TERRITORI

No Tap: corteo partecipato e commosso

Almeno duemila persone hanno sfilato dal centro di San Foca alle recinzioni dell’area in cui dovrebbe sorgere il cantiere del gasdotto. I manifestanti si sono mossi in silenzio per la morte di Angelica Greco, attivista No Tap scomparsa all’alba in un incidente stradale.

Il Salento torna in piazza contro il gasdotto Tap, la maxi-opera che rischia di devastare un pezzo di costa adriatica e l’entroterra di San Foca e dei comuni situati lungo il percorso del tubo che dovrebbe trasportare gas dall’Azerbaijan al Nord Europa. Un corteo diverso dagli altri, silenzioso a causa di un grave lutto. Intorno alle 6 di questa mattina, infatti, un incidente stradale ha strappato dalle braccia dei compagni e della famiglia Angelica Greco, una giovane attivista No Tap di 25 anni.

Avevamo conosciuto Angelica in una notte di lotta, tra gli ulivi e le barricate. Si interrogava sul suo futuro in una terra che rischia di essere trasformata per sempre dall’ennesima inutile grande opera. Quella notte, lei che viveva a pochi metri dall’area del “pozzo di spinta”, si era commossa davanti alle grate e ai fari che difendevano l’espianto degli ulivi. Questa mattina, invece, Angelica se ne è andata per sempre, in un incidente stradale.

Il movimento ha deciso, nonostante il lutto, di confermare il corteo. In accordo con la famiglia della ragazza. «Angelica lo avrebbe voluto», hanno detto. Così, tantissime persone hanno sfilato dal centro di San Foca a quel che resta delle grate che, dopo l’espianto degli ultimi ulivi e prima dell’inizio dei nuovi lavori, proteggono il nulla. È l’area in cui Tap vorrebbe far approdare il gasdotto.

Un progetto che nel Salento non vuole praticamente nessuno. Lo testimoniano le mobilitazioni di questi mesi, le bandiere No Tap che puntellano case ed esercizi commerciali di San Foca e dei comuni limitrofi, le tante magliette contro il gasdotto che si vedono in giro in quest’estate infuocata, fino alle prese di posizione di quasi tutti i sindaci della provincia.

Silenziosamente, la manifestazione ha fatto il suo percorso, intervellata da applausi e piena di occhi lucidi. In alcuni momenti, i manifestanti hanno intonato cori contro la Digos che, irrispettosa persino del lutto, si è presentata alla manifestazione, filmando i manifestanti.

La mobilitazione si è conclusa davanti al luogo in cui sono stati espiantati gli ulivi, in una campagna situata tra la costa di San Foca e il comune di Melendugno. Ancora una volta, una rivendicazione chiara e netta: «Tap non si deve fare. Né qui, né altrove».

Proprio in questi giorni, sono sorte nuove polemiche intorno alla grande opera. Dopo alcune rilevazioni, gli attivisti di Sea Shepherd e i tecnici della Regione hanno dichiarato, in disaccordo con il parere della multinazionale, che il gasdotto danneggerà la Posidonia, una pianta sottomarina fondamentale per proteggere l’ecosistema marino e arginare l’erosione della costa.

Il corteo di oggi segna l’ennesimo punto a favore di tutti quelli che si oppongono al gasdotto. Il movimento non è in vacanza e, nonostante le recenti intimidazioni della questura, è pronto a continuare in maniera compatta la mobilitazione. Soprattutto in vista di un autunno che si preannuncia caldo: dovrebbero partire i lavori più invasivi, ma il territorio ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di abbassare la testa.

Il Tap non si deve fare. Da oggi, c’è un motivo in più per continuare la lotta.

 

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