TERRITORI

Maxi processo No Muos: la guerra in casa

Dopo il dissequestro del cantiere della grande opera militare, dalla Procura di Gela partono 129 denunce a tre anni dai fatti contestati per un maxiprocesso dal sapore di vendetta poliziesca.
Il comunicato dei legali No Muos dopo il dissequestro

“Notificati questa mattina 129 avvisi di conclusione indagini per altrettanti attivisti no muos. L’accusa è di invasione di base militare. Sì terrà quindi un maxi processo no muos con 129 imputati. Numeri da record che nemmeno le organizzazioni mafiose del territorio possono vantare. #129grazie”

Con queste parole i comitati No Muos denunciano l’operazione giudiziaria che ha coinvolto questa mattina 129 persone a cui sono state notificati gli avvisi di garanzia. In 34 dovranno rispondere anche dell’accusa di violenza e minacce a pubblico ufficiale, gli altri dovranno invece rispondere di invasione della base, dove «l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato» e rischiano o una sanzione di massimo 309 euro, o il carcere da tre mesi a un anno. Infine, dieci attivisti sono stati individuati come responsabili del taglio della recinzione con delle cesoie.

Una vendetta poliziesca e giudiziaria che arriva, non a caso, pochi giorni dopo il dissequestro del Muos ad opera del Tribunale di Catania e a poche settimane dal nuovo attacco militare guidato da Stati Uniti ed Italia in Libia, con i droni e gli aerei militari impiegati nei bombardamenti che partono proprio dalle basi siciliane. L’obiettivo politico è criminalizzare la protesta per sdoganare il Muos, la grande opera militare strategica per il controllo del Mediterraneo e del Medio Oriente, da anni al centro di mobilitazioni e ricorsi giudiziari, grande opera emblematica nello scenario di guerra e saccheggio dei territorio, di devastazione ambientale ed umana dei nostri tempi.

Dopo le denunce, i fogli di via e gli obblighi di dimora, le minacce e le intimidazioni (mafiose e poliziesche) di questi anni, un salto in avanti nella strategia repressiva arriva con la chiusura delle indagini che ha portato a 129 denunce per diversi reati, dal danneggiamento alla resistenza a pubblico ufficiale, fino all’introduzione in luoghi di interesse militare. In giornate in cui migliaia di persone si sono mobilitate per difendere il territorio dalle speculazioni e dalla guerra.

Con questi reati si vuole attaccare e criminalizzare una grande mobilitazione popolare che da diversi anni resiste nel profondo Sud del nostro paese, animata da migliaia di donne, uomini, abitanti di Niscemi e di diversi paesi della Sicilia e non solo. I Coordinamenti territoriali, le Mamme No Muos, decine di comitati di base, assemblee popolari, sindaci, attivisti locali e non solo, si sono opposti in questi anni alla logica della guerra e del saccheggio del territorio, mettendo in gioco i propri corpi giorno dopo giorno per fermare l’imposizione di una grande opera militare, lo smantellamento di ogni logica democratica, difendendo il diritto alla salute, all’ambiente e alla vita violato dalle emissioni delle antenne militari.

Nello specifico la magistratura intende criminalizzare con queste denunce due importanti giornate di lotta democratica e popolare: le manifestazioni del 9 agosto del 2013 e del 25 aprile del 2014. La prima è la grande manifestazione in risposta alla “revoca della revoca” alle autorizzazioni da parte del governatore Crocetta, quando migliaia di manifestanti entrarono nella base militare, abbattendo le reti e rivendicando la libertà di movimento nella sighereta di Niscemi e nei territori usurpati dalla base Usa. Una azione pacifica e determinata che serviva a denunciare l’illeggittimità e l’illegalità dei lavori del Muos, praticando in massa e pacificamente una riappropriazione dal basso dei territori che la logica neoliberale e militare vorrebbe destinare alla guerra. La seconda manifestazione al centro delle accuse è quella del 25 aprile 2014, una azione simbolica di liberazione di un pozzo d’acqua che si trova, nonostante la grave carenza d’acqua che vive il comune di Niscemi, di fatto espropriato dai militari USA.

In risposta al dissequestro del cantiere del Muos, il 21 agosto alcune centinaia di abitanti di Niscemi e di attivisti hanno dato vita ad una giornata di mobilitazione nella sughereta di Niscemi, parco naturale sventrato dalle antenne Usa e dal Muos, arrivando a tagliare le reti della base e rilanciando l’opposizione al Muos, che intanto continua il suo iter anche per via giudiziaria. E’ stata intanto annunciata una manifestazione nazionale contro la guerra il prossimo due ottobre a Niscemi, nell’ambito della settimana di azioni globali contro guerra e militarizzazione dei territori.