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Archeologia, tempo e sfortuna

Suggestioni su Macumba, la nuova graphic novel di Mattia Iacono.

Il signor Bellini è un archeologo scontroso e solitario.
Ama le acciughe e il Whisky d’annata.
Una notte qualsiasi, dopo l’ennesima bevuta di troppo, delle creature antichissime e mostruose gli annunciano la sua morte.

(Dalla quarta di copertina)

Che cosa sceglieremmo di sapere tra il come o il quando lasceremo questa terra? Ma soprattutto, una volta saputo, come passeremmo il tempo che ci resta?

Nel graphic novel di Mattia Iacono, edito da Tunué, c’è innanzitutto questa riflessione sul tempo e sull’uso che ne facciamo.

Non sembra casuale quindi, la scelta di mettere al centro della storia un archeologo, un personaggio che con il passare del tempo ha a che fare “per lavoro”.

In un famoso manuale su questa disciplina, infatti, Colin Renfrew e Paul Bahn, scrivono che «tutti gli esseri umani hanno un’esperienza del tempo. Un individuo compie direttamente l’esperienza di un periodo di vita di circa 70 anni. La stessa persona, attraverso i ricordi dei suoi genitori e dei suoi nonni, può avere indirettamente esperienza anche dei periodi precedenti […] Ma è solo l’archeologia, in particolare l’archeologia preistorica, che ci permette di cogliere aspetti quasi inimmaginabili della vita», e quindi dello scorrere del tempo, partendo da migliaia o anche milioni di anni fa.

Per fare questo l’archeologia si avvale soprattutto dello studio degli oggetti che rimangono dalle epoche precedenti, come vasi, statuette, edifici, etc.

Saranno proprio alcuni di questi oggetti, in particolare tre pietre antichissime, a fungere da motore della vicenda.

Questo perché gli oggetti che si recuperano dagli scavi, una volta estratti dalla terra, entrano di fatto a far parte del nostro tempo, tornano in uso, seppur con uno status speciale e nuovo rispetto a quello originale.

 

 

Così è successo, infatti, alle tre sculture del sig. Bellini, passate da un altare di qualche tempio maya ad una libreria di un qualche appartamento.

Ma davvero, con questo cambio di status o di luogo, questi oggetti perdono del tutto il loro significato, il loro potere?

Questa domanda da sempre accompagna gli studiosi ed è al centro di numerose storie legate a maledizioni a seguito di recuperi di particolari tesori, come ad esempio quella che colpì gli scopritori della tomba di Tutankhamon, o della scaramanzia che molti ricercatori dimostrano nella propria attività.

C’è anche questo nella disciplina archeologica (anche se nessun manuale ne parla) e c’è anche questo nel libro Macumba, che già dal titolo richiama non la religione brasiliana, ma la pratica magica del malocchio detta alla romana.

Il Sig. Bellini è ipocondriaco, scontroso, solitario, con una barba lunga e pochi capelli, una discreta pancia e una vita che sembra andare a rotoli. Con pochi tratti Mattia Iacono dipinge il perfetto ritratto dell’archeologo contemporaneo: Whisky e pizza Napoli incluse.

Su questo personaggio la suggestione di esser vittima di una maledizione non può che attecchire, cosi come il presagio oracolare dato da creature mitologiche risvegliatesi da tempi immemori. Ma sarà tutto vero?

Avviene così, che una giornata tipo, caratterizzata da una passeggiata nel quartiere assieme al suo vicino di casa il cordiale Dr. Cabrera, acquista un valore mitico, con personaggi normalissimi, protagonisti loro malgrado di una vicenda dal sapore epico.

Inseriti in una dimensione temporale estesa – dall’antichissimo tempo originario delle pietre ai giorni nostri – e caricati di magico potere – dato dalla macumba ricevuta assieme ai nefasti presagi –  gli incubi della vita di tutti i giorni compongono, per 128 tavole, una mitologica storia di ordinaria quotidianità in cui la morte pare e non pare esser sempre in agguato.

* Archeologo “work in progress” e redattore di Bande Dessinée, programma sul mondo dei fumetti di www.radiosonar.net.