ROMA

Salviamo il lago di Bracciano, bacinella in mano ad Acea

Reportage dal lago di Bracciano, dove la crisi idrica è sempre più preoccupante. I cittadini si organizzano contro l’immobilismo istituzionale e le responsabilità di Acea

A prima vista un sabato pomeriggio ad Anguillara Sabazia assomiglia a quello di tante altre piccole città italiane. Ci sono persone a passeggio, bambini che giocano, oltre a un certo via vai di gente sul lungolago e intorno ai bar e ai ristoranti della piazza principale. C’è anche qualcuno che fa due passi sulla spiaggia. Una spiaggia che però fino ad alcuni mesi fa non esisteva neppure perché era sommersa da circa un metro e ottanta centimetri d’acqua. È come se in poco tempo al lago fosse stata asportata tutta la parte più superficiale. Lo studio della geologa Sara Taviani, che potete leggere QUI, chiarisce i numeri della crisi idrica, ma come è stato possibile arrivare a questo punto?

A questa domanda Graziarosa Villani, presidente del Comitato di difesa del lago di Bracciano, risponde in modo secco: «Il lago è stato usato come una bacinella da cui prendere acqua quando se ne aveva bisogno. Non è la prima volta che il livello delle acque varia, ma un abbassamento così veloce non ha precedenti recenti». L’Azienda comunale energia e ambiente (Acea), la società che rifornisce d’acqua ed elettricità Roma e altri comuni dell’Italia centro-meridionale, viene considerata il principale responsabile dell’abbassamento a causa dei prelievi intensivi effettuati fra la fine del 2016 e l’estate del 2017. Nello stesso periodo le piogge sono state scarse e così il lago non è riuscito a compensare le perdite. Durante gli ultimi mesi del 2017 il livello dell’acqua è cresciuto solo di qualche centimetro non lasciando presagire niente di buono in vista della prossima estate. Aggiunge Villani: «Grazie a una concessione del 1990 l’Acea paga poco più di 700 euro per prendere l’acqua dal lago e così ha un ampio margine di guadagno. Per sua stessa ammissione (nel bilancio di sostenibilità 2016 pubblicato dall’azienda, ndr) la rete idrica perde il 45% dell’acqua immessa. Prima di ricorrere ancora al lago sarebbe meglio investire per ridurre questo spreco. Inoltre per i romani il problema dell’acqua inizia dal rubinetto e finisce allo scarico del lavandino, non si chiedono da dove arrivi, non lo considerano un bene prezioso».

 

Siamo sul molo di Anguillara e, mentre parla, Villani mostra un’asta graduata che misura il livello dell’acqua del lago. Ci sono diverse opinioni sulla quota minima considerata accettabile (il cosiddetto zero idrometrico), ma basta guardare la motonave in secca vicino al paese di Bracciano o la distanza del molo di Anguillara dal pelo dell’acqua per capire che il cambiamento è stato profondo.

 

Non tutti sono così preoccupati e pensano che il lago presto o tardi tornerà al suo livello abituale, ricordando che anche in passato ci sono stati dei cambiamenti. Enrico Stronati, ex assessore all’ambiente del comune di Anguillara Sabazia e presidente dell’associazione Progetto comune, non condivide questo ottimismo: «La gestione degli ultimi anni non ha rispettato l’equilibrio naturale del lago. Non bisogna stupirsi se l’Acea ha ottenuto delle condizioni così favorevoli, visto che il negoziato è stato condotto da due enti pubblici, la stessa Acea e il ministero dei lavori pubblici. Nel 1998 però l’Acea è stata trasformata in una società per azioni che ha come obiettivo ottenere degli utili, anche se la maggioranza delle quote è sempre stata detenuta dal Comune di Roma. Dopo questo cambiamento sarebbe stato opportuno almeno rinegoziare la concessione, ma per gli enti locali è difficile sollevare la questione. In quanto azionista di maggioranza il Comune di Roma incassa liquidità dall’Acea e quindi non ha interesse a modificare l’accordo». Stronati mette in evidenza un altro punto: «L’acqua di Bracciano è molto pulita anche grazie alla forte limitazione della navigazione a motore e quindi non ha bisogno di particolari trattamenti prima di divenire potabile ed essere immessa nella rete». Nonostante goda di tutti questi vantaggi l’Acea non fornisce molte informazioni sui prelievi effettuati. Pochi mesi fa l’azienda ha dichiarato di aver sospeso i prelievi in attesa che il lago ritorni a un livello accettabile, senza però rendere disponibili dati certi. Secondo Stronati questo è uno dei problemi più urgenti da risolvere: «Occorrerebbe monitorare il bacino idrico in più punti rendendo poi pubblici tutti i dati raccolti. Sarebbe necessario installare un sistema in grado di bloccare automaticamente i prelievi nel caso in cui il livello del lago dovesse abbassarsi troppo». Non è chiaro a chi spetterebbe il compito di sorvegliare.

