Siamo l’altro estremo

In Grecia lavoratori precettati e diritto di sciopero negato
*Traduzione a cura di AteneCalling.org, tratto da Rednotebook
Un mondo intero ci divide da Antonis Samaras. Nel 2011, però, è stato lui, parlando in parlamento come leader dell’opposizione, ad avvertire il Pasok che affrontare le reazioni sociali “con l’applicazione di metodi di ispirazione dittatoriale” innesca l’esplosione sociale.
Un mondo intero ci divide da Stefanos Mànos. Oggi, però, è lui che ci ricorda che in base all’articolo 22, paragrafo 4 della Costituzione “ogni genere di lavoro obbligatorio è vietato”. Anche se non si occupa del paragrafo dello stesso articolo (là dove dice che lo stato vigila per creare delle condizioni di piena occupazione per tutti i cittadini e per il progresso morale e materiale della popolazione attiva, rurale ed urbana), l’uomo che nel dicembre 2008 chiedeva l’intervento dell’esercito contro gli insorti, oggi dice qualcosa che nessun partner del centro o del centro sinistra del governo ha la sensibilità di dire.
Da Antonis Roupakiotis [attuale ministro della giustizia, deputato di DIM.AR, n.d.t.] ci divide la sua partecipazione al governo della destra più estrema che abbia conosciuto il paese dal 1974. Era stato lui, però, che già dal 2006 sottolineava che l’illegittimità della precettazione, visto che anche una semplice lettura dell’articolo 16 della L2936/2011 “convince che non è previsto lo sciopero come causa di disturbo della vita economica e sociale, come viene sostenuto dal governo per giustificare una tale decisione”. È lui stesso che oggi tollera un’altra precettazione, come tollera una banda che, dietro il segretario generale del governo, vuole “surgelare” con fermezza e deviazione l’unico tentativo legislativo pensato finora per affrontare la violenza neofascista, una proposta di legge che porta la sua firma.
Se la precettazione è illegale, incostituzionale e costituisce un metodo dittatoriale, se il governo che la applica è lo stesso che sogna Alba Dorata come futuro partner governativo, e se nel caso degli insegnanti arriva all’apice l’isteria neoliberale che vuole che ogni sciopero venga affrontato come una situazione di emergenza (quindi tutto viene permesso alle “corporazioni” e agli “estremi”), allora è il momento di assumere la responsabilità dell’estremità che ci spetta.
Dal sito spiritoso “Protagon” fino al giornale di stampo stra-giallo “Proto Thmea” e dal governo tripartito fino ad Alba Dorata, le voci più diverse si coordinano contro le “corporazioni”, i “non qualificati”, i “sistemati” ed i “sindacalisti”, che fanno dei giochi micro-politici sulle “spalle dei nostri figli”. I ragazzi a loro volta, devono scordarsi degli svenimenti causati dalla fame, dei termosifoni senza gasolio, delle fotocopie al posto dei libri, dell’Organizzazione per la Pubblicazione dei Libri Educativi, che è stata chiusa, dell’abolizione dell’infanzia e della perpetuazione dell’adolescenza. Devono dimenticarsi del reddito dei loro genitori, che non basta per i loro studi, dei salari estoni e ungheresi dei loro insegnanti e della loro “espulsione” dai corsi che coprono con più velocità la materia scolastica, delle persecuzioni come “spergiuri” (cioè come manifestanti), della pratica del divieto dei loro scioperi, della loro umiliazione come lavoratori.
Dal sito spiritoso “Protagon”, fino allo schifoso giornale “Proto Thema” e dal governo tripartito fino ad Alba Dorata, le distanze dovrebbero essere enormi. La posizione però è comune: contro i “sindacalisti” e gli “estremisti”, in blocco. Contro la società, che, nonostante tutto quello che ha subito, continua ad insistere ad esistere. Per l’ideale di un’istruzione senza istruttori e per l’egemonia ideologica dell’ “eccellenza”, sostituto della vecchia “meritocrazia” che è fallita ed è stata smentita come eccipiente, nel mezzo del crollo, degli strati medi, per lasciare il suo posto alla visione dei moderni nobili.