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Trionfo di Piñera in Cile: la destra dà il via libera al suo progetto a lungo termine

Anche in Cile le elezioni consegnano il paese alle destre, in linea con l’ondata reazionaria che sta investendo il Sud America

Il travolgente risultato ottenuto dalle forze conservatrici conferma la svolta del cono sud del continente verso politiche neoliberiste.

Lo scarto significativo di nove punti a favore dell’imprenditore ed ex-presidente cileno Sebastián Piñera, che ha ottenuto il 54,5% dei voti (3.795.896 preferenze) a fronte del 45,4% (3.160.225 voti) ottenuto dal candidato governativo Alejandro Guillier, permette alla destra di reinsediarsi nel palazzo del governo de La Moneda ed avviare il proprio progetto politico, ovvero restare al potere per almeno otto o dodici anni.

Sotto questo aspetto si trova in una posizione piuttosto favorevole in vista dell’inizio della legislatura a marzo 2018, mentre le risicate proiezioni realizzate alla vigilia del voto che parlavano di una differenza di non più di due punti, ovvero intorno ai 150mila voti, si sono sciolte come neve al sole.

Le prime ore della giornata elettorale sembravano confermare le previsioni, anche in virtù del fatto che la stampa dava notizia della scarsa affluenza in alcuni seggi elettorali, spingendo così entrambi i candidati ad aumentare la frequenza degli appelli ai propri elettori affinché andassero a votare.

È stato del tutto inutile, perché anche se l’affluenza è aumentata fino al 49% (al primo turno era stata del 47%), la maggioranza degli elettori ha preferito il candidato di Chile Vamos [Forza Cile – ndt], che ha visto così aumentare dell’8% la propria base elettorale di circa tre milioni con cui aveva iniziato la giornata, se contiamo anche i voti portati dal candidato di estrema destra, José Antonio Kast.

Per quanto riguarda Guillier, ha aumentato il proprio consenso di quasi 1,7milioni di voti grazie anche a quelli portati da Beatriz Sánchez, Marco Enríquez y Carolina Goic, ma non è stato sufficiente per ottenere la rimonta auspicata dalle forze governative. La campagna di Piñera è stata più efficace, concentrandosi nella critica alle riforme realizzate durante l’attuale amministrazione di Michelle Bachelet.

I risultati di domenica 17 dicembre concludono il percorso di affermazione delle destre nel cono sud del continente latinoamericano.

Altro dato rilevante dei risultati del secondo turno delle presidenziali transandine [l’articolo è di una rivista argentina – ndt] è che con l’elezione di Piñera la destra supera i propri limiti elettorali e riesce ad aumentare il proprio margine di crescita, presentando già tre possibili successori del presidente appena eletto: Manuel José Ossandón, Felipe Kast e suo zio José Antonio.

Questo terzetto di aspiranti candidati al futuro governo esprime tre anime diverse all’interno della destra, e questo potrebbe trasformarsi in un grattacapo per la gestione futura del presidente eletto.

Piñera non si è lasciato trasportare dall’euforia del trionfo e ha preferito la cautela. “La strada verso tempi migliori non sarà facile” ha dichiarato dal palco preparato sull’Alameda, principale arteria di Santiago del Cile, continuando a rafforzare la retorica di unità della transizione degli anni ’90 secondo la quale “i risultati non si ottengono da un giorno all’altro e dobbiamo stabilire le nostre priorità equamente. Per governare bene abbiamo bisogno del sostegno di tutti i cileni”.

Con questo messaggio Piñera intende rafforzare i ponti costruiti con il centro politico cileno, uno dei motivi principali del trionfo travolgente di questa domenica.

Guiller: “Abbiamo subìto una sonora sconfitta”

Un’atmosfera di amarezza circolava tra coloro che si avvicinavano al presidio elettorale governativo. Lo si poteva osservare nei volti dei responsabili della campagna di Alejandro Guiller e dei parlamentari nel momento in cui hanno visto la tendenza dei primi risultati nella tarda notte cilena.

Tutti i presenti avevano ben chiaro che i comizi rappresentavano il colpo definitivo alla coalizione di governo di Nueva Mayorìa [Nuova Maggioranza – ndt] con il quale si sarebbe potuto iniziare il processo di ricostruzione.

Questo scenario era l’asse portante del messaggio che Alejandro Guillier ha dato ai propri sostenitori, presentandosi su di un palco allestito sobriamente accompagnato dalla sua famiglia e senza rappresentanti politici. Oltre ad aver riconosciuto la vittoria di Piñera, ha dichiarato che “Abbiamo subìto una sonora sconfitta ed è dalle sconfitte che si impara di più”.

Allo stesso tempo, però, ha rafforzato il suo appello al rinnovamento “della nostra leadership e delle nostre forme di azione politica: aprirci ai movimenti sociali, alla cittadinanza, andare in giro per il paese e parlare con la gente”. L’ormai ex-candidato ha poi evidenziato i prossimi obiettivi da perseguire: “Imparare da questa lezione, studiare i risultati e ricostituire un’opzione democratica basata sui principi di solidarietà, libertà e uguaglianza delle opportunità”.

Infine, Guillier ha messo l’accento sul suo ruolo in un’opposizione “repubblicana e costruttiva” e sulla volontà di rimanere nella coalizione derivante dal futuro processo di cambiamento di Nueva Mayorìa: “Mi impegno a continuare a lavorare per l’unità e il rinnovamento del progressismo”.

La sconfitta della Bachelet nella difesa della propria eredità politica

Gli obiettivi della presidente Michelle Bachelet in questa tornata elettorale erano due: evitare di consegnare per la seconda volta la fascia presidenziale a Sebastián Piñera e difendere in toto il lascito di riforme iniziato durante il suo mandato. Il primo non è stato raggiunto, mentre il secondo bisognerà attendere ancora.

Dalla notte dello scorso 19 novembre, la Bachelet ha assunto buona parte del protagonismo nella campagna per il secondo turno, sostenendo continuamente come in ballo non ci fosse soltanto il trasferimento del potere ma la continuità e il rafforzamento del processo di riforme. Tuttavia, lo schieramento presidenziale non è riuscito a garantire il successo al candidato governativo.

Il volto avvilito durante il saluto telefonico di rito a Piñera illustrava perfettamente lo scenario che a La Moneda avevano immaginato solo nelle peggiori delle ipotesi. Il conseguente silenzio presidenziale è stato soltanto la conferma del funerale che si celebrava nel palazzo.

L’onere del comunicato del governo è ricaduto sulla portavoce Paula Narváez, la quale ha ricordato come nei prossimi tre mesi “Bisogna continuare a lavorare fino all’ultimo giorno, come abbiamo sempre detto, per rispettare gli impegni presi con la cittadinanza”.

Nella stringata dichiarazione pubblica, e senza rispondere alle domande della stampa, ha poi fatto notare come “Davanti a noi abbiamo ancora quasi tre mesi di governo e, come sapete, abbiamo molte iniziative importanti da dover portare avanti”.

Articolo originale pubblicato in spagnolo su notasperiodismopopular

Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress