ITALIA

Maratone del mondo contro il genocidio

L’immenso corteo romano del 7 giugno per Gaza è un fiume che ha raccolto i rivoli delle mille manifestazioni che nell’ultimo anno si sono susseguite in tutta Italia. Quest’onda lunga ora deve diventare marea !

Si stanno muovendo in tanti e in tante. Si potrebbe dire “finalmente”, sempre che non sia troppo tardi. Si moltiplicano i cortei, le manifestazioni, le proteste, le indignazioni. E’ un fiume che si ingrossa di mille affluenti e che rifiuta etichette e minacce. Dopo venti mesi, ora è una corsa contro il tempo che non può fermarsi.

Si sono mossi i partiti delle sinistre a Roma dando vita a un corteo che ha raccolto, per una volta assieme, tutto quello che le persone di buona volontà, cittadin* organizzat* e non avevano seminato in un ann0 di iniziative combattivew anche se meno numerose. Gli organizzatori dicono che piazza San Giovanni ne ha salutati trecentomila, molto più di quanto ci si aspettasse.

Si sono mossi da Israele diretti verso la striscia di Gaza in Mille carichi di sacchi di farina e ogni altro cibo che sono riusciti a caricare oltre mille cittadini israeliani che si sono messi in marcia diretti al confine della striscia di Gaza per portare cibo, chiedere un accordo sulla liberazione degli ostaggi e la fine dei combattimenti.

Si muoveranno dal prossimo 13  giugno le donne e gli uomini che da 35 paesi del mondo stanno organizzando la Marcia per Gaza che partirà dal Cairo per arrivare al valico di Rafha e  cercare, con le mani nude, di fermare il genocidio.

E il 21 giugno sarà l’associazionismo di diciotto paesi a muoversi assieme per quella “Stop Rearm Europe”. In Italia sono 300 le associazioni che daranno luogo a una manifestazione nazionale contro «guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo».

È come se tutto quello di buono che si muove nel mondo, tutte le donne e gli uomini assieme avessero definitivamente preso atto che non c’è più tempo per distinguersi o per rivendicare primati. Che quel poco o quel tanto che si può fare bisogna farlo subito e che, forse, anche i giganti del male possono avere i piedi di argilla se contro di loro si muove una massa critica (si sarebbe detto un tempo) sconvolta ma non travolta dall’orrore.

Sabato a Roma c’erano tante bandiere palestinesi e altrettante bandiere della pace ma anche tante bandiere dei partiti forse convinti che siano ancora i tempi in cui aveva un senso sapere quanti “uomini” ha portato ciascuno (per inciso, c’erano molte più donne che uomini). Non c’è dubbio, invece, che contare quanto è stato in grado di mobilitare ciascuno dei partiti di opposizione che, pure, un grande sforzo lo hanno compiuto, non ha più alcun senso di fronte al numero dei morti che aumenta di giorno in giorno.

La sola cosa che tutti assieme: partiti, sindacati, organizzazioni della società civile, donne, uomini che stanno  contribuendo, in un modo o in un altro, a ingrossare le file della maratona contro il genocidio è far sì che l’onda lunga diventi una marea.

Immagine di copertina di Dinamopress


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