ROMA

Vento di Francia. Martedì 9 maggio dibattito a Esc

Dalla difesa delle pensioni all’attacco al macronismo. Di ritorno dal Primo Maggio parigino approfondiamo lo straordinario movimento che continua a scuotere il paese transalpino

Lo scorso Primo Maggio più di 500 mila persone hanno percorso le vie di Parigi e 2,3 milioni sono scese in piazza in tutto il paese. Una delle mobilitazioni più grandi di sempre nel giorno della festa dei lavoratori. Questa grande partecipazione non è un caso isolato: da mesi un’impressionante e persistente ondata di scioperi e cortei sta bloccando la Francia. Il movimento è nato per lottare contro la riforma delle pensioni voluta da Macron che alza l’età pensionabile fino a 64 anni, due in più della legge precedente. Fin da subito, però, ha alzato la mira puntando a contestare l’impianto neoliberale di tutta l’azione di governo e il carattere anti-democratico e autoritario che sta assumendo il macronismo.

Le manifestazioni francesi sembrano l’alba di un giorno nuovo, soprattutto se guardate dall’Italia dove i sindacati sono immobili perfino di fronte al governo Meloni e i movimenti deboli o isolati. In quelle piazze si trova una composizione di classe peculiare, forme di lotta innovative, alleanze che si stabiliscono su terreni ibridi. A fare da apripista alle mobilitazioni è stato il coordinamento intersindacale, al quale aderiscono gli otto principali sindacati francesi. Non soltanto quelli tradizionalmente più vicini alla sinistra, come Solidaires e Cgt, ma anche quelli più riformisti che hanno spesso preferito il dialogo con il governo al conflitto sociale. Le diverse centrali sindacali, del resto, hanno subito la pressione che dal basso veniva dai comparti mobilitati con maggiore radicalità anche perché colpiti in maniera più dura dalla riforma: energia, trasporti, spazzini, industria pesante, raffinerie ecc.

Le proteste non sono state solo di carattere sindacale, ma si sono unite a un ampio movimento sociale esploso in tutta la Francia. Questo affonda le proprie radici in un ciclo di lotte che dal 2016 scuote il paese: Nuit Debout, Loi Travail, Gilet Jaunes. Così nella lotta si mischiano, provando a rafforzarsi a vicenda, scioperi e forme più radicali di protesta, lavoratori garantiti e precariato urbano, anziani al termine della propria carriera e giovani senza futuro. Una delle rivendicazioni emerse delle lotte è la riduzione del tempo di vita destinato al lavoro, di cui l’età pensionabile è uno dei fattori.

Terzo elemento necessario a inquadrare la potenza della mobilitazione è il ruolo che sta giocando France Insoumise. Interno alle mobilitazioni, il partito difende con convinzione le pratiche adottate dal movimento, perfino quelle più offensive, e respinge al mittente i tentativi di criminalizzazione che da mesi vanno avanti contro le forme di protesta più radicali. In particolare attraverso il suo leader Jean-Luc Mélenchon che non perde occasione per ribaltare il tavolo della retorica sulle violenze: responsabili sono governo e forze dell’ordine.

Delle proteste francesi, delle loro novità e prospettive discutiamo martedì 9 maggio alle 18 con:

🔸Antonio Sanguinetti (attivista Esc / Clap)

🔸Filippo Ortona (collaboratore de “Il manifesto” dalla Francia)

🔸Sara Marano, Francesco Brancaccio, Federico Puletti (ricercatorə e attivistə in collegamento da Parigi)

Esc Atelier, Via dei Volsci 159, Roma