ITALIA

Ancora attacchi fascisti, ma per le “forze della stabilità” il problema è l’antifascismo

Nonostante le mobilitazioni di piazza contro l’estrema destra e i ripetuti attacchi di matrice fascista, il dibattito politico e mediatico si unisce in un coro di criminalizzazione contro gli antifascisti. A queste condizioni la “pace sociale” invocata da più parti, sembra mirare a un riassetto conservatore del paese, che bisogna contrastare con energica intelligenza

La campagna elettorale è arrivata quasi al termine, e l’utilizzo strumentale dell’antifascismo per richiamare al voto utile da parte del Pd ha lasciato spazio ora alla criminalizzazione bipartisan degli antifascisti e al ritorno della sempre verde teoria degli opposti estremismi. Il clima che si respira in tutta Italia è tutt’altro che leggero. Numerose le aggressioni di stampo fascista negli ultimi giorni – prima e dopo la tentata strage di Macerata: Genova, Roma, Perugia, sono solo alcune delle città teatro di raid squadristi, contro attivisti “di sinistra”, o contro migranti. Questa notte (venerdì 23), il gravissimo attentato incendiario ai danni del centro sociale Magazzino 47 a Brescia. Attentato quest’ultimo che fa seguito, nella stessa città, ad altri due attacchi di matrice fascista contro le Casette occupate di via Gatti e il campo Sinti di via Orzinuovi.

Nelle ultime settimane, in numerose città d’Italia le piazze si sono riempite per contestare e impedire lo svolgimento dei comizi delle formazioni neo-fasciste: Bologna, Piacenza, Napoli, Pavia, Rimini, Cosenza, Livorno, Padova, Milano, Venezia e per ultima Torino, dove ieri (giovedì 22) un corteo di circa mille persone ha contesto la presenza in un albergo del leader di Casa Pound Di Stefano. La polizia ha tentato di disperdere il corteo con cariche e l’uso degli idranti. Oggi, inoltre, manifestazione a Pisa (dove già ci sono state cariche della polizia) contro la presenza di Salvini e domani, 24 febbraio, a Brescia e a Milano, due importanti manifestazioni contro la Lega e Casapound.

Se da un lato queste mobilitazioni e quelle – partecipatissime – in risposta alla tentata strage di Macerata a opera di Luca Traini testimoniano della presenza di un ampio tessuto democratico che sta reagendo alla spirale di odio e razzismo degli ultimi mesi, dall’altro la rappresentazione mediatica dei più importanti giornali assieme alle azioni giudiziarie, come in un gioco di specchi, sembrano ribaltare le cause con l’effetto.

Per l’accoltellamento di un militante di Potere al Popolo da parte di Casa Pound avvenuto a Perugia mentre era in corso un attacchinaggio, la Procura sta indagando per “rissa” e anche due aggrediti sono stati incriminati: «Da settimane stiamo denunciando il pesante clima di odio creato da un lato dai gruppi neofascisti, dall’altro da una classe politica irresponsabile e dal governo del PD che concede agibilità politica a organizzazioni violente che andrebbero messe fuori legge», ha scritto Potere al Popolo in una nota.

A Palermo, due attivisti sono accusati di “tentato omicidio” a seguito dell’aggressione di un militante di Forza Nuova, Massimiliano Ursino. Accusa ridicola e spropositata, anche a fronte del reperto dei medici reso pubblico oggi: appena 5 giorni di prognosi. Ursino era già balzato agli onori delle cronache nel 2006 per aver aggredito e rapinato due ragazzi originari del Bangladesh. Del resto, negli ambienti di Forza Nuova, era usanza dare vita ai cosiddetti “bangla-tour” nelle vie della città: una “prova di coraggio”, che consisteva nell’aggredire una persona a caso – purché bengalese – e rubarle qualcosa come trofeo. E non è stato l’unico episodio avente per protagonista Ursino: già altre volte il militante di Forza Nuova era stato denunciato per aver picchiato a sangue chi non ha la pelle bianca come la sua.

Negli ultimi giorni, inoltre, sono state disposte perquisizioni e arresti preventivi nei confronti di attivisti di diversi centri sociali, tra queste, perquisizioni preventive al Centro Sociale Askatasuna di Torino nella quale un attivista è stato arrestato per il possesso di uno spray. Non possiamo dare invece notizia di alcuna stretta nei confronti delle organizzazioni neo-fasciste.

In questo scenario che si va giorno per giorno componendo, tra più importanti mezzi stampa e i più autorevoli esponenti delle forze politiche emerge una narrazione surreale che vede, in un caso, gli antifascisti come il pericolo da contenere (Silvio Berlusconi) e, in un altro, lo schema conosciuto della “guerra tra bande” rivali. Anche Matteo Renzi si è affrettato a esprimere la sua più sentita solidarietà al dirigente palermitano di Forza Nuova, giusto due giorni prima della manifestazione convocata a Roma dal PD e dall’ANPI nazionale, dopo la pessima figura fatta a Macerata.

Oltre che in aperta contraddizione con le fondamenta costituzionali della Repubblica, in questo contesto l’appello all’equidistanza e il rifiuto della violenza sembrano essere piuttosto i presupposti di un riassetto conservatore dello Stato, utile a proseguire, con la maggiore tranquillità possibile, sulla via delle politiche di compressione dei diritti sociali e delle libertà democratiche.

La storia, tuttavia, insegna che le “forze della stabilità” e della “pace sociale” non riescono quasi mai a controllare i mostri che loro stesse alimentano.

Se massima deve essere la solidarietà a tutti gli attivisti e ai migranti vittime di aggressioni e persecuzioni giudiziarie, massima deve essere anche la consapevolezza che la legittima auto-difesa degli spazi di libertà deve unirsi sempre più ad una mobilitazione sociale ampia, che sappia far vivere e praticare l’antifascismo e l’antirazzismo ben oltre i confini finora conosciuti. Una mobilitazione che sappia far tesoro della lezione del movimento femminista globale e che sia capace di conquistare settori sempre più vasti del tessuto sociale. Dalle piazze di questi giorni arrivano già indicazioni preziose in questa direzione.