ROMA

«Un unico corpo si muove in città». Corteo nazionale contro la violenza di genere

«Non sta andando tutto bene» dichiara NUDM lanciando la mobilitazione di domani a Roma contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Il corteo partirà da Piazza della Repubblica e attraverserà il centro della città fino a San Giovanni

La pandemia non ha reso afone le donne e le soggettività transfemministe che domani torneranno a occupare le strade di Roma: «Siamo grido altissimo e feroce di chi non ha più voce», si legge sulle pagine social di Non una di meno che lanciano il corteo (partenza alle ore 14 da piazza Repubblica). Una marea fuxia di corpi arrabbiati che rivendica la propria presenza e che non accetta di essere ignorata invaderà le vie, le piazze e gli angoli della città dove si trovano i palazzi istituzionali e risiedono i politici.

La manifestazione è lo spazio dove confluiranno tutte le lotte territoriali che non si sono mai fermate in questi anni, ma anzi sviluppate, organizzate e ampliate. «Ridursi meramente a una data e a una manifestazione sarebbe fine a se stesso, invece il nostro è un lavoro politico quotidiano», spiega Claudia di Nudm Palermo. «È un lavoro di avvicinamento a delle date che sono simboliche come il 25novembre, l’8 marzo o il 28 settembre, perché questo ci aiuta a snocciolare delle questioni che viviamo tutti i giorni. È interessante che le donne da tutta Italia vadano e attraversino Roma che è una città simbolica, ma senza dimenticare i nostri territori, dove le nostre attività cambiano a seconda della peculiarità di ogni zona».

Dalla Sicilia le compagnə arriveranno tutte insieme in aereo, una scelta e non un caso, perché – puntualizza sempre Claudia – «se vuoi costruire una società che sia transfemminista e quindi avulsa dalla società patriarcale lo devi iniziare a fare realmente e trovarsi insieme non è banale». Il percorso di avvicinamento portato avanti da Palermo in questi due anni tocca diverse istanze e si realizza concretamente restituendo spazi transfemministi alla città e ai suoi abitanti.

Il movimento ha avviato un progetto di sensibilizzazione sulla violenza di genere all’interno delle scuole e nei quartieri popolari, sostiene la lotta sulla tampontax con la raccolta di assorbenti come beni di prima necessità, rivendica l’importanza dei centri antiviolenza, ha aperto un ambulatorio popolare all’interno del “Centro sociale Anomalia” dove ginecologhe e ginecologi volontari offrono visite gratuite.

Nudm a Palermo denuncia a gran voce la chiusura dei consultori conquistati dalle lotte delle nostre madri e nonne e l’alto tasso di obiettori di coscienza «La responsabilità non è lavarsi la coscienza colorando il palazzo della Regione di rosso contro la violenza sulle donne ma è necessario fare un percorso sulla violenza di genere, contro l’obiezione di coscienza e l’accessibilità alla 194, perché è un diritto e una legge», racconta ancora Claudia. «Una legge che abbiamo ottenuto con la lotta in Italia, ma poi in realtà in Sicilia c’è un tasso dell’80% e più di obiettori di coscienza. Abbiamo scritto una lettera a Ruggero Razza assessore alla salute della Regione Sicilia, perché qui il tasso è altissimo, in alcuni paesi c’è il 100% dell’obiezione, i consultori stanno chiudendo a macchia d’olio, l’accessibilità alla salute e alla sanità per le donne e sempre più compromessa».

Le istanze dei territori si incrociano e contaminano, i movimenti agiscono e sottolineano gli aspetti più critici dell’area di azione, ma il sistema patriarcale tocca gli stessi campi a chilometri di distanza. Il problema della salute, degli obiettori e della 194 è ricorrente dalla Sicilia alla Lombardia che aggiunge ancora un tassello alla lotta per la visibilità e la cura del corpo delle donne.

A Milano vengono portate alla luce malattie da troppo tempo ignorate e screditate, il 23 ottobre è scesa in piazza la campagna “sensibile invisibile” che, come racconta Silvia di Numd Milano, «è stata un successo, ha aggregato molte pazienti che non avevano mai fatto politica prima e ha portato un tema nuovo all’interno del movimento. L’endometriosi, la vulvodinia, la neuropatia del pudendo, la fibromialgia e in generale il dolore pelvico considerate malattie femminili sono a oggi invisibilizzate e silenziate. Ci sono una serie di cose su cui ginecologhi e ginecologhe non sono adeguatamente formati (basta pensare all’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) che non esiste all’interno delle specializzazioni). L’endometriosi è ancora terreno di pochissimi anche se ne soffre una donna su dieci e la vulvodinia non la conosce nessuno anche se ne soffre circa una donna su sette, a fronte di questi dati c’è una risposta sul piano medico e istituzionale che è scarsa per non dire nulla».

Il comitato vulvodinia e neuropatia del pudendo ha infatti organizzato un convegno a Roma l’11 novembre per far presente il problema e cercare un’interlocuzione con le istituzioni presentando una proposta di legge scritta dal basso che chiede: formazione del personale sanitario, prevenzione primaria nelle scuole, fondi per la ricerca, sostegno alle pazienti, il riconoscimento di queste due sindromi come malattie invalidanti nei livelli essenziale di assistenza (Lea).

