MONDO

La battaglia di Los Angeles e le manifestazioni “No Kings” negli Usa

Gli Stati uniti si stanno ribellando alle deportazioni e alle ingiustizie del governo di Donald Trump. Dopo le prime proteste iniziate a Los Angeles, le manifestazioni si sono diffuse in tutto il Paese. I video-racconti

L’INIZIO DELLE MANIFESTAZIONI A LOS ANGELES

Dal 6 giugno la popolazione della città californiana è insorta contro le deportazioni operate dalla Immigration and Customs Enforcement (ICE), il distaccamento della polizia statunitense incaricato di catturare, spesso illegalmente e senza mandato, le persone considerate come irregolari, per poi imprigionarle e cacciarle dal Paese senza la garanzia del rispetto dei loro diritti fondamentali. L’ICE è ribattezzata la “migra”, abbreviazione di migración, un termine in lingua spagnola per riferirsi all’ente statale deputato al controllo dei movimenti degli esseri umani attraverso le frontiere. “Chinga la migra”, dove chinga significa “fotti”, è la parola d’ordine delle proteste. Le prime proteste sono cresciute, e nei giorni che sono seguiti la mobilitazione ha preso forme moltitudinarie, con decine di migliaia di manifestanti che hanno sfilato nella città e in tutto il Paese. In risposta, l’esecutivo ha mobilitato la Guardia nazionale, accentuando la tensione e i conflitti nella città.

Il video-racconto di Luca Celada per DINAMOpress.

LA RIVOLTA SI ESTENDE IN TUTTO IL PAESE

Sabato 14 giugno in decine di migliaia hanno sfilato nelle città statunitensi per manifestare contro la repressione e il governo autoritario di Donald Trump. Le mobilitazioni hanno toccato decine di città, tra cui Los Angeles, l’epicentro della rivolta. Le e i manifestanti hanno intonato cori contro il presidente e hanno ribadito che non c’è pace senza giustizia e che nessuna persona può essere considerata illegale su una terra rubata, sottolineando la matrice colonialista dello Stato.

Il video-racconto di Luca Celada per DINAMOpress

Immagine di copertina di Luca Celada

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