ITALIA

Requiem for la Sinistra Neoliberale

Macao centro indipendente per le arti, la cultura e la ricerca, sotto minaccia di sgombero. Appuntamento a Milano il 5 ottobre alle ore 18.00 davanti a palazzo Marino.

Vogliamo in questa fase essere molto schiett*. Non ci pare sia il tempo della retorica, dei giri di parole o delle prese di posizione moderate. C’è troppo in gioco per poter essere indiretti, per accogliere posizioni omertose e ambigue o per cercare di salvare ciascuno le proprie posizioni di comodo: certo, in gioco c’è MACAO, ma c’è anche la città di Milano, c’è anche la possibilità di ricostruire e immaginare uno spazio politico a partire dalle vite e dai bi/sogni delle persone.

Non stiamo parlando solo di difendere posizioni, luoghi e percorsi; per quanto possiamo amarli. Andiamo per gradi.

Venerdì veniamo a sapere tramite ANSA che il Comune di Milano cederà le palazzine liberty di Viale Molise al fondo di investimento II gestito da BNP Paribas. Il meccanismo è semplice: a fronte della cessione, il Comune può mettere a bilancio il valore degli immobili inseriti nel fondo e “provare” a fare cassa svendendo patrimonio pubblico. Il Fondo, che scadrebbe a dicembre, ha avuto fino ad oggi come esito la vendita solo parziale degli immobili che vi erano stati conferiti; il Comune ha quindi deciso di ampliarlo e di prolungarne la durata, sperando in una ripresa del mercato immobiliare ed in modo da non dover ripagare alla banca gli immobili non venduti. Nell’ampliamento di questo Fondo sono dunque state inserite le palazzine di Viale Molise, tra le quali quella di MACAO, per un valore complessivo di oltre 22 milioni di €. E come per le case all’asta, il valore dell’immobile è dato anche dalla sua disponibilità, ovvero dal fatto che sia vuoto, ovvero dal fatto che sia sgomberato prima della vendita. Retour ligne automatique.

Insomma: cresce il debito dell’amministrazione pubblica e l’assessore al bilancio sgombera e vende MACAO.

Quello che non digeriamo è che questa Amministrazione (uno dei pochi governi di “sinistra” rimasti in Italia) squalifichi un discorso politico intavolato per anni sulla gestione del patrimonio pubblico come bene comune, sul diritto all’auto-organizzazione e all’auto-determinazione delle persone, derubricandolo in modo paternalistico e provinciale al “bisogno di aggregazione dei giovani”. E che per farlo, finga di stare nel campo neutro del bilancio: il metodo del male minore per cause di forza maggiore.

Anche se hanno provato ad abituarci a questo appiattimento, siamo stanch_ che il male minore sia la nostra pelle mentre la”forza maggiore” continui ad avere le ragioni delle lobby e della finanza; che il male minore siano i campi in Libia; che il male minore sia il DDL Cirinnà; che il male minore sia la riforma dell’Articolo 18 e della Scuola; che il male minore siano le donne ammazzate un giorno sì e l’altro pure all’interno delle mura domestiche; che il male minore sia la direttiva sul Copyright; che il male minore sia il costante stress da reddito intermittente in cui viviamo quotidianamente.

La logica del male minore ci ha traghettato in un mondo conservatore e reazionario, finendo per dare l’abbrivio al crescere prepotente delle destre e facendoci tornare indietro di decenni: tempi in cui le donne facevano le “Donne”, le persone non conformi alle norme si nascondevano, i dissidenti andavano al confino – e i treni arrivavano in orario.

Nel rapporto tra cittadin* e governo della città, noi vogliamo Amministrazioni capaci di un altro dialogo, capaci di osare. A Napoli, ma non solo a Napoli: a Barcellona e a Londra, tanto per citare due delle più grosse metropoli Europee, il dialogo non è una concessione che un padre caritatevole fa ai suoi figlioli, come nella dichiarazione dell’Assessore Tasca.

Nel corso degli ultimi anni abbiamo accettato seriamente questa sfida politica, ci siamo mess* in gioco, anche sedendoci ai tavoli delle istituzioni, mettendo le nostre competenze e il nostro lavoro (gratuito) nella costruzione di strumenti giuridici innovativi col preciso intento di portare Milano nell’alveo delle più innovative città d’Europa. Lo abbiamo fatto non solo perché è il mondo in cui vorremmo vivere, ma anche perché siamo cert* che sia l’unico modo di essere all’altezza della sfida lanciata dalle destre sovraniste e l’unico modo per non vedere Milano soccombere ad esse.

Insomma, quello che ci preme, quello che spaventa, non è perdere un luogo, ma perdere il respiro: il diritto alla città, all’auto-derminazione dei corpi, alla giustizia sociale, al conflitto, alla creazione, alla sessualità che ci pare, a una vita vivibile.

Non è vero che destra e sinistra non esistono più. Nonostante oggi la realtà sia più complessa, questa falsa narrazione è una delle cause per cui abbiamo digerito ogni riduzione di diritti, di spazi, di possibilità. Destra e sinistra esistono eccome; ma la prima oggi ha una visione chiara di futuro, la seconda annaspa.

Il punto è che non possiamo più vivere nella cornice di questo racconto mortifero; non ci lasceremo trascinare da un’Amministrazione di “sinistra” in questo sepolcro. Perché anche questa città non sia consegnata alle tenebre dei “Salvini”, ha seriamente bisogno di poter immaginare altro; e per poter immaginare altro, ciò che esiste deve lasciare libero il campo, deve morire.

Stiamo parlando di un funerale; vi stiamo invitando – voi che volete immaginare, sfidare, scegliere – al Requiem della Sinistra Neoliberale che si terrà il 5 ottobre alle ore 18.00 davanti a palazzo Marino. Sarà un rito laico e sarà di tutt*.

*Testo tratto da qui