Storia di un’insurrezione

17,18, 19 maggio Nuovo Cinema Palazzo e Festival di Storia presentano tre giorni dedicati alla Comune di Parigi.

“La Comune di Parigi – Storia di un’insurrezione l’iniziativa promossa dal Nuovo CInema Palazzo e dal Festival di Storia: leggi tutto il programma.

È trascorso quasi un secolo e mezzo da quei giorni del 1871 che videro la nascita e, purtroppo, la repentina fine dell’esperienza della Comune di Parigi.

Quella primavera rivoluzionaria è spesso richiamata come uno dei momenti più illuminati della storia moderna delle lotte sociali, significante e significato di un’utopia che, per tre mesi, è sembrata realtà.

Dal 1789, nonostante due imperatori e diversi tentativi di restaurazione, il ricordo delle macerie della Bastiglia si impresse indelebilmente nell’animo del popolo parigino che, per ben tre volte (1830-1848-1851) riaccese la miccia del conflitto facendo esplodere la rivolta. Anche quando, il 4 dicembre 1851, il fervore rivoluzionario sembrò subire il colpo mortale nel massacro del Boulevard

Montmartre, in quello che Hugo definì «l’assassinio di un popolo per mano di un uomo», quella fiaccola non si spense. Sempre Hugo scrisse che quella città «dove il fuoco della rivoluzione sembra covare sempre sotto la cenere», attendeva soltanto che «qualcuno soffiasse dall’alto, e la brace ardente si sarebbe sollevata e avrebbe coperto di scintille la città». E questo momento arrivò. Si fece attendere vent’anni, ma arrivò. La disfatta di Sedan, la caduta di Luigi Napoleone, la proclamazione della repubblica e la volontà di cambiamento sociale portarono al 18 marzo 1871: il popolo di Parigi si rifiutò di riconoscere Thiers, soppresse l’istituzione parlamentare e si auto-proclamò Commune. In soli settantuno giorni si approvarono riforme che prevedevano la separazione dell’insegnamento laico (pubblico) e di quello statale; si riqualificarono le officine in disuso affidandone la gestione ai sindacati degli operai; si bloccarono i pagamenti degli affitti delle case poiché «è giusto che anche la proprietà sopporti la sua parte di sacrifici»; si stabilì che i tribunali fossero uguali per tutti e che i giudici potessero essere eletti; furono riaperti i musei e furono dati incentivi alla cultura e alla produzione artistica, molte delle nuove commissioni create furono presiedute da artisti, come Courbet, e – allo stesso modo – un gran numero di letterati, pittori e scienziati si impegnò personalmente nella vita politica comunarda (Rimbaud, Hugo e Verlaine furono tra questi); le donne divennero protagoniste, e Louise Michel divenne il loro simbolo.

Questi brevi cenni non sono casuali se si pensa alla condizione attuale: sempre di più alcuni territori stanno ragionando e mettendo in atto delle forme di autogoverno volte a risolvere, su scala locale, quelli che non sono altro che i problemi provocati dalle decisioni della Troika. Non si può più pensare alla divisione tra il particolare delle comunità, dei quartieri, delle città e l’universale dei grandi equilibri economici globali. Proprio per questo, in un luogo come San Lorenzo (dove il Cinema Palazzo risiede e insiste) si è avviato un percorso chiamato “Libera Repubblica di San Lorenzo” volto a riappropriarsi del territorio e di tutte quelle questioni non più delegabili ad “altri”: la speculazione immobiliare imperante e gli affitti che oramai stanno divenendo insostenibili; i tagli alla cultura, il totale disinteresse da parte delle istituzioni per la tutela dei beni artistici e architettonici e l’incompetenza imperante in materia di istruzione pubblica e università; la recessione industriale del nostro paese e i licenziamenti di massa; le ormai consuete vicende giudiziarie dell’attuale classe dirigente che, ebbra di potere, cerca in tutti i modi di preservarsi approvando nuove leggi contrarie a ogni giustizia.

Ben lungi dal voler tracciare un parallelismo, si riconoscerà il valore del metodo d’indagine: utilizzare l’analisi storica per riappropriarsi del presente in modo critico e scevro da semplici etichette e da interpretazioni consumate. È proprio questo uno degli obiettivi principali del Festival di Storia fin dalla sua nascita: discutere di Storia e delle storie che la compongono recuperando il valore del confronto, e a volte persino dello scontro che su alcuni temi è inevitabile, ma sicuramente costruttivo. Con tutte le personalità che in quest’anno sono intervenute al Cinema Palazzo all’interno del festival si è sempre stabilito un rapporto di scambio che ha dato vita a momenti di grande emozione e, mai, alla lectio magistralis. Ed è questo che pensiamo di fare anche con la Comune, indagare il lato politico come quello artistico, parlare della fortuna di quest’esperienza analizzando le modalità con le quali, oggi, si parla di quei mesi del 1871. Per far questo abbiamo pensato che l’intervento di Peter Watkins fosse fondamentale. L’abbiamo invitato poiché, attraverso la sua ricostruzione particolare, infatti, si riesce a entrare in quelle strade, ad “ascoltare” quei personaggi magari pensando che la realtà non fosse poi così diversa. Perciò proietteremo per intero (e cioè per sei ore) il film-documentario del regista inglese durante la serata di sabato, cercando anche di restaurare l’importanza del cinema come luogo di cultura e non soltanto divertissement post-moderno. Inoltre, cercheremo di non tralasciare nessun aspetto della kermesse organizzando un pranzo a tema per domenica e invitando tutti agli ormai celebri repas del Cinema Palazzo. Infine, per la serata di chiusura, accoglieremo con gioia il concerto della banda della scuola popolare di musica di Testaccio che ci presenterà il suo repertorio di “canti di lotta” forte del suo organico di ben ottanta (!) elementi.

Ma come presentazione può bastare: non resta che dare l’appuntamento per venerdì, sabato e domenica 17/18/19 maggio al Cinema Palazzo per la tre giorni del “Festival di Storia” dedicato alla Comune di Parigi.