ROMA

Casa Pound a Ostia utilizza il modello Alba Dorata

DOSSIER OSTIA #2: Una campagna elettorale durata due anni, fatta di accordi con il clan Spada e attacchi continui contro gli ultimi. Senza mai spendere una parola contro i veri poteri forti che governano il litorale.

Il prossimo 5 novembre torneranno alle urne, dopo due anni di commissariamento seguito allo scioglimento per mafia, i cittadini e le cittadine del X Municipio di Roma, che comprende il territorio di Ostia e il suo hinterland (Acilia, Casal Bernocchi, Infernetto ecc). Da settimane, i giornali e le televisioni annunciano il successo di Casa Pound Italia, con un risultato atteso addirittura sopra il 10% dei consensi. Ben oltre, dunque, il 2% segnato qua alle scorse elezioni comunali, il risultato migliore ottenuto su tutta Roma. Se si tratterà di una profezia che si autoavvera o di tanto fumo e poco arrosto lo dirà solo il risultato elettorale.

Una campagna elettorale dispendiosa quella di Casa Pound, fatta sicuramente da tanti militanti di base, ma anche da cospicui investimenti in manifesti elettorali, pubblicità, inserzioni e materiale di ogni tipo. Una campagna elettorale portata avanti con perseveranza lungo due anni, unica forza politica che ha affrontato la fase del commissariamento presentando ossessivamente il proprio candidato. Una campagna elettorale permanente, segnata da un crescente clima d’intimidazione e aggressioni contro le voci discordanti sul territorio.

A Luca Marsella, candidato alla presidenza del X Municipio per il movimento neofascista, piace dire che Casa Pound è «il sindacato del popolo». Ovvero, quando qualcuno ha bisogno, loro accorrono. E non c’è dubbio che qui l’estrema destra si vada affermando in mancanza di argini sociali e della presenza delle istituzioni, ma va anche detto che distribuire qualche pacco alimentare una volta al mese “alle famiglie italiane in difficoltà” da solo non può spiegare tutto. Così come il rapporto con la famiglia Spada (i cui esponenti sono stati recentemente condannati per diversi reati con l’aggravante di associazione mafiosa), che ha permesso l’insediamento di Cpi nel quartiere di Nuova Ostia, difendendo in particolare le “famiglie italiane sotto sfratto”, proprio dove il racket delle occupazioni è saldamente in mano agli Spada.

Solo qualche mese fa Casa Pound inaugurava una nuova sezione ad Acilia, alla presenza di alcuni esponenti del movimento neonazista greco Alba Dorata, con cui da anni l’organizzazione italiana con base in via Napoleone III intrattiene proficui rapporti. E proprio ad Alba Dorata i neofascisti nostrani sembrano aver guardato in questi anni per portare avanti la loro campagna elettorale sul litorale romano. Una campagna segnata da un attivismo che ha preso di mira di volta in volta gli occupanti dell’ex colonia Vittorio Emanuele, i senza tetto accampati nella pineta o davanti alla stazione del trenino, i venditori abusivi sulle spiagge o i mercatini sui marciapiede. Azioni molto simili a quelle con cui Alba Dorata ha fatto parlare di sé in Grecia, prendendosela con i migranti.

Ovunque si presentassero manifestazioni di “degrado” o di “abusivismo” si presentava Marsella con un nucleo di militanti nerboruti e in diretta su facebook intimava di sbaraccare il mercatino o denunciava “lo schifo”, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine. Ecco così che il “sindacato del popolo” si è trasformato ben presto in un’attività d’ordine collaterale a quella delle forze di polizia, che l’anticipa e l’accompagna. Non si può dire che la “propaganda con i fatti” dei neofascisti non abbia creato consensi o attirato simpatie, aggredendo sempre verso il basso, stando ben attenti a non intaccare mai i poteri del litorale: mai un’azione contro i balneari, mai una campagna contro i clan che chiedono il racket. Neanche mai un misero presidio contro lo spaccio, che altrove è un cavallo di battaglia dell’organizzazione.

Ah no, è vero: secondo i neofascisti, e a dispetto di tutti i servizi giornalistici e le inchieste giudiziarie degli ultimi tempi, gli spacciatori si troverebbero tutti all’interno della colonia Vittorio Emanuele. Che va sgomberata il prima possibile.