ITALIA

Costruiamo uno sciopero sociale europeo contro la guerra e il riarmo
Mentre in Medio Oriente infuria una nuova guerra, ribelliamoci! Per una convergenza di lotte nel corteo del 21 giugno a Roma: partenza da Porta San Paolo alle 14.00
Il 21 giugno saremo in piazza a Porta San Paolo contro il piano Rearm Europe, lo faremo in uno spezzone ampio, plurale, radicale, dove mettere in comune le nostre voci. Uno spazio pubblico di movimento non identitario, per iniziare un percorso comune verso un autunno di lotte e sciopero contro la guerra, il genocidio, il riarmo e l’autoritarismo.
Sono giorni terribili, in cui missili e bombe – in Iran, in Palestina, in Ucraina – uccidono persone, distruggono città rendendo evidente la crisi di ogni ordine internazionale. In queste ore, l’escalation criminale di Israele si salda al piano repressivo e razzista di Trump negli Stati Uniti. Dall’altra parte, la chiamata alla difesa dello Stato schiaccia i movimenti iraniani. La guerra viene scelta oggi per intervenire negli equilibri mondiali eliminando ogni ipotesi di alternativa.
Guerra e militarismo però non riguardano solo i governi reazionari. In questo contesto, l’Europa organizza insieme alla NATO un piano di riarmo da 800 miliardi, con la proposta di un aumento delle spese militari fino al 5%.
Questo progetto intende ridisegnare il modello sociale, economico e politico europeo: riconversione industriale bellica, contenimento dei salari, tagli del welfare e dei servizi pubblici, fine della “transizione ecologica”, privatizzazione dei beni comuni, attacco ai diritti e alle libertà personali. Nella guerra, l’autoritarismo, esemplificato nel nostro Paese da provvedimenti come il DL Sicurezza, ormai convertito in legge, e dal Decreto Caivano, diventa disciplinamento sociale generale, modello di governo della forza lavoro e delle libertà di tutt3, nei territori, nelle scuole, nelle università.
Non dobbiamo arrenderci all’impotenza, alla rassegnazione, all’angoscia quotidiana. Non siamo sol3: le rivolte di Los Angeles si stanno estendendo in tutti gli Stati Uniti, la solidarietà al popolo palestinese sta arrivando alle porte di Gaza, la marea transfemminista non si ferma, l’opposizione alla guerra si afferma ovunque.
Tutt3 insieme possiamo resistere e liberarci. Dobbiamo connettere e valorizzare i piani delle diverse mobilitazioni, immaginare un processo politico che ridia forza ed efficacia allo strumento dello sciopero, del blocco generalizzato, del conflitto diffuso contro la macchina da guerra capitalistica.
“Sciopero”, come insubordinazione del lavoro vivo, come accumulo di forza e sperimentazione oltre le ritualità e la competizione tra organizzazioni, come processo di organizzazione che coinvolga donne, identità lgbtq+, precariə, migranti, salariatə e chiunque non voglia pagare il prezzo della guerra, chiunque intenda rifiutare la guerra e il comando che essa impone su tutta la società.
“Sociale”, per la dimensione diffusa e diversificata dello sfruttamento e dell’oppressione: luoghi di lavoro, filiere della produzione e riproduzione sociale, territori ed ecosistemi messi a valore.
“Europeo”, perché il piano di riarmo si afferma, si muove e ridisegna il piano continentale; perché abbiamo bisogno di un respiro transnazionale che costruisca reti, movimenti e lotte all’altezza della sfida.
L’immagine di copertina è Marta D’Avanzo
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