TERRITORI

Strage di Bari: la nostra rete ferroviaria è classista

Scontro tra due treni nel Barese, nei pressi di Andria. Studenti e pendolari tra le vittime. L’incidente è una casualità o il risultato di anni di tagli alle ferrovie nel Mezzogiorno?

Venti morti e decine di feriti. Un bilancio ancora provvisorio quello dell’incidente che ha coinvolto due treni che viaggiavano sulla rete ferroviaria che attraversa la campagna tra Andria e Corato, nel Barese.

Lo scontro è avvenuto su una linea a binario unico, come ancora se ne trovano tante nel Sud Italia. Mentre ancora non si riesce a spiegare come sia stato possibile che i due treni si siano ritrovati a viaggiare contemporaneamente sullo stesso binario, si scopre che il raddoppio della linea ferroviaria, finanziato dall’UE, è pronto dal 2012 ma è bloccato per ragioni amministrative.

Pendolari e Meridione, d’altro canto, non sono mai stati tra le priorità del governo, perlomeno per quanto riguarda il trasporto ferroviario. Nell’autunno del 2014 Il Mattino, parlando degli investimenti del governo in ferrovie, denunciava come al Sud, tra Sblocca Italia e Legge di Stabilità fossero destinati solo 1,2% dei fondi stanziati sull’intero territorio nazionale. D’altronde è proprio al Sud che, negli ultimi anni, si è ridotto progressivamente il volume del trasporto su rotaia offerto ai cittadini. Soprattutto quello destinato ai pendolari e ai treni con tariffe più economiche, mentre al nord si moltiplicano le corse ad Alta Velocità.

Legambiente, nel rapporto Pendolaria 2015, denuncia tagli al servizio ferroviario regionale che in media si aggirano attorno al 6%, con picchi del 12% in Sicilia. In Puglia la riduzione dei servizi è stata del 3,6%, con un aumento delle tariffe dell’11,3%. La riduzione del servizio non ha riguardato solo il numero di treni, ma anche 1200 km di ferrovia che sono stati chiusi nel periodo 2010-2015. La maggior parte di esse sono linee regionali, utili per i pendolari ma fuori dal business del TAV e dalla nuova frontiera degli investimenti ferroviari. Il calo degli investimenti nel Meridione ha anche un impatto sulla manutenzione e sulla sostituzione delle carrozze. In Puglia, ad esempio, oltre il 60% dei treni in circolazione ha più di vent’anni, con problemi immaginabili in termini di comfort e sicurezza ei viaggiatori.

Un progressivo e inesorabile definanziamento delle infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno, condizioni sempre peggiori per chi viaggia, separazione tra viaggiatori di serie A e viaggiatori di serie B, questo il quadro disegnato da Legambiente. Con un dibattito politico schiavo dell’ideologia delle grandi opere – come il Ponte sullo Stretto di Messina – ma incapace di prendere le decisioni che servono: rifinanziamento delle tratte regionali e pendolari, per garantire ai viaggiatori di potersi spostare comodamente e, soprattutto, in sicurezza.