DIRITTI

Restare umani, invertire la rotta

Un’altra strage, centinaia di morti si vanno ad aggiungere alle migliaia di corpi distesi sul fondo del Mediterraneo. Il mare nostrum trasformato nel cementerium nostrum, in una ritualità che normalizza un’ecatombe di portata storica. Leggi anche Restiamo umani! In piazza contro la strage dei migranti

Ancora una volta assistiamo con rabbia alle dichiarazioni di finto cordoglio degli stessi politici che in questi anni, in Italia e in Europa, hanno contribuito a creare un sistema che uccide migliaia di vite. Politica e istituzioni si affrettano ogni volta ad auto-assolversi, a declinare le proprie responsabilità, addebitando tutta la colpa agli “scafisti senza scrupoli”. Ma chi permette agli scafisti di fare affari d’oro se non quelle stesse leggi che impediscono ai rifugiati, in fuga da guerre o povertà, di raggiungere in sicurezza lo spazio Schengen?

Ancora una volta denunciamo la complicità tra politici e scafisti, perché condividono interessi e responsabilità di questa strage continua: sono le misure che rendono impossibile alle persone di arrivare legalmente in Europa che definiscono il mercato della disperazione, di chi deve pagare migliaia di euro per un barcone su cui rischia la vita.

Allo stesso modo rifiutiamo con forza la proposta che a reti unificate viene da Renzi e da Salvini (due facce della stessa medaglia!), dai politici italiani e dalle istituzioni europee: quella di spostare il blocco delle migrazioni al di là del mare, in Libia o ancora oltre. Questa strategia è già stata perseguita attraverso i trattati bilaterali e gli accordi con i dittatori nordafricani, fino alle primavere arabe e alla guerra contro Gheddafi. Ma a quale prezzo? Al prezzo di altre migliaia di morti, uccisi nel silenzio del deserto, rinchiusi e torturati nei centri di detenzione libici costruiti con i soldi italiani e comunitari, lontano dall’opinione pubblica europea. Rifiutiamo con disprezzo le posizioni di chi è interessato soltanto a nascondere gli omicidi, di chi li vuole spostare dove nessuno possa denunciarli, di chi vuole esclusivamente evitare di essere riconosciuto responsabile di queste morti.

Il punto non è far morire le persone al di là del mare, ma far loro raggiungere l’Europa in maniera sicura. Il punto è fare in modo che chi entra nello spazio Schengen abbia la possibilità di essere inserito nelle società di destinazione, attraverso un’accoglienza degna e politiche sociali e abitative efficaci. Quelli che piangono lacrime di coccodrillo mentre i cadaveri sono ancora caldi, sono gli stessi che condannano le persone che sopravvivono alla traversata del Mediterraneo all’esclusione sociale e allo sfruttamento. Sono gli stessi che appaltano l’accoglienza a speculatori e criminali. Sono gli stessi che mantengono in vigore il regolamento Dublino, che relega i paesi in crisi del Sud Europa a filtro dei flussi migratori spesso diretti altrove, negando il diritto di scelta a rifugiati e richiedenti asilo e contribuendo ad alimentare tensioni sociali e guerre tra poveri.

E infatti, solo poche ore dopo il naufragio, il piano presentato dal Vertice congiunto di ministri degli Esteri e dell’Interno dell’Unione europea dopo le lacrime di coccodrillo di questi giorni testimonia la scelta di non invertire affatto la rotta, nemmeno di fronte a più di 900 morti. Fa rabbia leggere come tra i 10 punti presentati non ce ne sia nemmeno uno che abbia come obiettivo il soccorso o l’apertura di accesso di canali legali. La preoccupazione dei ministri europei è quella di militarizzare ulteriormente il Mediterraneo, di creare meccanismi di espulsione più veloci, di “prendere le impronte a tutti i migranti”, di contrastare i flussi migratori al di là del mare, con la collaborazione dei Paesi confinanti con la Libia (specialmente il Niger).

Questo pomeriggio saremo in piazza Montecitorio per dire che politici e scafisti sono sulla stessa barca. Per richiedere l’apertura immediata di un corridoio umanitario e di canali di accesso legali e sicuri allo spazio Schengen. Per affermare che non basta piangere i morti, ma è necessario trasformare radicalmente le politiche migratorie imposte negli ultimi anni, regolarizzando tutti i migranti presenti sul territorio, assicurando loro la libertà di scelta e di movimento all’interno dell’Europa “senza frontiere”, garantendo un’accoglienza dignitosa, che permetta l’inserimento sociale e lavorativo nelle società di destinazione.

Di fronte a una società che si imbarbarisce dietro le campagne di chi semina odio, diciamo che mai come ora è il momento di restare umani, di lottare insieme contro chi ci condanna all’esclusione, allo sfruttamento, alla precarietà.

Basta ipocrisie!

Corridoio umanitario, accoglienza dignitosa e regolarizzazione generalizzata subito!

Martedì 21 aprile, h 17, piazza Montecitorio.