Il Consorzio del lago di Bracciano, composto dai tre comuni lacustri (Anguillara Sabazia, Bracciano e Trevignano Romano) e, con una quota preponderante, dalla città metropolitana di Roma Capitale, potrebbe in teoria iniziare a ricoprire questo ruolo. In questo caso però il sindaco di Roma, essendo anche presidente della città metropolitana, si troverebbe a sorvegliare le azioni di una società che fornisce liquidità al bilancio comunale e ciò creerebbe un conflitto d’interessi molto evidente.

L’abbassamento delle acque ha già avuto delle conseguenze. David D’Amico, gestore di un bar- libreria ad Anguillara, segnala un forte calo dei visitatori negli ultimi mesi e teme che sarà difficile invertire la tendenza a breve. I danni ambientali non sono ancora pienamente valutabili: «La parte che si sta seccando — spiega Andrea Balestri, biologo e sommozzatore — è la più ricca di vita ed è essenziale per tutto il resto del lago. Se si riduce ci sono delle ripercussioni molto gravi per tutto l’ecosistema: per esempio, il numero di pesci rischia di calare parecchio con danni per i pescatori e per tutta l’economia locale». La rapidità del cambiamento ha impedito alla fauna e alla flora di adattarsi gradualmente e ciò ha messo a repentaglio la sopravvivenza di diverse specie.

Proseguendo a distanza il ragionamento di Stronati Balestri sostiene che buona parte dei problemi potrebbero essere risolti modificando la gestione del lago: «Basterebbe copiare quello che viene fatto di buono in altri laghi italiani ed europei. Occorre istituire un’autorità di bacino che si occupi dell’attività di sorveglianza».

Replica indirettamente Emanuele Perugini, un giornalista che da tempo segue le vicende del lago di Bracciano attraverso il portale d’informazione SmartLake: «Posso essere d’accordo sulla necessità di creare un’autorità di bacino, ma è necessario che questa venga governata da chi vive intorno al lago. L’intera vicenda è un conflitto fra Roma e i comuni lacustri e quindi un ente gestito dalla Capitale non sarebbe un miglioramento. Non è nemmeno necessario bloccare per sempre i prelievi, bisognerebbe solo stabilire di quanta acqua si ha bisogno e regolarsi di conseguenza». Il punto cruciale è capire cosa significhi dare a tutti il diritto di accedere all’acqua, senza considerare alcuni rubinetti più importanti degli altri. «Se i comuni più piccoli sono costretti a introdurre dei turni per l’approvvigionamento idrico — dice ancora Perugini — non si capisce come mai Roma non possa fare la stessa cosa».

Il lago di Bracciano non è nuovo a cambiamenti d’aspetto. Recentemente si sono registrati due anni di scarsezza (2003 e 2008) e un anno di eccesso d’acqua (2015) che però rientrano nella fascia di variazioni considerate normali. Per trovare uno spostamento del livello delle acque paragonabile per rapidità a quello attuale dobbiamo tornare al primo secolo d.C. quando in poco tempo il lago crebbe molto e finì per sommergere alcune ville romane. L’abbassamento del livello delle acque rende ora più facile accedere ai resti archeologici e questo potrebbe metterne a repentaglio la conservazione. In epoca ancora più antica il lago aveva già aumentato il suo livello, finendo per ricoprire un villaggio neolitico situato a poche centinaia di metri dall’attuale Anguillara. Dopo essere stato scoperto alla fine degli anni ’80, il villaggio è diventato un sito molto importante per i ricercatori dato che il fango del lago ha conservato elementi deperibili come vari tipi di cibo e il legno.