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Sciopero generale in Brasile contro la riforma del lavoro di Temer

Questo venerdì 28 l’insieme delle federazioni sindacali operaie del Brasile metterà in campo una prova di forza dalla quale ci si aspetta un alto grado di partecipazione e ripercussioni. Si tratta di rifiutare la riforma del lavoro e delle pensioni volute dal governo di Michel Temer.

Si tratta del primo sciopero generale dal 1996. È stato convocato sia dai sindacati lealisti che da quelli oppositori, per rifiutare le riforme del sistema lavorativo e previdenziale che il Congresso dibatterà a partire dalla proposta dell’Esecutivo. Entrambi i progetti sono appoggiati dal Fondo Monetario Internazionale e funzionano da complemento al congelamento della spesa pubblica per i prossimi 20 già approvato.

Faremo il più grande sciopero generale della storia del Brasile” ha assicurato il presidente della Central Unica de Trabajadores (CUT), Vagner Freitas. Hanno già confermato la propria adesione a quella che si anticipa come una giornata storica gli autisti di autobus, treni, aeroporti, docenti, medici e i principali sindacati industriali del paese, tra gli altri. Anche i movimenti sociali parteciperanno alla prova di forza con blocchi stradali e agli accessi delle città.

Il primo dei progetti è una riforma del lavoro che modifica norme vigenti nel Paese dal governo di Gitulio Vargas. Tra i punti centrali si trovano l’eliminazione delle contrattazioni collettive tra sindacati e imprese, l’autorizzazione al datore di lavoro a dividere i 30 giorni di ferie in tre tranche, la riduzione del 50% la multa per licenziamento senza giusta causa e l’eliminazione della figura dell’assicurazione di disoccupazione pagata dallo Stato attraverso fondi padronali, che attualmente è di un massimo di 1700 dollari divisi in quattro quote.

Inoltre, crea nuovi tipi di contratti e prevede che i lavoratori abbiano una “autonomia individuale”, cosa che cambia il paradigma secondo cui nel rapporto di lavoro l’impiegato sia la parte debole. A ciò si aggiunge che la nuova legislazione entrerebbe in contraddizione con varie sentenze del Tribunal Supremo de Justicia de Brasil a favore dei lavoratori che hanno costruito una giurisprudenza progressista per il Brasile.

Allo stesso tempo, il progetto di Temer prevede l’ampliamento degli straordinari per le giornate di lavoro da 12 ore (con 36 minuti di pausa) senza la necessità di un accordo collettivo e modificazioni in materia di pagamenti delle ore extra. A tutto questo va sommata la possibilità che le imprese firmino contratti diretti con i suoi impiegati senza la mediazione dei sindacati.

A ciò si aggiunge che la legge proposta abilita alla creazione di contratti di “lavoro intermittente”. “L’impiegato è a disposizione dell’impresa e viene chiamato quando si ha bisogno di lui. Il lavoratore non sarà a conoscenza né di quando lo chiameranno, né quanto guadagnerà” afferma a El Cronista lo specialista di diritto del lavoro Wagner Luis Verquietini.

Questo insieme di misure che compongono una profonda flessibilizazione del lavoro, è stata approvata alla Càmara de los Diputados questa settimana e manca solamente l’approvazione del Senato per essere definitivamente licenziata.

D’altra parte, la riforma delle pensioni inizierà ad essere discussa il prossimo mese, e sebbene abbia già subito alcune modificazioni in seguito ad una serie di proteste, come lo sciopero del 7 di aprile, continua ad essere una norma regressiva. Il progetto iniziale prevedeva che sarebbe stata obbligatoria una contribuzione di 49 anni per raggiungere il pensionamento integrale, ed è stata modificata per proporre “solamente” 40 anni di contributi. Attualmente la normativa esige 30 anni di contributi per le donne e 35 per gli uomini.

* Tratto da: notas periodismo popular