editoriale

Roma, Super Mario torna in azione e riapre i “nasoni”

Questa mattina, il celebre idraulico dei videogiochi Nintendo è stato avvistato per le strade di Roma. Pare si aggirasse tra Garbatella e Tor Marancia, munito del suo tipico cappello rosso e di una giratubi svedese. Con questa ha riaperto diversi “nasoni”, le storiche fontanelle romane che in estate Acea aveva chiuso tra le polemiche. Con il silenzio complice della sindaca Raggi.

A fine giugno, l’azienda che gestisce il servizio idrico romano aveva comunicato la decisione di staccare progressivamente l’acqua ai 2.700 nasoni che puntellano le strade della capitale. 30 fontanelle in meno ogni giorno, per ridurre le perdite, provando a evitare che il già precaro sistema idrico esplodesse. I nasoni, infatti, oltre ad assicurare il diritto all’acqua a tutti coloro che non possono permettersi di acquistarla, oltre a far risparmiare turisti e residenti e costituire un’importante risorsa per i mercati rionali, svolgono una funzione decisiva per l’intero sistema idrico: decomprimono il flusso dell’acqua.

Per tutte queste ragioni, i movimenti per l’acqua avevano duramente criticato la scelta di Acea e il silenzio della sindaca. Perché a fronte di una rete idrica che disperde circa il 35% dell’acqua che trasporta l’azienda decide di chiudere le fontanelle che corrispondono allo 0,9% del flusso? Perché il comune, che costituisce il socio principale di Acea e dovrebbe essere un’istituzione che difende i cittadini, di fronte a una strategia con implicazioni etiche e sociali così importanti rimane in silenzio? Forse, l’obiettivo non è risolvere la crisi idrica, ma far entrare nel mercato un altro pezzo della distribuzione dell’acqua?

Simili domande sono rimaste per lunghi mesi inevase. Nel frattempo, però, nei vari quartieri romani i nasoni rimanevano a secco, producendo disagi e disservizi per quel pezzo di popolazione che li utilizzava quotidianamente. «Sono anni che porto a spasso il cane all’ombra dell’Acquedotto Alessandrino» – racconta un’anziana signora, residente nel quartiere di Torpignattara – «La sosta vicino a quella fontanella che sta lì, sull’angolo, era obbligata, per me e per lui. Adesso devo acquistare due bottigliette d’aqua dal bar. O portarmele da casa». «Io vado a correre tutte le mattine, percorrendo diversi chilometri. Ogni volta cambio percorso. Fino a prima dell’estate ero sicuro di trovare le fontanelle in qualsiasi quartiere, per fare una sosta e bere. Adesso, sono state chiuse quasi tutte, almeno qui a Roma Est», dice un ragazzo che abita al Pigneto.

Già in passato, Super Mario aveva sostenuto le rivendicazioni dei movimenti per l’acqua attraverso azioni dirette con importanti implicazioni pratiche e simboliche. Durante la campagna contro i distacchi, ad esempio, era entrato in azione ristabilendo la connessione al sitema idrico di diverse abitazioni, che Acea aveva interrotto in violazione di un diritto fondamentale, l’accesso all’acqua, che non può essere subordinato a nessuna considerazione di carattere economico. Mentre i movimenti rivendicavano l’universalità del diritto all’acqua, prima e al di là della capacità dei singoli o delle famiglie di pagare le bollette, il famoso idraulico rompeva i blocchi e faceva ripartire il flusso. In un’occasione, la sua azione aveva riguardato ben 300 persone, a cui l’azienda aveva tagliato l’acqua nonostante parallelamente stesse conducendo un confronto con il comune per trovare una soluzione al problema.

Quella di questa mattina è stata definita «un’azione simbolica, per contrastare una misura miope e inutile come quella della chiusura delle fontanelle romane che utilizzando solo l’1% di acqua dissetano tutt* coloro che non vogliono o non possono permettersi di comprare acqua in bottiglia». I movimenti per l’acqua sostengono che «la gestione e la conservazione dell’acqua hanno bisogno di un progetto serio, che non potrà mai essere intrapreso da un gestore privato come Acea, troppo legato agli interessi degli azionisti».

Su questo punto, particolarmente dibattuto negli ultimi mesi, la crisi idrica estiva ha dimostrato definitivamente le ragioni di tutti coloro che non solo si oppongono alla privatizzazione dell’azienda idrica, ma ne pretendono una ripubblicizzazione completa e immediata. Mentre i milioni di romani soffrivano la carenza d’acqua, mentre Acea chiudeva i nasoni, mentre il lago di Bracciano veniva prosciugato, infatti, gli azionisti della multiutility si spartivano oltre 60 milioni di dividendi. Una vera e propria vergogna, cui i principali mezzi di comunicazione non hanno dedicato neanche una riga e su cui la sindaca Raggi non ha speso una parola.

Del resto, se tutto l’arco delle forze politiche che vanno dal Pd alla destra (moderata ed estrema) sostiene ormai da anni l’ipotesi della privatizzazione, in accordo con i soggetti privati che nutrono enormi interessi economici nel settore, il voltafaccia dei 5 Stelle è arrivato poco dopo le elezioni. Alle rivendicazioni del carattere pubblico dell’acqua, in linea con il risultato referendario strappato da milioni di italiani nel 2011, Virginia Raggi e la sua giunta hanno rapidamente sostituito, come in molti altri campi, una realpolitik all’insegna della continuità politica ed economica con chi da sempre ha estratto profitti dalla città di Roma.

I recenti passi in avanti verso la ripubblicizzazione del servizio, infatti, sono stati compiuti nonostante l’amministrazione comunale e solo grazie all’azione puntuale e incessante dei movimenti, che recentemente hanno ottenuto un tavolo per la ripubblicizzazione di AceaAto2 votato dai sindaci di Roma e provincia. Obiettivo: restituire la gestione dell’acqua alle comunità locali.