POTERI

Decisioni revocabili

«Suoni la tromba intrepida, ch’io pugnerò da forte. Bello è affrontar la morte. Gridando libertà». Una cosa è sentirlo con la musica dei Puritani di Bellini, un’altra in bocca a Gentiloni e Pinotti, noti solo per disfatte nelle primarie comunali Pd.

In prima battuta, la gloriosa settimana libica del governo Renzi-Alfano sembra una farsa italiota. All’inizio i ministri degli Esteri e della Difesa hanno battuto i tamburi e annunciato che l’ora delle decisioni irrevocabili batteva nel cielo della nostra patria –nel silenzio rarefatto, peraltro, dei consueti tweet renziani. Pronti alla guerra “in un quadro di legalità internazionale” (sic), con funzioni di capofila sotto l’egida dell’Onu o della Nato o della Ue o di qualche coalizione di volenterosi. Alla peggio da soli o con la Banca Etruria. All’improbabile ostentazione ministeriale di muscoli e perfino alla specifica dei 4.800 soldati di terra, aria e mare mobilitati si era aggiunto il bordone della stampa, in testa Repubblica (memore della campagna scalfariana di Libia nel 2011) e Galli della Loggia in patriottica ciucca.

Passati tre giorni i toni si sono ammosciati e Renzi è intervenuto ufficialmente per dire che non ne sapeva nulla e si rimetteva alle decisioni dell’Onu. Subito Gentiloni e Pinotti si sono accodati invocando una soluzione diplomatica e la Difesa si è rimangiato il proposito di acquistare subito tutti i 90 F-35 (come dichiarato prima a gran voce). Adesso l’operazione è “sospesa” e si verificheranno i conti.

Come ampiamente previsto, le grandi potenze si sono dimostrate molto fredde sull’intervento (spegnendo anche i bollori francesi), Putin manco ha accennato un qualche interesse, insomma Ucraina e Grecia hanno tenuto il proscenio e la stampa internazionale neppure si è accorta delle smanie aggressive italiane. L’Egitto è, sì, intervenuto, ma in una logica tutta sua di contenimento dell’Isis e dei Fratelli musulmani, puntando a instaurare un protettorato in Cirenaica e suscitando le gelosie di Qatar, sauditi e Turchia. L’Onu ha respinto l’ipotesi militare raccomandando calma e gesso. La Nato è rimasta silenziosa e la Ue ha erogato qualche spicciolo per l’assistenza ai migranti, senza troppo prendere sul serio la carica dei 500.000 migranti evocata dagli italiani, meno ancora la frottola, avvalorata (e ritrattata dopo poche ore) a fine gennaio perfino da Gentiloni, sui barconi infiltrati dai terroristi: ma perché cazzo dei soldati scelti dovrebbero traghettare a rischio della vita e con la sicurezza di essere schedati?

Come che sia, il governo è passato dai toni militareschi e quelli politici, prendendo atto della mutata situazione e forse tranquillizzato, secondo alcune voci, dal dissiparsi del sospetto di un’intesa fra Egitto e Francia per la leadership della missione e il pieno della Total. In ogni caso, non c’è trippa pe’ gatti e i generali sconsigliano vivamente un intervento, indipendentemente dalle difficoltà politiche di gestione e dall’attuale impossibilità di rintracciare alleati e perfino obbiettivi ostili univoci da colpire.

Di qui il brusco ribaltamento del patriottismo in “isteria”, come all’improvviso (sempre via discorso articolato e non per tweet) lo definisce un rinsavito Renzi. Prontissimo, ora, a sollecitare una mediazione di alto livello –purché non sia Prodi! In pratica, aspettare: che l’Onu si impantani o che al–Sisssi faccia il lavoro sporco. Qualche domanda ce la dobbiamo però porre, al di là della rischiosa farsa. Perché questo impegno, sia pur contraddittorio, del governo in una situazione già di per sé fitta di problemi interni e internazionali? Si è sentita l’esigenza di rammendare il Partito della Nazione, orfano del Nazareno, con il più classico degli ingredienti, l’individuazione di un nemico esterno? Si sono registrati sondaggi sfavorevoli? Si vuole legittimare una stretta sull’ordine pubblico, una versione italiana delle mobilitazioni francesi per Charlie Hebdo in nome dell’invasione –quella che minacciavamo o quella che loro minacciano? La stessa patetica incapacità di controllare una modesta orda di tifosi olandesi birrosi (non proprio il Daesh) verrà invocata –magari nel sabato 28F anti-salviniano– per impedire di manifestare nel centro storico? Qualche facilitazione nell’espellere stranieri e “clandestini”? Resta un’impressione di nervosismo, come se il governo si fosse trovato di fronte, per la prima volta, a giochi seri (Ucraina, Libia, Grecia) in cui non è attrezzato tecnicamente a intervenire e che cerca di ricondurre ai suoi prediletti frames battutistici, con imbarazzanti risultati di contrattempo. Un relitto della vecchia campagna di Libia, Napolitano, ha provato a mettersi in mezzo con l’opportuna tetraggine, suscitando l’ evidente fastidio di un Renzi che non ne ha più bisogno, ma stavolta la Cia non tira e la Francia è troppo debole. L’attore giovane è inesperto, ma il trombone è ora che si ritiri.