TERRITORI

Accoglienza a colpi di pistola per i migranti che si ribellano

Da quasi una settimana Alegiee Bobb, 19 anni, si trova in ospedale con prognosi riservata. È stato colpito al volto da due colpi di pistola, sparati da Carmine Della Gatta socio della cooperativa La Vela che gestisce il cas di Gricignano, vicino ad Aversa.
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Secondo le testimonianze rilasciate dagli abitanti del centro tramite l’ex Opg Je so pazz di Napoli, il ragazzo viveva in una stanza ricavata all’interno di un bagno, in condizioni disumane. Alegiee Bob aveva subito un incidente stradale in primavera e lamentava da tempo dei dolori alla testa e stati confusionali che l’avevano portato a dimenticare diverse volte la strada di casa. Secondo le testimonianza Alegiee Bobb era stato di recente violentemente picchiato sul luogo di lavoro per essersi rifiutato di lavorare piu di 12 ore. Tornato al centro non era stato portato in ospedale nemmeno questa volta. Le condizioni indegne in cui versava il CAS, oggi chiuso, sono state riconosciute soltanto in seguito ai gravi eventi della notte tra sabato e domenica, quando Alegiee Bobb ha deciso di dare fuoco alla sua stanza in segno di protesta. Successivamente scende al piano inferiore del centro ed esce sulla strada. È in questo contesto che Carmine della Gatta, che i ragazzi del centro dichiarano di non aver mai visto prima, pur essendo socio della cooperativa, dopo aver intimato a Bobb e agli altri di rientrare nel centro, colpisce il ragazzo con il calcio della pistola e mentre questo cade gli spara una volta e poi una seconda volta mentre Alegiee è ormai già a terra.

La scarsa risonanza che la notizia ha ottenuto sui media nazionali è sconcertante quasi quanto la gravità dei fatti che nessuno sembra avere piu interesse a raccontare. Si deve al lavoro dell’ex Opg Occupato e dei ragazzi del CAS la diffusione dei filmati immediatamente successivi alla sparatoria, che mostrano l’ambulanza arrivare in soccorso al ragazzo steso a terra, a quanto pare ben 40 minuti dopo l’avvenuta sparatoria. Carmine della Gatta non era piu sul luogo, allontanatosi a bordo di una macchina sopraggiunta pochi minuti dopo.

Nelle ore successive alla sparatoria i ragazzi del centro si rivoltano e bloccano la strada in segno di protesta. In seguito il centro viene chiuso su decisione della Prefettura. E mentre l’ex imprenditore si costituisce alla polizia dicendosi «pentito» circolano sui social netwrok le agghiaccianti dichiarazioni del vice sindaco «Mi dispiace molto per Bobb, al quale auguro una pronta guarigione, ma io sto con Carmine. Decisamente».

Sui giornali che hanno raccontato la vicenda, i fatti sembrano sempre fumosi, forse Carmine della Gatta avrebbe agito per legittima difesa, forse avrebbe esploso dei colpi in aria che avrebbero colpito Bobb.

Oggi Carmine della Gatta, accusato di tentato omicidio si trova agli arresti domiciliari mentre le condizioni di Alegiee Bobb non sono ancora chiare, per quanto si sappia non essere in pericolo di vita. Non sono bastati gli scandali di mafia capitale, non sono bastate le fiamme che hanno incendiato i CIE, non sono bastate le rivolte dei migranti in tutti i centri d’italia, non bastano le denunce dell’associazionismo non bastano nemmeno due colpi di pistola sparati in faccia a un ragazzo di 19 anni a chiudere definitivamente la partita dell’accoglienza che esclude, ghettizza e uccide.

Alegiee si era ribellato, aveva protestato, è stato punito con due colpi di pistola. La tragicità e la violenza dell’episodio non devono nascondere il fatto che questo epilogo sia tutt’altro che imprevedibile. Certo resta da chiedersi come mai il socio di una cooperativa che gestisce un centro d’accoglienza si presenti armato. Ma la dimensione strutturale della violenza nei centri, il fatto che le condizioni di vita indegne non siano l’eccezione ma la norma, restano il fatto centrale di queste vicende. Inoltre è cosa nota che a vari livelli è diventata usanza comune la repressione di ogni forma di protesta da parte di chi vive nei centri: sono piu che frequenti i trasferimenti coatti da un centro all’altro di quanti osano levare una voce contro le condizioni di quella che ci ostiniamo a chiamare con ridicola arroganza «accoglienza».

Mentre il ministro Minniti, ormai un uomo solo al comando, si preoccupa di risolvere i problemi dell’Italia a colpi di sicurezza, e firma accordi con i carnefici libici, lo Stato italiano resta il responsabile di ogni vita sacrificata sull’altare della tenuta di quest’Europa la cui crisi ha radici ben piu lontane, ma altrettanto grondanti di sangue, di questa cosiddetta crisi migratoria.

Ringraziamo Ex-Opg Occupato Je so Pazz per aver diffuso prontamente i filmati successivi all’accaduto e per il prezioso lavoro di quotidiana denuncia delle condizioni di vita nei centri d’accoglienza.

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