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«Foglio di via senza motivo», la denuncia di un manifestante diretto a Taormina

Sabato 27 maggio, prima del G7 di Taormina, autobus e singoli attivisti diretti alla manifestazione sono stati fermati. In tanti, anche questa volta, hanno ricevuto un foglio di via. Senza alcun motivo, se non quello di impedire loro di manifestare. La testimonianza di uno dei ragazzi “espulsi”.

Ora che sono un po’ più tranquillo volevo scrivere due parole su quello che mi è successo ieri [sabato 27 maggio, ndr].

Venerdì sera sono partito in treno per tentare di raggiungere Taormina. Da tempo sapevo che ieri si sarebbe tenuta la manifestazione in contestazione al summit dei leader del G7, avendo appreso la notizia da facebook molto tempo fa.

Mi organizzo e venerdì sera salgo su un treno a Milano per raggiungere Messina prima e, successivamente, Taormina.Arrivo alla stazione di Villa San Giovanni verso le 6 di sabato mattina. In attesa che imbarchino il mio intercity sul traghetto che deve farmi attraversare lo stretto di Messina, scendo per prendere una boccata d’aria e fumarmi una sigaretta. Mi si avvicinano due agenti della PolFer che stanno perquisendo il treno e così, anche in tono cordiale, mi domandano dove sono diretto. Tento di rimanere sul vago, ma chiarisco che sto cercando di raggiungere Taormina per produrre un articolo sulla manifestazione prevista per quel pomeriggio da pubblicarsi sul giornalino studentesco il Turpiloquio. Mi chiedono allora i documenti e cominciano a controllare la mia vita su un palmare in loro dotazione. Mi chiedono se ho mai avuto “guai con la legge” e io, con la massima sincerità, rispondo che a 16 anni ero stato segnalato alla Questura di Como per manifestazione non autorizzata.

Dovevo capire che non tirava una buona aria quando, “accompagnandomi” in centrale alla PolFer, la prima domanda che mi viene rivolta è: “Senta, lei deve fare sto articolo, ma qual è la sua posizione politica sul summit?”.

Arrivato in centrale mi perquisiscono il bagaglio, mi fanno togliere le scarpe e i pantaloni e intuisco subito il loro intento: continuano a domandarmi, anche insistentemente, se ho con me degli stupefacenti, dei coltellini o se per caso ho mai avuto precedenti per possesso di droghe: cercano un pretesto per non farmi proseguire. Mi controllano perfino le due SD della macchina fotografica e la penna USB di Star Wars che ho con me, in cerca, a dir loro di “materiale sospetto”.

Finita la perquisizione mi fanno spegnere il cellulare, facendomelo depositare su un tavolo, dicendomi che fino al mio rilascio non posso comunicare con l’esterno, nemmeno con i miei genitori, nemmeno con i compagni che mi aspettano a Messina. Vorrei tranquillizzarli.Dopo un paio d’ore mi informano che, prima di rilasciarmi, devono fare ancora un paio di controlli e che, per tanto, devo seguirli in questura a Reggio Calabria. Non faccio storie e li seguo, mi fanno salire in macchina e mi portano in questura, negli uffici dell’anticrimine.

Senza troppi complimenti, un agente della DIGOS mi comunica che, “visti i miei precedenti”, mi notificano un Foglio di Via Obbligatorio con un’ingiunzione a presentarmi entro le 10 della mattina seguente in questura a Como, per farmi identificare.

Allora, è importante sottolineare che il verbale mi definisce come una “persona pericolosa per l’ordine pubblico“, ma i presunti “precedenti specifici” altro non sono se non due denunce a mio carico per manifestazione non autorizzata. Risalgono a quando avevo sedici anni e in entrambi i casi non solo sono stato pienamente assolto anni fa, ma addirittura il giudice ha dichiarato che “il fatto è irrilevante”. Esistono quindi ben due documenti pubblici che certificano che io non rappresenti un problema di nessun tipo per l’ordine pubblico. A fronte di ciò, e di un verbale di perquisizione che certifica che tutte le perquisizioni hanno dato esito negativo (per tutto, stupefacenti, armi contundenti, esplosivi), mi informano che è necessario per evidenti problemi di ordine pubblico che io sia allontanato immediatamente da Villa San Giovanni, nel tentativo, non dichiarato ovviamente, di impedirmi di partecipare alla manifestazione prevista per quello stesso pomeriggio. Il tutto con la proverbiale cordialità dei pubblici agenti, che mi trattano a metà fra il paternalismo e il continuo sbruffoneggiante scherno.

Nel complesso il fermo è durato 5 ore, durante le quali non ho potuto mangiare né comunicare con l’esterno. Mentre mi “riaccompagnavano” in stazione a Villa San Giovanni ho capito che, assieme al mio, quella stessa mattina erano già stati notificati altri 23 fogli di via a ragazzi che tentavano, come me, di raggiungere la manifestazione di Taormina.

Benvenuti nell’era Minniti, dove il diritto a manifestare è sacrosanto, ammesso che si riesca a raggiungere la manifestazione.