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Ripensare la forza

“Un altro genere di forza” di Alessandra Chiricosta (Iacobelli Editore) è un libro in grado di ribaltare in maniera radicale e radicata il concetto di forza, un’operazione che sembra quasi banale, ma che nella sua semplicità rovescia completamente il piano dell’azione politica

Uscito da poco per Iacobelli Editore, Un altro genere di forza di Alessandra Chiricosta è un libro da leggere se si è interessate alla decostruzione degli stereotipi maschio/femmina e con essi a un più ampio disvelamento dell’ordine, binario e gerarchico, con cui è costruito il nostro mondo.

Nel senso comune, una donna forte è un ossimoro, un paradosso, un attributo che differenzia la donna forte dalla normalità, e per questo necessita di essere aggettivata.

Stanca di questo senso comune, l’autrice ci accompagna alla ricerca di un altro genere di forza, intesa in questa doppia valenza: una forza di altro genere, cioè non solo violenta, aggressiva e muscolare, e una forza che appartenga a più generi, non sia cioè prerogativa del solo maschile. Nella sua doppia valenza, questa è una ricerca inedita, una riflessione nuova che apre percorsi inesplorati e fruttuosi.

 

 

Il libro parte da un assunto quasi banale: gli uomini sono forti e le donne sono deboli. Eppure proprio su questo assunto, la società occidentale ha costruito la propria organizzazione politica, sociale, istituzionale e legale. L’uomo forte può combattere, può partecipare alla guerra, può avere piena cittadinanza, è capace di pensare, e non vive in preda alle proprie emozioni. La donna non è altro che il suo contrario, definita sulla base di tutto ciò che non è: non è forte, non ha pieni diritti politici, non è in grado di essere razionale.

Viaggiando tra miti, storia e filosofia, l’autrice smonta passo dopo passo questo assunto, stravolgendo le divisioni che sono alla sua base: mente, corpo, uomo, donna, forte, debole, occidente, oriente, soggetto e oggetto. Alla pars destruens però si accompagna un’articolata e affascinante pars construens, dove per superare le visioni dicotomiche si riconnettono in maniera inedita gli opposti.

Così una rilettura del femminismo della differenza, in particolare quello di Angela Putino, dialoga con l’ontologia spinoziana. Il daoismo cinese e i wu xing, i 5 movimenti (o principi agenti) Acqua, Legno, Fuoco, Terra, Metallo, si compongono col soggetto nomade braidottiano. La donna Cyborg, l’Amazzone Pentesilea, le compagne guerriere Ng Mui e Wing Chun, tagliano di traverso il campo di battaglia maschile e ne sbaragliano la logica.

Attraverso queste molteplici influenze Alessandra spiega – in maniera pratica, chiara ed efficace – che il nostro corpo non è separato dalla mente, ma è un corpo-realtà che vive una dimensione psicocorporea, in un mondo che non è diviso tra cultura e natura ma esiste in un’unica dimensione natural-culturale, e per questo la filosofia non può che essere una pratica.

In queste pagine si delinea un altro genere di forza, una forza che non è violenza, non è aggressione, una forza che concepisce la debolezza, che costruisce spirali, che sa attendere, una forza che è consapevolezza, equilibrio dinamico e capacità di concepire un limite, una forza che è capacità di conoscersi e di farlo nell’incontro con altri corpi. Una forza che è Eros, con-tatto, ma anche conflitto. Un partire dalle proprie specifiche ferite per prendere parola e costruire un discorso e delle pratiche comuni.

Per chi in questi anni si è presa sotto braccio e per mano, leggendo queste pagine ha sentito risuonare quella forza che vive quando tra le strade, per le piazze, e nelle assemblee femministe si marcia unite e in sintonia con centinaia di altri corpi nel mondo al grido di “Non una di meno”. Perché per rifondare la politica non si può che ripartire proprio da un ripensamento radicale e radicato del concetto di forza, un’operazione che sembra quasi banale, ma che nella sua semplicità rovescia completamente il piano di azione. E questo libro è un tassello fondamentale in questo percorso appena cominciato.