Un giornale senza giornalisti?

Chiusura di Nuovo Paese Sera, la redazione in mobilitazione.

La proprietà ha intimato ai lavoratori di Paese Sera di non tornare nella loro redazione, all’indomani della scadenza dei loro contratti il 31 luglio. La loro colpa? Volerci vedere chiaro sulle trattative riguardanti il futuro della testata, sui soldi arretrati per dipendenti e collaboratori, non voler accettare un compenso già al di sotto dei minimi. Come se non bastasse nessuno dei redattori, nonostante il lavoro inequivocabilmente di natura giornalistica svolto, aveva un contratto da giornalista, bensì contratti di collaborazione a progetto. Così dal primo agosto, in teoria, si spegne una delle poche voci che raccontano Roma, un’esperienza che nei suoi due anni di vita è riuscita a fare un lavoro sul web molto più approfondito e certosino dei desk dei giornali online delle grandi testate nazionali. Ne abbiamo parlato con la redazione di Paese Sera.

In questi anni abbiamo visto testate attaccarsi con le unghie e con i denti alla possibilità di non chiudere. Il caso di Paese Sera sembra però diverso, con mesi di trattative che non approdano da nessuna parte, e con la sensazione che i proprietari vogliano dismettere in fretta e furia…

Sono stati mesi estenuanti, in cui si sono susseguiti tavoli e tavoli di trattativa tra la redazione, la proprietà e il sindacato. Lo scopo era ovviamente quello di salvare un giornale libero, che ha sempre cercato di raccontare la vita politica, sociale, culturale e politica della Capitale con obiettività. E poi c’è ovviamente la questione della tutela posti di lavoro e della dignità dei gionalisti. La nostra vicenda non è diversa da tante altre di cui si può leggere tutti i giorni sugli organi di stampa. Quello che stupisce e colpisce più di tutto, semmai, è che chiude un giornale di sinistra proprio quando la sinistra è al governo della Regione e del Comune.

Si parla poi di un nuovo socio pronto a entrare in scena, ovvero Parsitalia la società dell’imprenditore romano Parnasi, che non sembra però interessato a rilevare con la testata anche la società editrice del sito e del mensile, con il suo portato di esperienza e i suoi lavoratori che hanno fatto rivivere in questi due anni e valorizzato lo storico nome di Paese Sera.

Dietro la testata e la società c’è il lavoro dei giornalisti e di quanti hanno lavortao per portare avanti l’informazione al servizio del cittadino. Senza questo, ed è anche penoso doverlo sottolineare, la testata è solo un marchio e nulla più.

Tante parole di solidarietà dalla politica, cosa chiedete alle istituzioni?

Le istituzioni devono farsi garanti della libera informazione. La solidarietà è sempre apprezzata ma va garantita con i fatti.

Come pensate di portare avanti la vostra battaglia?

Oggi [31 luglio] è il nostro ultimo giorno di lavoro. La redazione di Paese Sera da domani resterà chiusa e il sito sarà spento. Un giornale che muore è una sconfitta per tutti. La nostra non è una battaglia campanilistica ma una battaglia culturale ed è quello che abbiamo cercato di raccontare con il nostro lavoro durante questi due anni e mezzo.


L’appello della redazione: “Non spegnete un’altra voce'”

Un giornale senza giornalisti. Oggi scadono i contratti dell’intera redazione di nuovo Paese Sera e la proprietà che da mesi è in trattativa con la società Parsitalia per la cessione delle quote societarie, ha minacciato di impedire dal primo agosto l’accesso ai giornalisti nella sede di via Carlo Emery 47.

Da quattro mesi i giornalisti non ricevono lo stipendio, così come i collaboratori che in alcuni casi vantano crediti da più di un anno. Nel corso di questo periodo l’azienda ha chiesto alla redazione continui sforzi per mantenere in vita il giornale proprio in vista della cessione delle quote e dell’ingresso di nuovo capitale.

La redazione, non senza difficoltà, ha sempre cercato di venire incontro alle richieste della proprietà, comprendendo il delicato momento dell’editoria. Lo ha fatto anche per un legame professionale e affettivo con ‘Paese Sera’ che ha visto i giornalisti coinvolti fin dalla fase di start up, nel 2011, per il rilancio della storica testata romana.

Tuttavia a pochi giorni dalla scadenza dei contratti, l’azienda ha deciso di far saltare in maniera unilaterale il tavolo di trattativa sindacale. Il pre-accordo tra i lavoratori e l’azienda, accettato a condizioni durissime dalla redazione, come nel caso delle ‘deroghe dei minimi’ salariali che permetteva il mantenimento dei posti di lavoro, è stato ulteriormente modificato al ribasso.

Si sta spegnendo così “la voce di Roma”, che per oltre due anni attraverso un quotidiano on line e un mensile cartaceo ha provato a raccontare la vita sociale, culturale, economica e politica della Capitale, con i suoi protagonisti, associazioni, movimenti e cittadini. Un giornale che è sempre stato al fianco dei lavoratori sostenendo le loro lotte e i cui lavoratori, oggi, vedono calpestati la loro professionalità, i loro diritti e la loro dignità.

Durante tutta la giornata di oggi le lavoratrici e i lavoratori di ‘Paese Sera’ metteranno in atto una protesta nella sede del giornale, in via Carlo Emery 47, e invitano i lettori ad unirsi a loro.

La redazione di Paese Sera, 31-07-2013

Paese Sera, 1971. Fonte: Aamod, Archivio audiovisivo del movimento operaio.