DIRITTI

A 40 anni dalla Legge 194, che succede ai consultori?

Inchiesta nel quartiere Centocelle a Roma dove l’assemblea delle donne del consultorio di Via Resede 1, si oppone allo smantellamento dei consultori. Cosa sta accadendo a questi importanti presidi territoriali in Italia?

Il 22 maggio ci sarà il quarantennale dall’approvazione della legge 194 del 1978, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, la legge in vigore in Italia che ha decriminalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.

Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato (art. 545 e segg. cod. pen., abrogati nel 1978).

La rete Non una di meno ha lanciato una giornata di azioni e mobilitazione in Italia per il 22 maggio, e alcune città (Roma, Milano, Bologna, Alessandria, Catania ad ora) si preparano a dei cortei e presidi territoriali il 26 maggio, mentre Lucca scenderà in piazza il 19 maggio e Torino il 27 maggio

In tutto il mondo, soprattutto negli ultimi anni, dall’Argentina all’Irlanda, dalla Polonia agli Stati Uniti, i movimenti femministi transnazionali hanno rimesso al centro del dibattito pubblico la giustizia riproduttiva e la libertà di scegliere sui propri corpi.

A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, in Italia l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza si configura sempre di più come un percorso a ostacoli. Il numero di medici obiettori ha raggiunto una media nazionale del 70%, con punte del 93% in alcune regioni.

Solo 390 su 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza. La situazione non migliora molto anche quando in gioco c’è il diritto alla salute durante la gravidanza, il parto e l’assistenza alle neomamme.

Nel popoloso quartiere di Centocelle a Roma sud-est prende vita già nel 1978 il consultorio a Via delle Resede 1, uno dei primo consultori in Italia e nella città.

Nel quartiere si era costituito negli anni ’70 un collettivo territoriale femminista di cui facevano parte anche alcune compagne ginecologhe, molto attivo nelle battaglie per il diritto alla casa, per la legge sull’aborto etc… e che aveva aderito alla piattaforma del Crac (Comitato Romano per la Liberalizzazione dell’Aborto e la Contraccezione), aprendo nel 1976 un consultorio autogestito.

Questi ultimi possono definirsi delle concrete strutture di movimento e di lotta dove «le donne di incontrano, si riuniscono, discutono e si confrontano per una maturazione comune sui problemi della maternità, della contraccezione, dell’aborto, del controllo del proprio corpo e della sessualità e per l’organizzazione della lotta contro tutte le forme della loro oppressione». Luoghi per permettere la partecipazione diretta e attiva delle donne, non pensati per essere dei surrogati di un ambulatorio. Racconta Gabriella – compagna del comitato DONNE 100&dintorni- che una delle ginecologhe, artefice dell’apertura del consultorio a Via delle Resede 1 è stata la dottoressa Maria Pia Cantamessa, una donna laica e femminista che si è battuta per gli spazi delle donne e per l’aborto libero prima della legge 194.

Un luogo di donne laico, per «poter parlare tra donne, non soltanto dei problemi sanitari, ma anche sociali, del quartiere». Uno spazio che innervava il quartiere, dove si faceva un lavoro nelle scuole, si distribuivano depliants, si andava nei licei e negli istituti tecnici per parlare con studentesse e studenti di educazione all’affettività e di prevenzione per le malattie infettive.

Nel consultorio, per un periodo, il lunedì pomeriggio dalle 14 alle 19, lo spazio era vietato ai maggiori di 25 anni. Tutti i ragazzi e le ragazze potevano venire qua, accedere alla psicologa, sessuologa, nutrizionista, e veniva “impedito” l’ingresso alle mamme, alle zie, ai parenti, in modo che non si potessero incrociare con figlie, zie, nipoti.

Il consultorio negli anni era sempre attraversato e innervato dalle/dai giovani del quartiere. Era aperto tutto il giorno fino a sera, anche di sabato, e a volte – conferma Gabriella – quando era necessario, anche la domenica.

A quarant’anni dalla nascita del consultorio, qual è la situazione, oggi?

Oggi il consultorio è anche Comunità Amico del Bambino riconosciuta dall’Unicef, ma è aperto solo 2 volte a settimana fino alle 17.00, il martedì e il mercoledì, e di conseguenza taglia fuori gran parte delle persone che lavorano.

Come raccontano le numerose donne che lo frequentano, attualmente rappresenta un polo di eccellenza sui servizi legati alla maternità. Continua a fornire servizi inerenti alla prevenzione, (anche pap test etc…), ma è meno attraversato dalle/gli adolescenti, rispetto al passato.

