Te la do io l’America

Quale futuro, a partire dal suo passato, per il cinema occupato di Trastevere?

Un tempo c’era il Teatro Lamarmora. Dal 1956 quell’area, stretta tra edifici che puntano con il loro attaccarsi l’uno all’altro alle pendici del Gianicolo, ha ospitato L’America uno dei tanti cinema di cui era ricca la città.

Un edificio singolare e conosciuto per essere “architettonicamente “ risolto, in facciata, da un susseguirsi di pilastri che sostengono un’ardita pensilina diventata nel tempo un elemento di riconoscibilità urbana all’interno del tessuto di Trastevere.

Oggi, l’America, è un’occupazione che, in pochissimi giorni, è riuscita a far rivivere quello che una proprietà incosciente ha condannato, nell’indifferenza delle istituzioni, al degrado. Un degrado che l’attuale proprietà ( 1.srl. Roma) intende continuare demolendo il manufatto per lasciare il posto a case.

Il piano Regolatore voluto dal sindaco amante del cinema ( Veltroni) permette infatti che le sale cinematografiche possano scomparire per farsi case ( rendita) destinando il 50% della nuova superficie ad attività culturali ovviamente rigidamente private ( profitto).

L’America diventerà, secondo il progetto presentato, così un edificio su quattro livelli . Il primo, posto alla quota stradale di via Natale del Grande, prevede una libreria, l’ingresso alle scale ed ascensori degli spazi residenziali, l’accesso, tramite rampa, al parcheggio interrato su due (!!) livelli e, sopra tutto questo, venti appartamenti per un totale di 1050 metri quadri.

Sembrerebbe , a rigor di piano tutto regolare, solo che l’occupazione dell’America è riuscita a porre correttamente la domanda: si può andare avanti così permettendo operazioni di rendita e conseguente miseria urbana? Si può ancora parlare di regolarità ?ricordando che negli ultimi tre anni sono stati chiusi oltre quattrocento tra teatri e cinema.

L’occupazione dell’America e la programmazione della propria attività culturale che quotidianamente in quella sala si svolge non possono finire con la solita cannibalizzazione palazzinara.

Anche dell’America e della salvaguardia di esperienze simili parla la manifestazione di sabato 19.