Prosegue Silvia: «Per il 27 spero in una grande partecipazione da parte delle persone. Il tema della violenza sulle donne e di genere ce lo portiamo dietro da secoli e la risposta istituzionale è inconsistente, non è un problema che viene affrontato sul serio e non viene fatta nessun tipo di prevenzione. Educazione, formazione e quindi prevenzione sono le parole chiave, aldilà della punizione dei reati, che sono già avvenuti, le donne già morte, stuprate o hanno subito violenza: il punto è cambiare la cultura sessista e maschilista che è alla base». Il problema della violenza di genere è strutturale e il lavoro di tutela e prevenzione di movimenti e associazioni pur essendo indispensabile dovrebbe essere supportato dalle istituzioni.

Il progetto triennale “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne” è scaduto nel 2020 e il mancato rinnovo blocca l’erogazione di fondi per i centri antiviolenza oltre alla programmazione concreta di una risposta alle violenze che continuano a verificarsi, un’assenza di risposte e azioni politiche che sembra vada a braccetto con gli applausi dei parlamentari all’affossamento del Ddl Zan.

Marte di Nudm Marche racconta le difficoltà della sua regione dove, la prevalenza di una consistente fascia partitica destroide all’interno dell’amministrazione rende ancora più complesso il lavoro dei movimenti: «Insieme alle compagne dei vari collettivi delle reti femministe ci siamo concentrate sul problema strutturale che vi è all’interno di alcune provincie, come quella Ascolana, in particolare a San Benedetto del Toronto, dove l’assessorato delle pari opportunità sta cavalcando quell’onda di cancellazione della violenza sistematica che subiscono le donne. Siamo in una regione con un sistema ancora fortemente patriarcale, dove la violenza domestica è aumentata del 30% in questi due anni».

Le risposte e i provvedimenti arrivano dal basso, Nudm Marche ha organizzato un evento online per dare spazio agli sportelli che si occupano di violenza di genere, in particolare il centro di Jesi che accoglie non solo donne cisgender ma ha anche avviato un percorso per le donne transgender.

«Questa pandemia ha messo sia in luce la violenza e le pressioni che le soggettività subiscono ma ha fatto anche emergere un lavoro di anni di presenza sul territorio, che è stato un salvagente», continua Marte. «Le reti femministe sono state quel welfare che ci è negato dallo stato», come per le lavoratrici Rgis (Retail Grocery Inventory Services), un’azienda che offre un servizio di inventario. Nudm Marche ha rilanciato l’Sos partito dalle lavoratrici di Rgis ricevendo un’ampia risposta da parte dei nodi territoriali italiani di Nudm. La lotta di queste donne si sviluppa su un piano sindacale per rivendicare una paga equa nelle ore diurne e specialmente notturne che non vengono conteggiate ma retribuite tramite un forfettario e un riconoscimento di livello oltre a una tutela per le maternità, la disabilità e l’identità di genere dove la discriminazione avviene in maniera sistematica all’interno dell’azienda.

Le lavoratrici denunciano anche molestie sessuali: «C’è tanta ricattabilità e quindi lo spazio per qualsiasi tipo di abuso di potere», racconta Micol (nome di fantasia per tutelare la persona intervistata). «Noi non ci possiamo esporre e Nudm ci è venuta incontro per portare fuori le storie di cui non avremmo mai potuto parlare. Ci sta aiutando parecchio, Nudm sta sempre un passo indietro, come lavoratrici e lavoratori ci siamo ritrovati e abbiamo raccontato di tutto e non è stato fatto uscire niente senza il nostro consenso, quindi un passo indietro perché Nudm aspetta sempre la decisione delle lavoratrici. È molto bello: non c’è sovradeterminazione, non c’è giudizio e c’è una grande sorellanza, collaborazione e solidarietà».

Una delegazione sarà presente a Roma mascherata e porterà il simbolo del codice a barre con il quale lavorano quotidianamente per denunciare la violenza che si verifica all’intero di Rgis.

Domani il corteo partirà alle 14 da Piazza della Repubblica e arriverà a San Giovanni, poi la sera si ritroverà ad Acrobax. 21 città stanno organizzando pullman per raggiungere la piazza e tra l’urlo muto, pañuelos, canti, performance e interventi rivendicare la rabbia dei corpi transfemministi contro il patriarcato e il capitalismo. Dice Ambra di Nudm Roma: «L’idea, in questo tempo che alle volte sembra sospeso in un’eterna attesa di una soluzione, di una cura, di un cambiamento, è ripartire da ciò che siamo certə di essere, valorizzando e storicizzando all’interno del corteo tutti i momenti che hanno attraversato Non una di Meno in questi anni. Vogliamo concepire il corteo come un unico corpo che si muove per il centro della città, che “parla” alla città attraverso i corpi che lo compongono e con delle performance semplici ovunque ci si trovi».

Tutte le immagini di Daniele Napolitano