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194 In questi giorni Non Una Di Meno – Roma lancia una serie di video-pillole sui 40 anni della legge 194.Claudia – che frequenta il Consultorio da quando era adolescente – ci racconta la mobilitazione intorno al Consultorio a via delle Resede 1, di cui si è parlato di chiusura “temporanea” per lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza, ma di cui non si conosce la tempistica.La paura è che si riproponga quanto accaduto nel 2008 al Consultorio a Piazza dei Mirti. Iniziati i lavori della metro c, il consultorio è stato chiuso (e accorpato a quello a via delle Resede), per essere trasferito in altra sede, poiché la struttura ove era collocato risultava pericolante, e ad oggi si attende ancora la nuova collocazione, di fatto mai avvenuta.100celle Spazio sociale 100celleaperte LSA 100celle Centrodonna L.I.S.A. Centro donne DALIA Consultori del Lazio Consultorio in Piazza Consultoria Transfemminista Roma Consultoria Autogestita Consultorio via delle Resede

Pubblicato da NON UNA DI MENO su domenica 13 maggio 2018

Un andamento generale di tutti i consultori territoriali è l’orientamento dei servizi prevalentemente sulla maternità, a discapito di assistenti sociali e psicologi.

Questo spazio si configura ancora come un luogo di mutualismo, di mutuo-aiuto, in cui le donne possono confrontarsi e solidarizzare tra loro anche «dopo una notte insonne» e «avere qualcuno con cui la mattina uscire e andare insieme a comprare il pane», in una città come Roma in cui spesso le neomamme vengono lasciate sole.

Questo consultorio ha delle peculiarità che sono diventate negli anni un servizio sociale ulteriore ed essenziale, grazie, in particolare, ai corsi pre-parto, agli ambulatori per accompagnare le madri nell’allattamento al seno e a tutte le molteplici occasioni che vengono create per dare alle mamme la possibilità di fare rete tra loro. Un luogo di incontro e di sostegno reciproco per scongiurare solitudine, baby blues e depressione post parto. E che guarda alla salute della donna anche dal punto di vista del benessere psichico.

Oggi un problema impellente è il blocco del turn over: ad esempio nel V municipio, al consultorio presso Via Tor Cervara 307, a settembre andrà in pensione la ginecologa e la pediatra le quali non verranno sostituite. Al consultorio a Resede, nell’arco di due-quattro anni andranno in pensione altre figure, tra cui la puericultrice e colei che si occupa di bambini, allattamento, etc… senza sostituzioni previste. Stessa sorte per altre quattro psicologhe che si alternano nei consultori del quartiere.

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194In quesi giorni Non Una Di Meno – Roma lancia una serie di video-pillole sui 40 anni della legge 194. Elisa ci racconta la sua esperienza di neomamma e la sua frequentazione del Consultorio a Via delle Resede 1 dove si è costituita nel tempo una rete di donne solidali. Qui le mamme che indossano la fascia per tenere i bambini sono riconosciute nel quartiere come “le mamme del Consultorio”. Un punto di riferimento nel popoloso quartiere di Centocelle, che non può essere chiuso!

Pubblicato da NON UNA DI MENO su sabato 12 maggio 2018

Le donne che frequentano il consultorio sono allarmate per quanto sta accadendo in questo luogo importante per il quartiere, di cui si è parlato di chiusura “temporanea” per lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza, di cui non si conosce la tempistica, in un continuo rimpallo tra Municipio e Comune per capire la competenza dei lavori stessi. È stato, quindi, inglobato, al momento, ad altri due consultori del Municipio V (Quarticciolo e Collatino), lasciando quindi di fatto una zona così popolosa priva di consultori.

Consideriamo che «alcuni assessori non hanno capito ancora quale la differenza tra un asilo e un consultorio!».

Le donne di Centocelle sono in mobilitazione e l’11 aprile 2018 si è costituita l’Assemblea delle Donne del consultorio di via Resede 1, memori anche di quanto accaduto già nel 2008, sempre nel V municipio al consultorio a Piazza dei Mirti. Iniziati i lavori della metro c, il consultorio è stato chiuso (e accorpato a quello a via delle Resede), per essere trasferito in altra sede, poiché la struttura dove era collocato risultava pericolante, e ad oggi si attende ancora la nuova collocazione, di fatto mai avvenuta. Il palazzo definito pericolante è comunque, rimasto in piedi con tutti i servizi asl, tranne il consultorio, dunque.

Anche il consultorio a Piazza dei Condottieri è stato chiuso per lavori. Una struttura ad altissima frequentazione e che, seppur con le mille difficoltà dovute anche ai molti tagli della sanità, è stata in grado di rispondere all’utenza territoriale. Un consultorio nel quale le donne non sono mere fruitrici del servizio, ma che ha predisposto percorsi di inclusione, quali lo sportello di ascolto per donne vittime di violenza, ed il corso di lingua italiana per donne migranti, le quali hanno sempre rappresentato una consistente fetta dell’utenza, espressione dell’Assemblea delle Donne del Consultorio.

