ITALIA

Verona, le connivenze tra gli squadristi fascisti e i politici locali

Si è svolto un presidio antifascista per denunciare le violenze che vedono la connivenza di destra istituzionale e radicale nel contesto della città veneta, a cui però si stanno opponendo sempre più persone

Sabato 19 Febbraio a Piazza Isolo, nel quartiere di Veronetta si sono ritrovate circa 400 persone per partecipare a un presidio antifascista dopo l’ultima aggressione avvenuta davanti a una scuola.

Nella notte tra il sei e il sette febbraio un uomo è stato selvaggiamente picchiato riportando fratture al setto nasale, contusioni e lividi che, come certificato dai sanitari, gli hanno procurato una prognosi di trenta giorni.

Aveva visto alcune losche figure inveire e dirigersi verso una donna colpevole, ai loro occhi, di strappare un manifesto di Blocco studentesco (la formazione giovanile di Casa Pound), che ricordava l’imminente Giorno del Ricordo, data che a Verona apre sempre scenari inquietanti, testimoni di censure e violenze.

Resosi conto della situazione pericolosa, il malcapitato aveva affiancato la donna nel tentativo di proteggerla, ma non ha nemmeno fatto in tempo a proferire parola che una raffica di pugni gli ha tempestato il viso.

Non si tratta certo di un episodio isolato, da qualche tempo, da quando Casa Pound ha aperto una sede nel quartiere, le aggressioni si susseguono con cadenza preoccupante.

Qualcuno, riconosciuto come antifascista, viene gettato a terra mentre è seduto all’esterno di un bar e preso a calci, qualcun altro viene schiaffeggiato mentre torna a casa la sera.

 Il 2 dicembre 2020 si è verificata una vera e propria spedizione punitiva contro alcuni giovani che in Piazza S. Toscana, sempre nel quartiere di Veronetta, distribuivano volantini denunciando, una precedente aggressione. Solo l’intervento della polizia, in quel caso, evitò il peggio.

Alcune perquisizioni furono fatte nella sede neofascista e poi non se ne seppe più nulla, come nulla si sa sul corso delle indagini rispetto all’ultima aggressione.

È per tutto questo che molte realtà di movimento, associazioni e partiti della sinistra, hanno deciso di agire unitariamente, mettendo da parte le differenze e valorizzando i punti di condivisione.

Veronetta è il quartiere multietnico e universitario di Verona, un piccolo rione racchiuso tra le vecchie mura, l’Adige e le colline delle Torricelle. All’interno del quartiere trovano spazio molte realtà di movimento che promuovono i diritti dei migranti, delle donne, delle persone Lgbtq+, ma anche diverse associazioni e progetti culturali che condividono con le prime il contrasto al neofascismo e al razzismo.

Il 19 febbraio era stato comunicato alla Digos cittadina il percorso di un corteo, che però è stato vietato. La motivazione sarebbe da attribuire al Dpcm che impedirebbe manifestazioni in movimento in “zona gialla”. Ma, evidentemente, il divieto riguarda solamente le manifestazioni politiche, visto che la classica sfilata dei carri di carnevale, che crea grandi assembramenti, è stata normalmente concessa.

La piazza è comunque risultata plurale, ricca di contenuti e spunti, colorata e musicale.

Una delle riflessioni che ha fatto da filo conduttore per tutta la giornata è stata la contiguità che, nella città di Verona, accomuna destra istituzionale e destra radicale.

Se è vero che una Verona antifascista esiste e negli anni si è sempre fatta sentire, soprattutto grazie alle realtà di movimento e dando filo da torcere alle destre scaligere, è pur vero che purtroppo la stessa città rappresenta da decenni un laboratorio delle destre il cui modello è stato ormai sdoganato anche a livello nazionale.

L’intreccio tra Lega, Alleanza Nazionale ieri come Fratelli d’Italia oggi, l’associazionismo del mondo cattolico integralista e i movimenti e partiti dell’estrema destra sono stati monitorati e documentati fin dalla fine degli anni Novanta e messi nero su bianco sui famosi dossier redatti dalle realtà antifasciste. Un lavoro che oggi continua, sfruttando questa volta i formati digitali, con il Centro di documentazione intitolato all’editore ribelle Giorgio Bertani.

