EUROPA

Considerazioni sullo scenario post elezioni in Portogallo

 

Una ricostruzione degli avvenimenti post-elettorali nel profondo ovest dell’Europa […] e del rischio di un secondo colpo di stato da parte delle istituzioni finanziarie.

L’ultraliberale governo portoghese di centro-destra, andato “ben oltre la troika”, ha raggiunto la maggioranza relativa alle elezioni generali del 4 ottobre. Le elezioni sono state vinte dalla precedente coalizione di governo (PSD e CDS) con 1.994 milioni di voti, il 36,8% del totale. Al secondo posto si è attestato il Partito Socialista, con 1.746 milioni di voti, il 32,4%. La sorpresa più grande è stata quella del Bloco de Esquerda [Blocco di Sinistra, ndt] che ha raggiunto il 10,2 %, con 551.000 voti, seguito dal Partito Comunista con 446.000 voti (8,3%). Comparando i risultati con quelli delle precedenti elezioni del 2011, l’ala destra ha perso più di 700.000 voti, il Partito Socialista (PS) ha guadagnato 160.000 voti, il Bloco de Esquerda (BE) è cresciuto di 260.000 voti e il Partito Comunista (PCP) di 340.000 voti.

Il Partito Socialista (PS), che ha governato il paese negli ultimi quarant’anni insieme ai Socialdemocratici (PSD) e ai conservatori (CDS), ha accusato un duro colpo, confermando i sondaggi delle settimane precedenti alle elezioni, che anticipavano chiaramente questo risultato. Il PS, che già non era visto come un’alternativa all’austerità di destra, ha avuto una campagna elettorale disastrosa dopo che il suo leader più conosciuto, l’ex primo ministro José Sócrates, è stato arrestato per corruzione. Ora il PS va incontro al suo più grande dilemma: svoltare a destra e appoggiare un governo di centro-destra, oppure svoltare a sinistra e aprire a uno scenario completamente nuovo e inedito per la politica portoghese: un governo del PS supportato in parlamento dai partiti dell’ala sinistra (BE e PCP, che insieme valgono adesso il 18,5%, pari ad 1 milione di voti).

Il Presidente della Repubblica, l’ex primo ministro (1985-1995) Cavaco Silva, prima delle elezioni aveva dichiarato, superando di gran lunga le sue prerogative, che non avrebbe legittimato una maggioranza relativa e un governo instabile. Ha mentito ancora una volta, dopo una lunga carriera di bugie. Due giorni dopo le elezioni, dopo aver incontrato solo il suo partito (PSD), Silva ha dichiarato al paese che aveva chiesto a Passos Coelho (ex primo ministro e capo della coalizione vincitrice) di formare un governo stabile, nel quale non ci sarebbero potuti essere partiti che non accettavano “i trattati e gli accordi internazionali” , così come le “grandi opzioni strategiche” adottate negli ultimi 40 anni: NATO, Unione Europea, euro, Trattato di Bilancio UE e Trattato Transatlantico sul Commercio e sugli Investimenti (TTIP). Questa condizione rappresenta chiaramente un veto volto ad escludere BE e PCP da ogni soluzione governativa . Nonostante ciò, il leader del PS António Costa, ha scelto di svoltare a sinistra.

L’incontro fra PS e PCP, tenutosi il giorno dopo che il Presidente della Repubblica aveva disposto le sue “regole” relative a chi potesse entrare a far parte del governo, è arrivato come uno shock: i comunisti hanno detto che avrebbero supportato un governo del PS e che sarebbero persino entrati a far parte del governo. I comunisti, temendo di essere superati ancora una volta dal Blocco di Sinistra (BE), hanno dato un segnale storico della possibilità politica di entrare a far parte di in una coalizione più ampia. Durante la campagna elettorale, nel dibattito con i leader del Partito Socialista, la portavoce BE Catarina Martins, aveva dettato le condizioni per poter parlare di un accordo di sinistra, chiedendo al PS di ritrattare su 3 punti del suo programma: no al blocco delle pensioni, no alla riforma del welfare con tagli alle pensioni future e no alla flessibilizzazione delle leggi sul lavoro. Anche nella serata delle elezioni, Martiens era stata molto chiara: “Il Bloco de Esquerda farà il possibile per evitare che il centro-destra possa formare un governo. Adesso aspettiamo la reazione degli altri partiti“. Il PCP ha parlato successivamente, ribadendo questa posizione. La decisione finale sarebbe stata nelle mani del PS.

Dopo il supporto del PCP, i socialisti hanno iniziato a parlare di buone possibilità di formare un governo vincente di centro-sinistra. Queste voci hanno messo la coalizione di centro destra e tutti gli opinionisti in una frenesia terrificante. Si è detto di tutto, dal chiamare questa mossa “colpo di stato” a definirla anti-democratica. Sventolando la bandiera del pericolo rosso e del periodo rivoluzionario portoghese, i quotidiani e i giornali di opinione hanno mostrato come la semplice prospettiva di discontinuità dall’austèrità estrema apre le porte all’ostilità generalizzata dei mass media tradizionali. Dalla UE, attraverso Wolfgang Schauble, è arrivata l’esultanza per la vittoria risicata della coalizione di centro destra, come un segno di supporto, da parte dei portoghesi, ad ulteriori misure di austerità. Durão Barroso ha invece dichiarato che i mercati avrebbero reagito molto negativamente ad un eventuale governo supportato dall’estrema sinistra.

Dopo un frustrante incontro della coalizione di centro-destra (PSD-CDS) con il Partito socialista, Costa ha incontrato Catarina Martins nel quartier generale del BE. La portavoce del Blocco di Sinistra ha successivamente dichiarato che “il governo dei Passos (PSD) e dei Portas (CDS) è finito”. La caduta della borsa nel giorno seguente è stata presentata come una conseguenza di questo incontro e di queste dichiarazioni. Dal momento che i “mercati” crescono, significa che ad “essi”, in realtà, non interessa.

