ROMA
Franco De Donno: un’anomalia civica alle elezioni di Ostia

DOSSIER OSTIA #3: Un prete di strada che dismesso la tunica per portare i lunghi anni al fianco dei più deboli dentro le istituzioni, altrimenti sorde ai bisogni della popolazione e alle violenze dell’estrema destra.
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Franco De Donno a settembre ha rinunciato al sacerdozio nella sua parrocchia, salutato i fedeli e ufficializzato così la corsa per la presidenza del X Municipio di Roma, dove il prossimo 5 novembre i cittadini sono chiamati alle urne, dopo due anni di scioglimento per mafia. Fuori, ad “aspettarlo”, una pattuglia di neofascisti con uno striscione che recitava «da prete a candidato, comizi in chiesa e prima l’immigrato».
La candidatura di De Donno e la lista civica che lo sostiene, Laboratorio Civico X, sono l’unica vera novità nel panorama di queste strane elezioni del litorale romano, dove tutti propongono di essere il nuovo, di rappresentare la discontinuità con un passato fatto di corruzione, collusione con le mafie e rapporti opachi tra poteri economici e politica. Un contesto, che ha portato al commissariamento per mafia, a cui tutte le forze politiche in campo – dalla maggioranza all’opposizione – sono state compartecipi. Almeno negli ultimi dieci anni.
Franco De Donno, modi gentili e la pazienza di sedersi a parlare e discutere con tutti, bar dopo bar, strada dopo strada, è molto conosciuto a Ostia e nell’hinterland, per il suo impegno a fianco degli ultimi. È stato insegnante e presidente della Caritas, come dello sportello antiracket. Un prete di strada che ha coordinato instancabilmente, di anno in anno, l’attività di decine di volontari e di chi voleva mettersi a disposizione.
«La mia età deve fare media con quella dei tanti ragazzi che si sono impegnati in questa avventura – scherza De Donno, scherzando sui suoi capelli bianchi – Sono anni che facciamo un percorso comune e visto che nessuno si sentiva rappresentato dalle varie forze politiche, siamo arrivati a inventarci questo percorso. Comunque, non rimango indietro con il fiatone. Soprattutto quando si tratta di camminare tengo il passo».
Al telefono ci spiega la scelta di portare il suo impegno nelle istituzioni: «Tutti gli anni che ho passato nel sociale giustificano questa mia scelta di impegnarmi in politica. Fino ad ora il nostro impegno come volontari si fermava là dove dovevano intervenire le istituzioni, ma ciò non accadeva quasi mai. Ora vogliamo essere noi direttamente a dare forma a percorsi di crescita, progresso e sostegno ai più deboli.
Un progetto civico “puro” quello di Laboratorio X, che vede candidati insegnanti, studenti, persone “normali” impegnate in tanti piccoli e grandi progetti. È arrivato anche l’appoggio dei partiti della sinistra (Possibile, Sinistra Italiana, Mdp), ma De Donno ha sottolineato di essere pronto a ricevere l’appoggio di (quasi) tutti, ma di non essere disponibile a coalizioni o a perdere la sua autonomia.
«Questo è un progetto civico, è apartitico ma non antipartitico, anzi vogliamo svolgere proprio quel ruolo che i partiti purtroppo non svolgono più: quello di spazi di incontro, democrazia e partecipazione per amministrare il bene comune, come prevede a costituzione». Spiega ancora Don Franco: «Credo che questo modello possa essere esportabile altrove, che la formula semplice di cittadini che già si impegnano per il loro territorio e scelgono di prendere parte direttamente alla vita politica possa essere sempre valido. Se i partiti ci vogliono appoggiare non c’è problema, siamo pronti e discutere e a confrontarci, ma con la nostra autonomia».
Dialogo con tutti ma con un’unica discriminante chiara «no alla violenza e al razzismo». «Esiste un’emergenza sul nostro territorio legato alla violenza e all’intimidazione esercitata dalle forze dell’estrema destra e purtroppo anche di comportamenti razzisti – continua – Una realtà che abbiamo toccato con mano, di cui molti giovani impegnati nel sociale sono stati vittime, spesso lasciati soli dalle istituzioni. Noi proponiamo lo slogan ‘nessuno da solo’, che sia italiano o migrante, siamo per un’accoglienza e per i diritti in senso universale, non solo per qualcuno. Per questo siamo oggetto delle attenzioni della destra».
E a chi non vuole vedere la mafia o tenta di avvicinare il suo nome ai clan risponde: «Sono presidente dello sportello antiracket e antiusura, un osservatorio e un punto di accoglienza e ascolto per chi è vittima della mafia sul territorio. Contrastare la mafia è possibile soprattutto creando una partecipazione dei cittadini, dei commercianti. Vogliamo creare un muro per togliere spazio alle organizzazioni criminali, per fermarle, dobbiamo dire: da qua non si passa più».