ROMA

Prima la truffa, poi lo sfratto. Inquilino s’incatena al Consiglio regionale del Lazio

Truffato dal padrone di casa e poi sfrattato con un uso massiccio della forza pubblica, Marco, inquilino di un appartamento nel Piano di zona di Monte Stallonara, si è incatenato dentro il Consiglio regionale del Lazio

Municipale, carabinieri e un paio di blindati della Polizia, già alle sei del mattino, chiudevano gli ingressi all’unica via di accesso al quartiere di Monte Stallonara, nelle campagne della periferia romana. Un imponente schieramento di forze, che ha deviato automobili, residenti e persino lo scuolabus, soltanto per sfrattare Marco e sua figlia adolescente, inquilini truffati dal proprietario di casa in un Piano di zona.

Cambiano le amministrazioni, ma a Roma, come in tante altre città d’Italia, non cambia invece l’approccio alle questioni abitative, affrontate sempre come fossero un problema di ordine pubblico.

«Oggi abbiamo visto il buongiorno della giunta Gualtieri probabilmente», polemizza Angelo Fascetti, storico sindacalista di Asia Usb: «Noi abbiamo scritto a tutte le istituzioni locali per fermare questo sfratto che è una cosa assurda, parliamo infatti di un inquilino truffato da un assegnatario in Piano di zona, che non avrebbe dunque potuto affittare questa appartamento e che, oltretutto, possiede anche un altro alloggio. Quindi non aveva proprio i requisiti per essere assegnatario in un Piano di zona».

Quella di Marco è una situazione paradossale che, dopo quanto successo alle prime luci dell’alba, assume una dimensione ancora più sinistra. «Abbiamo chiesto l’intervento di Comune e Regione, ma soltanto l’amministrazione comunale ci ha dato ragione in una nota», prosegue Fascetti: «Sulla base di questa, abbiamo poi presentato un’istanza di sospensione dello sfratto e la Corte di appello ha fissato per il 24 novembre l’udienza per discutere la questione della sospensiva».

Una strategia che però non ha portato a nulla purtroppo. «Noi abbiamo scritto al Prefetto e al Questore che aspettassero il giudizio della Corte. Invece sono venuti qua mostrando inutilmente i muscoli, con un intervento che dalle 6,50 ha bloccato tutto il quartiere», racconta ancora Fascetti.

Foto di Nicolò Arpinati.

Mentre, agli ingressi della via, le Forze dell’ordine tengono lontani sindacalisti di Asia Usb, rappresentanti dei Movimenti per l’abitare e dell’associazione Cambiare Rotta e alcune componenti delle occupazioni abitative romane giunte a portare solidarietà a Marco, quest’ultimo viene infine fatto uscire, intorno alle dieci, dall’appartamento dove ha vissuto per oltre cinque anni. Ma la mattina di passione non finisce qui.

Lo stesso Marco, infatti, assieme al sindacalista Fascetti, poco dopo si è incatenato all’interno del Consiglio Regionale, distante poche centinaia di metri dal Piano di zona. Un gesto forte e disperato per denunciare non solo la violenza e l’ingiustizia istituzionali che si accompagnano a ogni sfratto, ma anche le colpe oggettive della Regione stessa, inadempiente rispetto i suoi doveri di vigilanza nei confronti del locatario.

Spiega al riguardo Fascetti: «La Regione Lazio, che dovrebbe controllare i requisiti di chi è assegnatario di un alloggio di edilizia sociale, non lo ha fatto e così ha abbandonato Marco a se stesso».

Mentre si avvia la trattativa con un funzionario della Regione, non mancano momenti di tensione tra attivist* per la casa e il corposo manipoli di poliziotti presenti. «Quando viene invocata la legalità a supporto di sfratti e sgomberi, si tratta sempre di una legalità che non ha nulla a che fare con la giustizia, ma evidentemente vale solo ed esclusivamente per chi ha titoli proprietari, a prescindere dall’uso che ne ha fatto e la modalità con cui li ha gestiti», lamenta Margherita Grazioli dei Blocchi precari metropolitani.

Per garantire dunque il diritto del locatore, le Forze dell’ordine finiscono per tutelare un truffatore. «Il caso di Marco è emblematico delle migliaia di sfratti che pendono su questa città e dei tanti che quotidianamente vengono eseguiti, anche perché si è consumato dentro quella che doveva essere una casa in Piano di zona, una casa che doveva permettere l’accesso alla casa a famiglie a basso reddito. Nonostante questo è stato prima truffato e poi buttato fuori», continua Grazioli: «Questa gestione della cosa pubblica è inaccettabile: noi diciamo da tempo che serve un’inversione di rotta per quanto riguarda le politiche abitative da parte di tutti gli enti preposti».

Dopo qualche ora, finalmente, viene raggiunta una soluzione. Manuela Manetti, direttrice per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica, e Massimiliano Valeriani, consigliere regionale, s’incontreranno lunedì prossimo con Marco e i delegati Asia Usb. Una conclusione che però non soddisfa affatto i Movimenti per il diritto all’abitare. Chiosa, infatti, Grazioli: «Il più completo disinteresse istituzionale su questi temi, nonostante una crisi degli sfratti in pieno svolgimento, è confermato anche a livello nazionale: sia nel Pnrr, sia nella bozza che abbiamo potuto vedere della prossima Finanziaria non c’è neanche una riga sull’edilizia residenziale pubblica».

Foto di copertina dalla pagina Facebook di Asia Usb.