DIRITTI

Un primo passo per la libertà di Nunzio e Marco

Ieri il tribunale delle libertà: Nunzio è stato trasferito agli arresti domiciliari mentre Marco è a piede libero. Ma tanta è ancora la strada per la loro libertà e quella di tutte e tutti.

Il 24 settembre scorso ci svegliamo con una pessima notizia: Nunzio, storico esponente dei movimenti e del centro sociale Corto Circuito, è stato portato a Regina Coeli, mentre Marco, giovane attivista del centro sociale Spartaco è tradotto agli arresti domiciliari. Sono accusati di aver cacciato dal VII municipio i fondamentalisti cristiani e neofascisti di Militia Christi venuti a provocare durante una iniziativa istituzionale contro l’omofobia nelle scuole. Le accuse contro Nunzio sono molto gravi, per entrambi il regime di custodia cautelare appare una grossa forzatura punitiva: Nunzio deve stare in galera per quello che rappresenta (il pm lo ritiene in grado di “inquinare le prove” per il suo essere una persona riconosciuta in tutta la città), mentre a Marco vengono imposti gli arresti domiciliari, pur essendo accusato di “resistenza semplice” sospendendogli la condizionale.

Ora il Tribunale delle libertà ha alleggerito le misure cautelari per Nunzio e lasciato Marco a piede libero, ma la strada è ancora tanta, soprattutto perché questi arresti, al pari di altri vicende giudiziarie come gli attacchi ai Movimenti per il diritto all’abitare (il prossimo venerdì si terrà l’udienza per Luca e Paolo detenuti ancora agli arresti domiciliari), hanno il solo obiettivo di mettere i movimenti nell’angolo, trascinarli nella spirale repressione/lotta alla repressione. Arresti ad orologeria avevamod detto e lo ribadiamo, arrivati all’inizio di un autunno in cui studenti, precari, movimenti per i beni comuni hanno lanciato il guanto della sfida al Governo Renzi e alle politiche d’austerità.

Mentre si attendeva la certezza del pronunciamento del Tribunale da Torino arrivavano le richieste del pm per il così detto “maxi processo” ai No Tav: centinaia di anni di carcere per attivisti di tutta Italia.

Nei prossimi mesi non dovremo lasciare solo nessuno, nella consapevolezza che solo una nuova cultura garantista e un’offensiva sul terreno dei diritti e delle libertà ci permetterà di liberare davvero tutte e tutti assieme ai nostri compagni e alle nostre compagne.