Verona è inoltre la città dove, nella notte del primo maggio 2008, un ragazzo di vent’ anni, Nicola Tommasoli, veniva ucciso a calci e pugni dal branco neofascista, (almeno due degli aggressori erano legati a Forza Nuova). Mentre le indagini iniziavano a mettere a fuoco, fin dai primi momenti, la matrice del pestaggio mortale, il sindaco Flavio Tosi, già condannato in via definitiva per istigazione all’odio razziale, cercava di smentire la pista politica parlando di «una ragazzata finita male»

Quel clima, quello che si respirava nei mesi antecedenti l’omicidio del giovane, denso di violenza e di impunità, è molto, troppo simile, a quello che si sta respirando oggi e questa preoccupazione è stata raccontata sabato in Piazza Isolo.

Le aggressioni sono anche l’inevitabile frutto avvelenato maturato dalle ronde squadriste dei neofascisti vicini a Casa Pound e Forza Nuova. Nonostante l’eco del pericolo abbia anche raggiunto il Prefetto e i giornali locali il sindaco Federico Sboarina si ostina a minimizzare se non a rimuovere il problema parlando, in un comunicato stampa diramato dal Comune alla fine di gennaio, di «presunte ronde».

Tutto questo accadeva dopo l’ennesima aggressione avvenuta in pieno centro ai danni di giovanissimi, a opera di alcuni neofascisti intenti a “ripulire” il territorio da quelle che definiscono, del tutto arbitrariamente, baby-gang.

Uno degli esempi più eclatanti della copertura politica data alle ronde dei movimenti neofascisti è quello che ha visto, il 27 gennaio del 2021, il voto negativo della Lega in occasione di una mozione, proposta dalla minoranza di sinistra, che chiedeva una condanna politica del terzo consiglio di circoscrizione del Comune di Verona contro le ronde promosse in quel quartiere da Forza Nuova e bellamente pubblicizzate sui giornali locali.

Le motivazioni sostenute dai consiglieri leghisti, davvero grotteschi, e il breve dibattito surreale che lo ha preceduto, potete ascoltarlo nella videoregistrazione della seduta a partire dal minuto 1:09.

Nell’aprile del 2018 l’attuale presidente della Commissione sicurezza del Comune, il consigliere Andrea Bacciga, oggi nella Lega ma con un passato nei gruppi della destra radicale e attualmente sodale del gruppo Fortezza Europa, depositò la  mozione n°151 finalizzata all’introduzione in città del protocollo “Quartiere sicuro”.

Va ricordato, per completare il profilo del personaggio, che oggi Andrea Bacciga sta affrontando un processo nel quale è accusato di essersi esibito, durante una seduta di consiglio e mentre esercitava il suo ruolo di consigliere, in un saluto fascista.

Nei giorni scorsi il protocollo «Quartiere sicuro» è entrato in funzione in una zona della città. Esso prevede una sostanziale delega alla cittadinanza nel controllo del territorio. In teoria si tratterebbe della possibilità di segnalare eventuali reati e comportamenti sospetti, (con tutta la discrezionalità che ciò comporta), ma in realtà, visto che questo è già possibile farlo, la preoccupazione è che questo nuovo progetto in nome dell’ossessione securitaria porti all’istituzione di nuove ronde probabilmente guidate dai soliti gruppi di estremisti.

Le connivenze e le coperture non si fermano certo a questo, e a conferma arrivano le reazioni scomposte della destra cittadina dopo il presidio antifascista del 19 febbraio.

Le persone presenti in piazza sono state definite «accozzaglia di provocatori», i loro cartelli «blasfemi», le loro parole «volgari».

Ma la dichiarazione più eclatante è sicuramente quella rilasciata dal consigliere comunale di Verona Domani Paolo Rossi, che, riportata dal quotidiano online Veronasera del 20 febbraio in un virgolettato, definisce come «vigliacco e criminale» chi stacca dai muri manifesti che ricordano i fatti tragici delle foibe, riferendosi proprio all’aggressione avvenuta nella notte del sette febbraio. Nemmeno una riga di solidarietà, invece, per l’aggredito…Insomma, parole che risultano quasi come un plauso agli aggressori.

Questa è solo una piccolissima parte di quello che succede a Verona. Accanto a quella parte di città che si è spesso guadagnata l’appellativo di “Verona nera”, esiste anche una Verona genuinamente antifascista che, tra alti e bassi e tra mille difficoltà “ambientali”, cerca di rispondere colpo su colpo e di costruire spazi di libertà in sostituzione alla censura, alla violenza e all’ipocrisia che avvolge la destra radicale e la destra istituzionale…

Immagine di copertina dei collettivi antifiascisti veronesi