ROMA

Un successo l’assemblea per la “Carta di Roma Comune”: #decideroma

Un’assemblea strapiena ha iniziato a scrivere la “Carta di Roma Comune”. Associazioni, spazi sociali, comitati, costituzionalisti, docenti universitari, singoli cittadini sono intervenuti per contribuire a questo processo aperto.

A partire dall’attacco generalizzato alle realtà sociali e solidali romane, prodotto dalle delibere della Giunta Marino e attuato dalla gestione commissariale di Tronca, la campagna “Roma Non Si Vende” ha aperto settimane fa una battaglia su più fronti: azioni comunicative, cortei (enorme quello del 19 marzo), iniziative territoriali, resistenze agli sgomberi e discussione pubblica e partecipata intorno a una proposta radicale di trasformazione della città di Roma.

Proprio per il desiderio di non rimanere ingabbiati su un piano resistenziale, ma per passare all’attacco anche attraverso un testo che definisca dei punti su cui non c’è mediazione possibile, il percorso ha deciso trasformare il suo nome in un’affermazione: #decideroma. “Non ci basta partecipare, vogliamo decidere, vogliamo che decida la città” ha detto un’attivista nel suo intervento.

Nella giornata di oggi, sabato 23 aprile, un’assemblea di oltre 300 persone, che ha sancito un grande allargamento del percorso a numerose realtà, ha discusso e iniziato a scrivere la Carta di Roma Comune. A partire da 10 principi fondamentali che parlano di uso comune del patrimonio pubblico contro ogni possibilità di messa a bando dei “beni comuni urbani”, di rifiuto di un debito illegittimo, di necessità di nuovi diritti e nuove forme di welfare, di improrogabilità del tema della decisione sulle forme di organizzazione sociali e della gestione dello spazio urbano. Altri temi sono stati aperti durante il dibattito e andranno a estendere la portata della Carta: la questione della salute, quella dei servizi, la necessità di eliminare il termine “concorrenza” (seppur ricorra finora una sola volta).

L’assemblea si è interrogata a lungo sulla funzione dinamica del diritto e sull’esigenza di imporre trasformazioni radicali anche su quel piano. Non a partire da “velleità di rappresentanza slegate da forme di contropotere territoriali”, ma sulla base del portato di quelle lotte che innervano la città di Roma. Da diversi interventi, sono stati citati alcuni tra i principi costituzionali più avanzati, con l’idea che anche questi debbano essere campo di contesa e leve da azionare contro l’amministrativizzazione della regolazione sociale, contro lo strapotere di commissari e giudici della Corte dei Conti o del Tar.

L’assemblea ha espresso il desiderio di organizzare un confronto con i candidati sindaco a partire dai temi discussi oggi e, ovviamente, di ritornare nelle piazze: a sostegno delle vertenze aperte e per aprirne di nuove. Un nuovo monito è stato lanciato alle istituzioni cittadine: “a Roma si è messo in moto un meccansimo per cui siamo pronti a rispondere in tanti a qualsiasi tentativo di sgombero, la campagna non vuole difendere solo gli spazi che l’hanno avviata, ma tutte le realtà che svolgono un lavoro importante per la città e sono minacciate di sgombero”.

L’apertura del processo di scrittura della Carta segna uno straordinario avanzamento del percorso di #decideroma. La citazione conclusiva dell’assemblea, nel giorno in cui 400 anni fa morì Shakspeare, è tutto un programma: “Oh signori, breve è il tempo della vita…/Se viviamo, viviamo per camminare sulla testa dei re./Se moriamo, bello morire trascinando a morte anche dei principi” (Shakespeare, Enrico IV, atto V, scena II).

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