MONDO

Turchia, arrestato un altro giornalista-documentarista

Kazim Kizil è stato preso dalla polizia di Erdogan dopo che Anadolu Agency, agenzia informativa del governo, lo ha additato come un provocatore. Come tanti altri, è accusato di offese al presidente via social media. Nelle prigioni turche ci sono 241 giornalisti . Riceviamo e pubblichiamo l’appello degli amici, sostenendo la loro richiesta: Kazim libero subito!
Turchia, attaccata la redazione di Sendika.org e arrestato il direttore

Il citizen journalism non è un crimine! Kazim Kizil libero!

Kazim Kizil è l’emblema del citizen journalism.

Formalmente, è un farmacista. È così che si guadagna da vivere. Nel tempo libero e con i suoi risparmi segue le sue passioni: mettere in dubbio l’autorità, documentare la verità; lo fa con attitudine artistica, condividendo tutto con chi osa provare a sapere. Tra le molte altre cose, è molto produttivo come scrittore, fotografo, regista, documentarista e giornalista. Ha documentato gli scioperi dei lavoratori, le azioni femministe e lgbtiq, la rivolta di Gezi, l’esplosione nella miniera di Soma, la crisi migratoria, il genocidio e la distruzione in Kurdistan. Ha girato un impressionante documentario sui contadini che difendevano i propri alberi in Yirca. Ha dato voce e visibilità alla popolazione oppressa in Turchia. Nessuno lo ha mai pagato per fare tutto questo. Si è autofinanziato l’attrezzatura, il trasporto e tutte le spese. L’ha fatto per supportare i diritti umani fondamentali delle persone  nonostante questo significasse mettere costantemente a rischio la propria vita. Era lì quando, nel 2015, la prima bomba ha colpito Amed. Non sono riusciti a fermarlo né  le aggresioni della polizia, né una bomba da mortaio esplosa  a pochi passi da lui, al confine con Kobane. 

E’ stato classificato e messo sotto osservazione come provocatore dalla Anadolu Agency, centro di propaganda del Governo. Il 21 aprile il tribunale ha confermato il suo arresto con l’accusa di oltraggio al presidente senza fornire nessuna prova. La vera ragione del suo arresto è stata confessata dal procuratore e dal giudice. Prevedono una grossa mobilitazione, come quella di Gezi, e pensano che persone come Kazim inciteranno la rivolta.

Kazim è stato denundato, perquisito e gli è stata negata l’acqua per tre giorni nella stazione di polizia prima che lo trasferissero alla prigione di tipo T Menemen. Le prigioni turche sono note per i frequenti casi di tortura. Nella prigione di Sakran,  che “è fra tutte la principale prigione nella quale sono applicate sistematicamente vessazione e tortura“, i detenuti hanno portato avanti uno sciopero della fame della durata di 64 giorni, che poi si è diffuso in molte altre prigioni. Ci sono state denunce di un gruppo speciale di veterani e poliziotti che hanno continuato a torturare i detenuti in scioperto della fame. Nel mezzo di una mancanza di consapevolezza pubblica, pochi giorni fa una chiamata del KCK ha interrotto questi scioperi. In questo brutale sistema penitenziario, Kazim è in detenzione preliminare indeterminata perché la data del processo non è fissata.

 

Le prigioni turche sono letteralmente sovraffollate di prigionieri politici. Nel dicembre 2016 è stato dichiarato dal Comitato per la protezione dei giornalisti il record storico mondiale (CPJ), con 81 arrestati. Ad aprile 2017, ci sono 231 i giornalisti detenuti, senza contare Kazim Kizil. Lui è una delle miglia di persone rinchiuse per presunti insulti al presidente via social media.

Oltre ad azioni in strada e una conferenza stampa, gli amici di Kazim hanno aperto una pagina facebook e una petizione su change.org, che chiede il suo rilascio prima del processo.

Anche tu puoi aiutare Kazim diffondendo la notizia.

Per contatti: freekazim@globalrevolution.tv

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Fonte: freekazim