Un secondo incontro del PS con la coalizione è risultato essere un’altra frustrante assemblea, mettendo fine ai negoziati nel “blocco centrale”. PSD-CDS avevano accettato 20 punti del programma elettorale del PS, mentre i socialisti ne chiedevano almeno il doppio (a cui la destra ha risposto che era disposta a negoziare tutto). Il PS ha svoltato completamente verso una soluzione di sinistra, benché ci sia subbuglio tra i quadri del PS, con gli alti dirigenti divisi, schierati sia pro che contro la soluzione di sinistra. Antonio Costa ha ora promesso di sottoporre la soluzione di sinistra a un referendum del partito. I partiti di destra hanno accettato di perdere terreno e si sono auto-vittimizzati, facendo fortemente affidamento sul veto presidenziale.

La possibilità di un governo del Partito Socialista sostenuto in parlamento dal Bloco de Esquerda e dal Partito Comunista è diventata così credibile. Il divaolo, naturalmente, è nei dettagli. È chiaro che il PS non assumerà una posizione anti-capitalista, né accetterà un atteggiamento di sfida del regime di austerità dell’UE e avrà grosse difficoltà ad applicare alcuni degli accordi con BE e PCP. I partiti di sinistra stanno lottando per mettere fine all’austerity nel breve periodo e garantire nuovamente alcune protezioni al reddito da lavoro – e per impedire il ritorno al potere della coalizione che è andata “oltre la Troika”. Stanno anche sfruttando ogni possibilità per costringere il PS a scegliere una strada tra il PASOK e il Labour, tirandolo a sinistra e mostrando come molti membri e leader del PS siano di fatto rappresentanti di destra.

Due settimane dopo le elezioni, il Presidente della Repubblica ha insistito a nominare Passos Coelho Primo Ministro, contro la maggioranza parlamentare (PS+BE+PCP+Verdi = 53% del Parlamento). Nel suo discorso al paese del 22 ottobre si è rivolto direttamente ai parlamentari del PS chiamandoli a ribellarsi, a votare contro il loro stesso partito e a sostenere il governo di destra. Inoltre, ha attaccato nuovamente la sinistra, evidenziando la sua inaffidabilità nel sostenere una soluzione con partiti “anti-europei”, il termine attualmente utilizzato dalla destra per minare qualsiasi accordo tra PS, BE e comunisti. Il Presidente ha terminato con una chiara minaccia, dicendo che non avrebbe accettato un governo di maggioranza della sinistra. Ora, PS, BE e PCP (o qualsiasi dei tre) dovranno presentare un voto di sfiducia, che porterà alla caduta del governo. Il punto è: a gennaio si voterà il nuovo Presidente della Repubblica e quindi questo Presidente non può sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni.

Inoltre, qualsiasi Presidente in carica non potrà sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni nei primi sei mesi del mandato. Questo significa che l’attuale parlamento durerà almeno 9 mesi. Se Cavaco Silva insiste nell’azione illegale di non dare la possibilità alla sinistra di formare il governo, il governo precedente rimarrà in carica senza la maggior parte dei suoi poteri, cioè, amministrando senza bilancio e, quindi, senza poter applicare nessuna nuova misura. Il giorno che Cavaco Silva ha nominato la destra a guidare il paese, il candidato del PS per il secondo ruolo della Repubblica (il Presidente dell’Assemblea della Repubblica), Ferro Rodrigues (uno dei parlamentari socialisti più di sinistra), veniva eletto con 120 voti, unendo PS, BE, PCP e Verdi e sconfiggendo il canidato della destra. È la prima sconfitta per la destra e la settimana prossima ci sarà il test finale, il voto per non far passare il governo di destra e trasferire tutta la responsabilità di nominare un governo di sinistra o lasciare il paese in un coma di 9 mesi […] al Presidente della Repubblica.

Sembra che le contraddizioni di tutto questo processo stiano consolidando la svolta a sinistra del Partito Socialista. La ribellione dei suoi leader più di destra sembra essere screditata dalle azioni reazionarie del Presidente dela Repubblica. Se il Partito Socialista avesse scelto di non svoltare a sinistra (cioè, di non accettare un programma minimo per fermare l’asuterità e restituire una parte di tutto quello che è stato tolto al popolo in questi ultimi anni) sarebbe andato incontro allo scioglimento nel Partito Social Democratico. Questo apparente spostamento a sinistra apre tutto un nuovo campo di possibilità. In Portogallo come in altri paesi, con le elezioni in Spagna e in Irlanda dietro l’angolo. Tutti i segnali che venivano dalla borghesia portoghese indicavano un governo tra PS e PSD. Ma quella possibilità è ormai superata. Ora il centro politico è andato in frantumi, la sinistra ha bisogno di spingere ed essere sicura che il campo del centro da ora in avanti sia solo sabbie mobili. La lotta di classe che si sta insediando nel parlamento portoghese ha riunito tutte le forze reazionarie in una presa di posizione. Le azioni disperate del Presidente della Repubblica, per salvaguardare lo status quo della miseria, dell’austerità, della precarietà e del furto massiccio di ricchezza dai lavoratori da parte del capitale, rende evidente come siano stati presi in contropiede da una sinistra che si è fatta coraggio. Verrà presto il momento di spingere ancora una volta tutte queste contraddizioni nelle strade e distruggere una volta per tutte l’”arco del potere” e la fine della storia.

* Pubblicato su: internationalviewpoint.org

Traduzione di DINAMOpress