Stessa sorte, probabilmente toccherà a quello su via Casilina, dunque tre consultori inagibili e tutte le prestazioni concentrate su quelli di via Spencer 282 (nel Collatino) e via Manfredonia 43 (in zona Quarticciolo). Come si potrà pensare di gestire tutte le utenze in questi due poli che non sono nemmeno aperti a tempo pieno? Inoltre è prevista anche l’interruzione dei servizi per pausa estiva per tutto il mese di agosto, cosa che gli altri anni non è mai successa, al consultorio a Resede.

Consideriamo che quei consultori che poi vengono riaperti dopo i lavori, spesso sono impoveriti di alcuni servizi, vengono spostati dal pubblico al privato. La chiusura temporanea del consultorio rappresenta «un’opera di svuotamento più subdola», rispetto alla chiusura vera e propria che mette direttamente in evidenza il problema e spesso genera una protesta. «Si dice infatti che non si chiudono i consultori, ma di fatto vengono svuotati dei servizi fondamentali. È come una chiusura silenziosa, che fa meno rumore», per far passare in sordina il loro smantellamento e definanziamento e farli lentamente morire.

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194

Video-pillole femministe per i 40 anni della legge 194 Da oggi e nelle prossime settimane Non Una Di Meno – Roma lancia una serie di video-pillole sui 40 anni della legge 194. Raccontiamo i movimenti femministi che dall’Italia alla Polonia e l’Argentina lottano per l’accesso alla contraccezione gratuita e all’aborto libero e sicuro. A Roma incontriamo le donne che difendono e animano i consultori. Ascoltiamo le voci delle attiviste che negli anni Settanta, si sono battute per depenalizzare l’aborto e quelle delle ragazze per cui oggi l’accesso a contraccezione e interruzione volontaria di gravidanza è un percorso a ostacoli. Il primo video ci porta a Via Delle Resede 1, nel quartiere Centocelle, dove l’assemblea delle donne si oppone allo smantellamento dei consultori. Qui Antonella, una avvocata e mamma ci racconta la loro protesta. Vi invitiamo a condividere con NUDM video e immagini che raccontano le vostre esperienze e desideri su sessualità, contraccezione e interruzione di gravidanza. E il 22 e il 26 maggio vi aspettiamo nelle piazze. Perché sui nostri corpi e sulle nostre vite decidiamo noi! Non Una Di Meno – Roma

Pubblicato da NON UNA DI MENO su venerdì 11 maggio 2018

La Regione Lazio dal 2017, parla di «potenziamento dell’assistenza territoriale dei Consultori», prevedendo di stanziare oltre 13 milioni per nuovi macchinari e attrezzature all’avanguardia nei centri screening e nei consultori, ma attualmente stiamo assistendo ad una riduzione dei servizi all’interno degli stessi.

Secondo gli obiettivi previsti dalla Legge n. 34/96, dovrebbe esserci un consultorio familiare (istituiti con legge 405/75) ogni 20 mila abitanti in area urbana e uno ogni 10 mila in area rurale. In realtà sono molti meno, nel Lazio, ad esempio, il numero di consultori per abitanti è pari a 0,57 ogni 20 mila abitanti, la metà rispetto a quanto stabilito dalla legge regionale.

Come riportato anche nel Rapporto Ombra Cedaw 2016-2017, ci sono circa 2.000 consultori in tutta Italia.

Il Nord Ovest si guadagna la maglia nera con Lombardia, Trentino Alto-Adige e Friuli che contano meno di un consultorio pubblico per 10 mila donne tra i 15-49 anni. Stesso scenario si verifica in Molise. E se nel Centro-Sud e Isole i consultori privati quasi non esistono, in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia lo sono quasi un quarto del totale (56 su 209 e 6 su 22, rispettivamente) – mentre in Alto-Adige lo sono la totalità (14 su 14). Qui alcuni dati.

Dopo un periodo di crescita del numero dei consultori su tutto il territorio nazionale, molti dei quali divennero anche sedi di assemblee delle donne, nel corso dell’ultimo decennio la struttura sanitaria ha perso la sua potenzialità territoriale, scendendo – secondo i dati raccolti nel monitoraggio del Tavolo permanente dei consultori – dai 2.188 del 1996 ai 1.911 del 2009.

