizia, mostrando con grande potenza politica  il rifiuto dell’intervento militare nella città, che ha già causato 157 assassinii senza pietà in questo ultimo anno, il numero più alto degli ultimi quindici anni.

Non c’è alcun dubio che si sia trattato di un assassinio político. Le perizie hanno confermato che non vi sono tracce alcune di tentativi di furto e l’omicidio appare a molti come un chiaro atto di disciplinamento legato alle recenti denunce che Marielle aveva portato avanti durante l’ultima settimana, in quanto Presidentessa della Commissione per la Difesa della Donna, nel quartiere di Acari a Rio de Janeiro. Tra la sue ultime dichiarazioni ricordiamo il seguente tweet, che si riferisce all’assassinio brutale di un ragazzino per mano delle forze di sicurezza:

“Un ennesimo omicidio di un giovane si aggiunge alla lista della Polizia Militare. Matheus Melo stava uscendo da una Chiesa. Di quandi morti abbiamo bisogno ancora per far finire questa guerra?”.

La consigliera, a partire dal ruolo che ricopriva, denunciava da tempo la violenza poliziesca e poco prima di morire aveva preso posizione fortemente contro l’intervento dell’esercito che da un mese presidia la città. Marielle Franco era una attivista vicina alla sua comunità, nata nel Marè, il più grande complesso di favelas della città. Ottenuta una borsa di studio, si era laureata in Sociologia presso la Pontifica Università Cattolica, successivamente aveva ottenuto un master in Pubblica Amministrazione. A 19 anni divenne madre di una bambina, un fatto che secondo molte delle sue dichiarazioni pubbliche è stato determinante nel suo percorso di lotta in difesa dei diritti delle donne e in favore di una maggiore coscienza rispetto alla diffusione delle gravidanze adolescenziali. L’assassinio di una sua amica dovuto ad un proiettile vagante è stato l’altro fatto determinante nella sua decisione di dedicarsi alla politica.

Marielle Franco è stata una donna afrodiscendente, femminista, impegnata e di sinistra che si è dedicata fin da giovane a combattere per lo smantellamento delle reti di traffico di armi e contro la violenza che colpisce specialmente donne e bambini poveri e razzializzati.

La sua compagna, Monica, il suo amore da ormai dieci anni, era principalmente conosciuta dai parenti e amici intimi, anche se Marielle recentemente aveva dichiarato pubblicamente la propria bisessualità. I giornali l’hanno stigmatizzata in quanto lesbica, parola che rappresenta ancora un pesante stigma al momento di intraprendere una carriera politica nel contesto brasiliano. Il suo compagno di partito invece, Jean Willys, conosciuto per i suoi discorsi contro Temer, si è invece sempre dichiarato  apertamente omosessuale fin dall’inizio della sua carriera politica, dato che la sua popolarità è legata alla  partecipazione allo show televisivo del Grande Fratello. Ma per Franco, donna dei settori popolari, la situazione è stata differente. Secondo l’attivista lesbica Luisa Tapajós, pochi giorni fa Marielle aveva raccontato presso la Casa delle Nere come sia stato molto difficile per lei affermare pubblicamente di essere lesbica, non solamente per il contesto religioso in cui si trovava ma anche per le logiche machiste dei partiti politici che impedivano che tali rivendicazioni potessero avere spazio.

Durante la moltitudinaria veglia, la psicologa ambientalista, femminista e poeta Luisa Tapajós ha raccontato al giornale argentino  Página 12 che un cordone di donne nere hanno portato il feretro con un atto tanto spontaneo quanto commovente gridando “Marielle presente”. “Era una donna che amava le donne, feminista nera e grande lottatrice. Una donna di movimento e nei suoi movimenti la seguiamo: nelle giornate dell’orgoglio lesbico, Marielle si è avvicinata per conoscerci e partecipare alle attività che avevamo organizzato. In quell’occasione ha affermato pubblicamente di essere sposata con Monica” racconta Tapajós. “Da quel momento in poi era sempre rimasta in contatto con il Fronte delle Lesbiche di Rio invitandoci anche al suo ufficio per promuovere un progetto di legge per rendere ufficiale il 29 agosto come giornata dell’orgoglio e visibilità lesbica”.

Durante i suoi 14 mesi di mandato, Marielle aveva presentato 13 progetti di legge, specialmente relativi alla salute integrale riproduttiva delle donne, una delle cause a cui ha dedicato più impegno.

Tra i progetti presentati al Municipio vi erano inoltre progetti di informazione su come praticare l’aborto legale, progetti di informazione gratuita sulla violenza di genere e progetti volti alla costruzione di spazi sicuri per le donne vittime della violenza sessista.

L’esecuzione di una leader feminista di questo calibro nell’ambito dell’avanzata neoliberale nella regione, dove il grilletto facile è diventata moneta di scambio e pratica politica, proprio nel mese di marzo, quando milioni e milioni di donne abbiamo gridato “Ci vogliamo vive”, colpisce per il suo carattere disciplinatorio. E ci scuote tutte per il suo messaggio intriso di odio. Senza dubbio però, la resistenza e l’attivismo risponderanno con ancora maggiore solidarietà e coscienza delle intersezioni tra genere, classe sociale e processi di razzializzazione.

Articolo pubblicato su Pagina12, traduzione a cura di DINAMOpress.

Il comunicato di solidarietà di Non Una Di Meno: Marielle Franco, non un passo indietro.