MONDO

Anarchists Against the Wall: solidarieta’, resistenza e azione diretta

Gli anarchici, seppur con qualche difficoltà interna principalmente legata alla partecipazione, rimangono ad oggi il movimento più importante ed effettivo della sinistra israeliana , capaci con le loro azioni dirette di minare l’assetto propagandistico e dogmatico dello stato israeliano. Sebbene siano passati ormai 3 anni da quando Noam Sheizaf ha scritto questo articolo, abbiamo ritenuto di pubblicarlo ora perché è più che mai attuale.

Il 5 maggio prossimo, uno di questi attivisti sarà con noi al Nuovo Cinema Palazzo a Roma per discutere dell’occupazione in tutte le sue sfaccettature, che toccano sia la West Bank che Israele.

ANARCHICI, GLI ATTIVISTI PIU IMPORTANTI DELLA SINISTRA ISRAELIANA

di Noam Sheizaf

La destra israeliana ha imparato una nuova parola: “anarchici”. Il parlamentare Miri Regev ha definito i leader della protesta J14 (protesta per la giustizia sociale in Israele nel 2011, ndr) “anarchici che attivamente mettono in pericolo lo stato”. Il giornalista di economia di Canale 10, Sharon Gal, ha detto che gli attivisti erano “un tipo di anarchici”. Gli aggiornamenti e i commenti su Facebook, nei siti di notizie riflettono simili sentimenti. Tutto ciò non ha senso, ovviamente. Il movimento per la giustizia sociale è guidato dalla classe media Israeliana e, alla manifestazioni, ci sono stati molti più israeliani medi che professionisti della rivoluzione.

Ma parliamo di questi anarchici. Negli ultimi 2 o 3 anni ho viaggiato con loro molte volte per andare a varie manifestazioni in West Bank, e conoscono un buon numero di loro, per lo più membri di Anarchici contro il Muro. Non sarebbe una esagerazione per me dire che averli conosciuti ha cambiato fondamentalmente la mia visione politica.

All’inizio ero sconvolto dal modo in cui gli anarchici dessero poco rilievo a eventi che per me erano importanti, come le elezioni alla Knesset, o manifestazioni a Rabin Square. Tuttavia dopo un po’ ho iniziato a capire il potere del loro attivismo politico. Un aspetto di quell’attivismo è pensare politicamente rispetto a tutte le proprie scelte di vita, quello che mangiamo, chi sfruttiamo con il nostro lavoro, e come opprimiamo gli altri. L’altro aspetto è l’impegnarsi in una continua e determinata azione politica. La loro azione non è solo una questione di manifestazioni. Gli anarchici hanno cambiato i nomi delle strade di Tel Aviv, per nominarle con strade della Hebron sotto occupazione. Hanno attaccato poster con cui condannano le azioni dei coloni contro i palestinesi, hanno restituito all’ambasciatore nord americano candelotti di lacrimogeni usati – prodotti negli USA – adoperati dall’esercito Israeliano durante cortei in West Bank.

Tutte queste sono azioni simboliche, finalizzate a suscitare consapevolezza su quanto sta venendo fatto in loro nome a solo a 20 kilometri da Tel Aviv. Il fatto che questo piccolo gruppo di persone comprende i soli israeliani ebrei che sono determinati ad opporsi all’occupazione con attivismo serio, e non solo lamentandosene in una conversazione in un cafè, o nelle pagine di Haaretz- è una fotografia poco lusinghiera della società Israeliana.

Gli anarchici non sono più di alcune dozzine, ma hanno un impatto enorme. Grazie a loro, migliaia di israeliani hanno visitato Bil’in e visto per la prima volta l’esercito israeliano dalla prospettiva con cui lo vedono i palestinesi, affrontando la canna del fucile, piuttosto che guardarlo dal grilletto, ed è una esperienza che ti cambia la prospettiva. L’esercito ha cambiato il tracciato del muro di separazione a Bil’in come risultato delle manifestazioni. Ma, fatto ancora più importante, le manifestazioni hanno portato all’attenzione di una intera generazione la consapevolezza dell’occupazione.

La lotta a Sheikh Jarrah è nata dall’attivismo degli anarchici. Anche gli attivismi per la giustizia sociale hanno imparato qualcosa da loro, e non mi sto riferendo a rompere le vetrine di una banca.

La maggior parte delle accuse rivolte agli anarchici sono bugie. Ho partecipato a decine di manifestazione e non ho mai visto uno di loro attaccare un soldato o un ufficiale di polizia. A differenza del movimento anarchico globale, gli anarchici israeliani “limitano” il loro attivismo alla disobbedienza civile e alla nonviolenza – rifiuto di servire nell’esercito, bloccare le strade, boicottaggio, detenzione volontaria. Per queste azioni pagano un caro prezzo.

Anche quando non sono d’accordo con loro e mi trovo in difficoltà con il loro dogmatismo, sono certo che sono il gruppo più importante che la sinistra israeliana abbia visto in decenni. In pochi anni, molte persone che ora gli fanno gli sberleffi diranno che li hanno sempre supportati. Come un attivista ha scritto questa settimana su Facebook, se ci fossero così tanti anarchici come gli idioti che stanno alla Knesset, ci sarebbero un bel po’ meno idioti nella Knesset.

Articolo del 8 luglio 2012, tratto da www.972mag.com

*traduzione a cura di Riccardo Carraro