Negli anni, tali servizi, oltre a risentire di una inadeguata distribuzione sul territorio, sono stati colpiti da un calo non solo quantitativo. Molte strutture, infatti, sono diventate scatole vuote a causa alla politica dei tagli nei bilanci delle Regioni che non pare abbiano interesse a valorizzare i consultori, a partire dall’adeguamento degli organici. Vedi anche l’esempio della Liguria, dove Non una di meno Genova ha intrapreso una battaglia a fronte del piano della Agenzia A.Li.Sa che ne prevede la “riorganizzazione” attraverso il declassamento e lo smembramento delle strutture organizzative esistenti. Pensiamo anche all’Abruzzo, dove nel dicembre 2017 è stata presentata una proposta di modifica alla legge regionale nr. 21 del 26 aprile 1978 per ridurre le risorse destinate ai consultori pubblici a vantaggio delle strutture private, il cui personale è, talvolta, mancante dei requisiti tecnici e legali della legge istitutiva dei consultori.

La spending review ha penalizzato e continua a penalizzare sempre di più i consultori, sia a livello regionale che nazionale, mortificandone le potenzialità. Essendo servizi gratuiti e ad accesso immediato la loro crisi attuale va a colpire soprattutto i soggetti a basso reddito.

Nel corso degli ultimi anni, si è registrata una diminuzione di fondi dedicati e delle azioni volte alla prevenzione, a fronte dell’aumento del costo dei contraccettivi di nuova generazione che non è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale. Relativamente alle malattie sessualmente trasmissibili (MST), compreso l’HIV-AIDS, si è riscontrato un incremento del contagio tra la popolazione per via eterosessuale, particolarmente tra i giovani. Dalle statistiche si evince che l’Italia resta uno dei pochi Paesi europei dove il contagio per via eterosessuale permane come una delle forme prevalenti di trasmissione e si registra un incremento di casi di sieropositività nelle fasce di età tra i 16 e 25 anni. Solo il 39% dei giovani usa abitualmente il preservativo.

E ancora, in alcuni casi, nei consultori risultano essere presenti ginecologi e personale che obietta sulla legge 194. Un paradosso se si pensa che il primo posto in cui una donna potrebbe andare per chiedere assistenza per l’interruzione di una gravidanza indesiderata è proprio il consultorio.

Il protocollo di applicazione della pillola abortiva Ru486, ancora usata in modo insufficiente e a macchia di leopardo negli ospedali italiani, costringe nella maggioranza degli ospedali italiani a tre giorni di ricovero della donna, differentemente da quanto accade in altri paesi UE.

Uno dei modi per diffondere l’uso della RU486 sarebbe distribuirla nei consultori. Nell’aprile del 2017 la regione Lazio aveva deciso di sperimentare per 18 mesi la distribuzione della pillola RU486 nei consultori, ma i movimenti pro-vita l’hanno accusata di violare la legge 194, in cui è previsto che l’aborto avvenga solo in ospedale. Per ora il progetto è in sospeso.

I timori sulla pillola abortiva che “banalizzerebbe” l’aborto ruota in realtà anche attorno al rapporto di potere tra sapere medico e donna, perchè si restituisce a lei la scelta riproduttiva.

Le logiche aziendalistiche stanno negando e offuscando la metodologia multidisciplinare dei consultori che, nati dalle rivendicazioni delle lotte femministe, dovrebbero aprirsi alla partecipazione delle donne.

Come riportato anche nel Piano Femminista di Non una di meno, i consultori andrebbero risignificati come spazi politici, culturali e sociali oltre che come servizi socio-sanitari, valorizzando la loro storia di luoghi delle donne per le donne.

Andrebbe attuata una riqualificazione dei consultori pubblici attraverso l’assunzione di personale stabile con differenti competenze e professionalità, in numero tale da garantire la presenza di équipe multidisciplinari complete in ciascun consultorio. Andrebbe potenziata e rifinanziata la rete nazionale dei consultori nel rispetto del rapporto tra numero di consultori e numero di abitanti sul territorio urbano ed extraurbano. I consultori pubblici dovrebbero anche promuovere una condivisione di saperi anche in relazione alle pratiche non riproduttive e indirizzate a tutte le fasce di età.

Quello che le donne rivendicano verso il 22 maggio e oltre è moltopiùdi194. Consultori non come semplici ambulatori, ma che mantengano una visione d’insieme della salute e del benessere della donna, parallelamente agli aspetti di tipo medico, psicologico, sociale e culturale. Contro il processo di verticalizzazione del lavoro che si sta producendo tra dirigenti, responsabili dei servizi e operatrici/tori, i consultori dovrebbero essere aperti al territorio, alle scuole, a tutte le donne di ogni origine e provenienza, luoghi dove la salute della donna sia pensata anche come elemento di socializzazione, di corretta informazione e prevenzione, dalle scuole, dentro la famiglia, tra le/i giovani e le/gli adolescenti, di diverse nazionalità.

Interviste video edited by Oriana Boselli e pubblicate su Non una di meno

La prima foto è tratta da qui