PRECARIETÀ

Rispondiamo alle dichiarazioni del Ministro Giannini

“Una laurea triennale alla Sapienza- Università di Roma costa meno di un’utilitaria” questa l’affermazione del ministro Giannini al Deloitte Strategy Counsil in corso a Roma. Come studenti e studentesse delle università di Roma e quindi della Sapienza non potevamo rimanere in silenzio rispetto ad un tale affronto. Le parole del ministro sono un insulto all’intelligenza e alla dignità di migliaia di iscritti e non agli atenei italiani, non c’è nessun tipo di consolazione nell’ascoltare che iscriversi alla Sapienza costa meno di un’utilitaria. Per capire la gravità di quanto accaduto basta osservare l’indagine «Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari in Italia e in Europa» realizzata dalla Fondazione Rui, in collaborazione con l’Università per stranieri di Perugia e dell’Associazione servizi e ricerche Rui.

Dal rapporto emerge che l’Italia è il terzo paese in Europa con le tasse universitarie più alte, dietro Inghilterra e Olanda che in questi mesi sono attraversate da imponenti ondate di protesta. Verrebbe da chiedere come mai il governo cerca di imitare tanto il modello di mercato del lavoro tedesco e non cerca invece di imitarne il sistema di tassazione universitaria annuale, cioè 50 euro cadauno a confronto con la nostra media di 1500€. In più sembra che nessuno abbia detto al ministro Giannini che Roma è la città universitaria più cara, con gli affitti delle stanze nelle zone universitarie che partono da non meno di 400 euro e con i prezzi dei libri che raggiungono tre cifre.

Il tutto va messo in relazione con la dismissione di un già insufficiente welfare studentesco, come dimostra il rapporto in Italia solo l’8% beneficia di qualche tipo di borsa di studio in confronto al 34% e 25% di Francia e Germania, inoltre solo l’1,7% riesce ad ottenere un posto letto in una residenza universitaria. A quanto pare al governo non interessa imitare i Paesi europei nelle politiche che permettono l’accesso universale ai saperi, pensato come motore dello sviluppo sociale ed economico, bensì si occupa di restringere sempre di più gli ingressi alla conoscenza, piegandola irreversibilmente agli scopi economici delle imprese e delle corporation che hanno a cuore l’utilizzo di forza lavoro qualificata, precaria e a basso costo. Se da un lato si aumentano le ore di tirocini e stage non retribuiti, dall’altro l’ultima modifica del calcolo Isee ha aumentato le tasse universitarie pur restando invariati i redditi, l’ennesima prova che probabilmente al governo importa poco delle famiglie già strozzate dalla crisi economica degli ultimi 8 anni. Su questo c’è da aggiungere che, sempre secondo i dati dell’indagine, il 72,7% delle entrate degli studenti fuori sede arriva dalle famiglie e solo il 4,9% da un aiuto pubblico.

Ci sarebbe molto da aggiungere sulla qualità della didattica notevolmente peggiorata a seguito delle ultime riforme universitarie, sul sistema meritocratico che è una truffa e sta ampliando le disuguaglianze tra atenei del nord e del sud, sulla carenza dei servizi essenziali come aule o personale, sul blocco del turn over che ci ha lasciato docenti dalle conoscenze obsolete, però il ministro Giannini ha parlato di costi e su questo abbiamo voluto concentrarci in questa risposta, caro ministro noi tutti per studiare spendiamo ogni anno ben più del costo di un’utilitaria. Le altre questioni continueremo a sollevarle nelle lotte che portiamo avanti giorno dopo giorno nei dipartimenti, nelle facoltà e nella città, consapevoli che ancora una volta il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Stefania Giannini ha perso un’occasione per rimanere zitta. Saremo felici di sentirle aprire la bocca solo quando annuncerà la restituzione dei miliardi sottratti alla spesa pubblica sulla formazione e sul welfare.

*tratto da liberauniversita.com