ROMA

Roma, occupanti di via Bibulo «truffati» dalla Banca Popolare di Bari

Blitz di protesta ieri mattina davanti alla filiale della Bpb di via Crispi, a due passi da piazza di Spagna: «Le speculazioni finanziarie e immobiliari dell’istituto hanno colpito il nostro diritto all’abitare, messo a rischio i risparmi dei cittadini e costituito un peso per i contribuenti»

Gli occupanti di via Bibulo hanno protestato ieri mattina davanti alla filiale romana della Banca Popolare di Bari di via Crispi, a due passi da piazza di Spagna. «Basta truffe sul diritto all’abitare», hanno detto al megafono dopo aver srotolato uno striscione e acceso dei fumogeni. La truffa sarebbe un complicato gioco di scatole cinesi attraverso cui due banche avrebbero speculato sull’edificio di via Lucio Calpurnio Bibulo 13, quartiere di Quadraro-Cinecittà, dove vivono circa 400 persone divise in 98 appartamenti.

Il palazzo è occupato dal 2006, da quando il Tar del Lazio dichiarò nulla la requisizione dell’immobile effettuata dall’allora presidente del X municipio Sandro Medici. Per il tribunale amministrativo un atto di quel tipo non era di competenza municipale, ma comunale. Successivamente le istituzioni hanno provato in diverse occasioni ad acquistare l’edificio, per rispondere almeno in parte all’emergenza abitativa che nella capitale coinvolge almeno 12mila persone. L’acquisizione pubblica era fondata sulla delibera regionale n. 18/2014 che stanziò 300 milioni di euro sul tema del diritto all’abitare prevedendo l’integrazione del patrimonio Erp (edilizia residenziale pubblica) con la partecipazione ad aste pubbliche caratterizzate da prezzi competitivi.

Proprio il caso dell’edificio di via Bibulo, che nel 2010 viene venduto dall’Araba Fenice alla Dierreci Costruzioni. Entrambe le società sarebbero state finanziate con mutui irregolari concessi dalla Cassa di risparmio di Teramo (Tercas). Prima una e poi l’altra chiudono le attività per fallimento. Così il palazzo finisce all’asta. La prima, il 27 settembre 2016, va deserta. Neanche alla seconda, tenutasi il 9 febbraio 2017, si presenta alcun acquirente. Il prezzo base di 12 milioni e 382.400 euro può quindi essere ribassato ex lege del 20% nell’asta successiva, scendendo al di sotto dei mille euro a metro quadro. Nel frattempo l’assessore comunale al Bilancio e patrimonio Andrea Mazzillo e quello regionale alle Infrastrutture, politiche abitative ed enti locali Fabio Refrigeri hanno aperto un tavolo tecnico per esaminare i dettagli della possibile acquisizione pubblica.

È il 23 marzo 2017. Proprio mentre le istituzioni sembrano volersi fare carico del problema abitativo delle famiglie di via Bibulo, al curatore fallimentare arriva un’offerta fuori asta di 13 milioni di euro. Proviene dalla Loanka Srl, società costituitasi appena un mese prima con capitale sociale di 10mila euro. I milioni per l’acquisto del palazzo sono prestati dalla Banca Popolare di Bari (Bpb) che nell’estate 2016 ha incorporato la Tercas e tutti i suoi debiti.

«La Procura della Repubblica di Roma ha contestato agli ex direttori generali e amministratori della Banca Tercas nonché a società finanziare ed imprenditrici collegate l’avere costituito e partecipato a una associazione per delinquere, operante in ambito internazionale, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di bancarotte fraudolente», scrive in un esposto presentato alla procura di Roma Angelo Fascetti, presidente dell’associazione abitanti e inquilini Asia Usb.

Il documento ricostruisce nel dettaglio la storia recente del palazzo di via Bibulo e mette in connessione diverse vicende di rilevanza penale che in precedenza erano state trattate in maniera separata. In queste sono coinvolte la Araba Fenice, la Dierreci Costruzioni e la Loanka Srl. Quest’ultima società, infatti, si aggiudica l’edificio a maggio 2017, dopo che anche la terza asta va deserta. Sfuma così la possibilità di acquisizione pubblica.

In questo modo le speculazioni fraudolente dei due istituti bancari colpiscono contemporaneamente il diritto all’abitare degli occupanti di via Bibulo e la sicurezza dei risparmi dei correntisti. Oltre ad andare a pesare sulle tasche di tutti i contribuenti: per evitare il fallimento della Bpb, infatti, lo Stato ha recentemente stanziato ben 700 milioni di euro. Dai calcoli di Asia Usb, solo per l’edificio di Cinecittà le due banche ne hanno spesi in passato 67: 27 più 27 da parte di Tercas e 13 di Bpb.

«In quale conto va calcolato il costo di quel buco nel risparmio di tanti cittadini e il suo aumento per il futuro di un centinaio di famiglie che hanno tutto il diritto a una casa? In conto alla speculazione finanziaria oppure in conto a un’autorità pubblica omissiva? O invece in conto a entrambe?», hanno scritto gli occupanti nel comunicato diffuso ieri durante l’azione di protesta.

Tra loro c’era l’ex consigliere comunale Nunzio D’Erme che dal megafono ha detto: «Vogliamo che comune e regione inchiodino alle proprie responsabilità chi ha speculato sul mercato immobiliare e proteggano invece chi si è preso la responsabilità di far valere il diritto all’abitare dei senza casa e che dalle istituzioni riceve solo denunce e sgomberi». Una via per farlo in maniera celere ci sarebbe ed è quella che conclude l’esposto firmato da Fascetti e Asia Usb: «il sequestro, ex art. 321, comma 3 bis, C. p. p. dello stabile sito in Roma alla Via Lucio Calpurnio Bibulo, 3 e l’affidamento in custodia dello stesso agli inquilini residenti».

 

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