MONDO

Il tagliaerba di Trump ha falciato la Net Neutrality

Trump e il governo americano infrangono le regole della così detta ‘neutralità delle rete’. Se a perdere saranno i gli utenti della rete, a guadagnarci potrebbero essere i colossi privati.

“Dobbiamo accendere il tagliaerba e rimuovere quelle regole che stanno ostacolando gli investimenti, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro”. Queste le parole di Ajit Pai (in foto), presidente della FCC (Federal Communication Commission), pronunciate al suo insediamento pochi giorni dopo l’elezione di Trump. Una promessa, quella di eliminare la Neutralità della Rete (Net Neutrality), che ha trovato compimento ieri sera, quando la FCC, authority americana delle telecomunicazioni, ha abrogato l’Open Internet Order firmato da Obama nel 2015, legge che classificava i fornitori di banda come servizi per le telecomunicazioni, quindi considerati in base al Communication Act del 1934 come common carriers, servizi ad accesso universale.

Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo ripensare alla Rete fuori dai feticismi e degli immaginari cloud, che tendono a farci dimenticare la fisicità dei cavi, dei cluster di server che immagazzinano dati su dati, e a chi detiene il controllo di questi. Per Internet Service Provider (ISP) si intendono quei servizi commerciali che forniscono la connessione. Ad esempio, mentre in America queste sono aziende come Comcast, Verizon e AT&T, in Italia sarebbero Tim, Vodafone o Fastweb. La Neutralità della Rete, quindi, è quel principio giuridico che impone ai provider di gestire la trasmissione dei dati senza imporre restrizioni arbitrarie e senza privilegiare un servizio rispetto ad un altro. Se i sostenitori della NN chiedono quindi una Rete senza corsie preferenziali, i repubblicani e i sostenitori del libero mercato fanno appello da un lato alla libertà del provider di poter gestire la propria infrastruttura senza restrizioni, dall’altro alla libertà del servizio cliente “di poter pagare di più” degli altri, per godere di un miglior servizio. Inutile ribadire che questa seconda opzione viene venduta insieme alla promessa di nuovi posti di lavoro, ricchezza per il paese, e una manciata di belle parole su un fantomatico progresso tecnologico. Sostanzialmente la decisione presa ieri sera, trasformerebbe la Rete in un autostrada a doppia velocità, dove chi paga di più viaggia più veloce.

Per quanto riguarda l’Europa, le scelte dell’Unione sono ancora vaghe in merito alla questione, e la scelta statunitense avrà sicuramente un’influenza. Per quanto riguarda alcuni singoli paesi, in Portogallo la compagnia telefonica Meo ha iniziato da poco a offrire contratti con piani dati limitati ad app specifiche. E’ presumibile che per godere di questo favore le aziende in questione abbiano pagato la compagnia. Con Vodafone, in Spagna, l’utente può acquistare singoli pacchetti per video, social o musica. A battersi convintamente per la neutralità, in Europa, è il collettivo di avvocati francesi La Quadrature du Net (qui intervistato), che nel 2002 ha svolto un ruolo cruciale nell’opposizione all’ACTA. Sul loro sito si può leggere “la neutralità della Rete è il principio che garantisce che gli operatori telefonici svolgano soltanto il ruolo di trasmettitori, senza che questi possano discriminare utenti, comunicazioni o accessi.” Non solo una questione economica quindi, ma anche di vigilanza sulla libertà di espressione e di vincolo alla censura.

È da notare, che se a chiedere l’abolizione della neutralità sono ovviamente i provider, che così potranno imporre sovrapprezzi e contratti premium ai clienti, a sostenerla, oltre ad attivisti e democratici, sono proprio quelle aziende che dei provider fanno uso per raggiungere l’utente, tra cui piattaforme come Google, Facebook o Netflix, che stanno già correndo alle armi promettendo una battaglia legale all’ultimo sangue. A tal proposito, fu proprio nel 2014 che scoppiò una rivalità tra Netflix e Comcast, il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti, a causa della richiesta di quest’ultimo di un pagamento per la distribuzione di contenuti. Netflix si appellò alla neutralità della Rete. Altri casi: nel 2005 in North Carolina un gestore ha bloccato un servizio VOIP, tipo Skype. Questi si sono rivolti al garante della neutrality e il servizio è stato ripristinato. In Guatemala si fa spesso uso di due diverse schede SIM di due diverse compagnie, perché una offre accesso gratis a Facebook, l’altra a Whatsapp.

È uno scontro tra colossi, tra un potere normativo e uno che potremmo definire anarcocapitalista. Uno scontro che si sta ramificando sempre di più, dalla gestione dei dati a quello delle criptovalute, e nel quale le piattaforme digitali riescono, in virtù della proprietà, a garantirsi un potere contrattuale e decisionale paragonabile se non superiore a quello dei servizi pubblici e degli enti statali. Uno scontro nel quale la rivendicazione di una Rete (e della tecnologia) come bene comune rischia di venire schiacciata da due contrapposte, ma entrambe privatistiche, forme di potere.