ROMA

Roma, la laboratoria Berta Caceres sotto attacco

Nel pieno della drammatica crisi idrica e climatica di questa estate 2022, Fratelli d’Italia chiede al Prefetto lo sgombero dell’occupazione ecologista all’interno del Parco della Caffarella. La reazione e il racconto da parte del collettivo LEA Berta Caceres

Con una nota stampa diffusa il 23 giugno, Fratelli d’Italia, tramite i suoi capogruppo in Regione, Comune e Municipio all’unisono chiede al prefetto di Roma, Matteo Piantedosi lo sgombero immediato dell’immobile di via della Caffarella 13 perché «occupato abusivamente», perché si ritiene «grave quanto sta accadendo nel pieno del Parco dell’Appia Antica ai danni di un prestigioso bene di proprietà pubblica affinché possa essere ripristinata quanto prima la legalità».

Lo stesso gruppo Consiliare sulla vicenda ha presentato richiesta di audizione alla Prima Commissione del Consiglio Regionale, e una mozione al Consiglio del Municipio VIII che verrà discussa il 28 giugno.

Questo testo è stato distribuito dal Collettivo LEA Berta Cáceres all’interno delle aule del Municipio.

Anche se riteniamo che le urgenze del territorio municipale siano ben altre, la Laboratoria ecologista Berta Cáceres ha l’abitudine di prendere sul serio tutte le questioni che la riguardano, anche quelle apparentemente inutili come concentrarsi su un immobile che, fintanto che era in stato di abbandono e degrado, non ha suscitato alcun interesse da parte di chi ora ne reclama lo sgombero (né da parte delle istituzioni in generale).

Intendiamo quindi contribuire ad analizzare la situazione partendo da alcune parole utilizzate e diffuse mezzo stampa:

Abusivamente.  

in effetti la storia di Villa Greco è una storia di abusivismo, come quella di tutto il quadrante dell’Appia antica: un abusivismo di lusso, al quale la nascita del Parco dell’Appia antica ha messo un freno, grazie soprattutto alla lotta dei comitati territoriali che instancabilmente hanno denunciato e reclamato quegli spazi per il beneficio di tutti.

Esattamente come sta facendo la Laboratoria Berta Cáceres attraverso le decine di iniziative pubbliche messe in campo o anche solo offrendo ombra e riposo (gratuito, a differenza di altre strutture nei dintorni) a chi transita da o verso il parco.

Ai danni di un prestigioso bene.

I danni in effetti ci sono, e abbondanti: sono dovuti a circa 10 anni di abbandono dello stabile in muratura e delle costruzioni in legno (anche queste costruite abusivamente e poi condonate), ma anche degli arredi da ufficio lasciati impacchettati e mai utilizzati, dei sanitari nuovi e mai installati o divelti e della vegetazione del giardino.

A fronte di tutto questo la Laboratoria sta portando avanti un lavoro di riparazione e cura degli spazi rimasti accessibili dopo lo sgombero del 24 marzo, che ha impedito l’accesso allo stabile principale murando completamente porte e finestre e creando ulteriori danni alla struttura.

Il lavoro di cura si estende naturalmente anche sul giardino, dove un intervento drastico avvenuto a febbraio prima dell’inizio della nostra esperienza, aveva praticamente desertificato la vegetazione presente, ripristinata grazie alla creazione di aree atte ad ospitare la biodiversità animale e vegetale. Nel corso di questa attività sono stati riscontrati diversi alberi malati, si invita pertanto l’amministrazione municipale a sollecitare gli enti preposti per curare gli alberi in questione.

Legalità.

Si potrebbero fornire centinaia di esempi di come la legalità non coincida con la giustizia. Cosa ne è stato degli spazi del Municipio e del Comune in cui «è stata ripristinata la legalità» attraverso uno sgombero? Sono rimasti vuoti.

È giusto, per amore di una sterile legalità, lasciare spazi abbandonati e accanirsi contro chi, con le proprie forze, cerca di farli rivivere? Dove porterebbe questa strada nel caso dello stabile della Caffarella? Probabilmente a un’asta inevasa (come avviene da cinque anni a questa parte) e ad altri anni di abbandono.

Oppure, all’acquisto da parte di un privato facoltoso, per trarre profitto da un luogo che, lo ricordiamo, fu riacquisito dalla Regione Lazio proprio perché inserito in un Parco Naturale e per prevenire attività che non fossero con esso compatibili.

Inoltre, che dire degli accordi tra Regione Lazio ed Invimit, il soggetto deputato alla gestione e alla vendita dell’immobile? Nonostante questo sia di proprietà pubblica, gli accordi sono tenuti segreti, rendendo di fatto impossibile alla cittadinanza e alle altre istituzioni comprendere, controllare e giudicare le operazioni compiute su beni immobili che, di fatto, appartengono alla collettività.

Tanto la Regione quanto Invimit hanno rifiutato regolare richiesta di accesso agli atti su queste informazioni, a tutela di interessi economici e commerciali La legalità di cui si parla è quindi unicamente la legge del profitto?

Infine, la Laboratoria Berta Cáceres non ha forse la benedizione della legalità, ma in quella via è probabilmente lo spazio più rispettoso delle regole dell’Ente Parco, e di quelle della Natura in generale: pannelli solari, riciclo dell’acqua, uso di prodotti ecologici, compostaggio.

Invitiamo chiunque (tranne razzist@, fascist@, sessist@, e capitalist@ convint@) a partecipare ai momenti di confronto su questi temi, o anche solo a sperimentare come si gestiscono le risorse naturali in un’ottica di risparmio e riuso.

Dalla nostra esperienza può nascere, e già sta nascendo, una vera e propria sperimentazione ecologista, della quale la città di Roma ha assoluto e urgente bisogno, come dimostrano le stravaganti idee di costruzione di inceneritori o potabilizzatori dell’acqua del Tevere, o la terrificante crisi climatica che stiamo attraversando.

Se pensate che invece abbia più bisogno di un ristorante, o di villini di lusso, o di villoni per feste private…. Allora prego, vi aspettiamo sul tetto, venite a prenderci!

Blog: www.leabertacaceres.noblogs.org FB: LEA Berta Cáceres IG: lea.berta_caceres

Immagine di copertina da pagina facebook LEA Berta Cáceres