DIRITTI
Più di 2000 persone in piazza per Stefano Cucchi

Piazza Indipendenza ieri sera si è riempita di migliaia di candele: “Perché non accada mai più, perché il buio non avvolga nessun altro nessun’altra, affinchè questa luce non si spenga”.
Alle 18 le mille candele preparate dall’Associazione contro gli Abusi in Divisa per la manifestazione erano già terminate.
Migliaia di persone hanno prodotto un assedio di massa al Consiglio Superiore della Magistratura per denunciare non il comportamento di qualche “ mela marcia” ma un intero sistema di potere, di prepotenza e impunità che copre e istiga gli abusi di potere.
Mille candele per fare luce non solo sulla vicenda di Stefano Cucchi, dopo l’ennesima vergognosa sentenza condita da dichiarazioni deliranti di alcuni politici e sindacati di polizia, ma anche su tutte le altre troppe vittime di Stato.
Il merito di Acad è quello di aver trasformato i familiari e gli amici delle vittime in una grande famiglia, una rete solidale che segue i processi sostenendosi l’un l’altro nelle interminabili udienze provando di volta in volta a denunciare e informare su quello che accade. Un lavoro complesso in un paese che spesso sembra volersi girare dall’altra parte e proprio per questo la straordinaria partecipazione di Piazza Indipendenza è un segnale di discontinuità che non consegna la rabbia e l’indignazione solo alla denuncia virtuale ma costruisce un percorso reale di partecipazione e denuncia collettiva, ognuno col suo contributo, ognuno con la sua luce per illuminare queste pagine buie della democrazia, per illuminare un buio pericoloso per tutti e tutte.
Tutti i familiari e gli amici che ieri sono intervenuti dal palco sono persone coraggiose che dentro un dolore enorme hanno scelto di non arrendersi alle aule sorde della giustizia, all’apatia di giudici e magistrati, alle narrazioni tossiche sulla vita dei loro cari, agli insulti e alle provocazioni delle forza dell’ordine.
Democrazia e giustizia. Due temi complicati e complessi perché in queste paese sono sempre sulla bocca proprio di chili calpesta. Per questo, come ribadito ieri in Piazza Indipendenza, la giustizia per noi è innanzitutto sociale: è il diritto al lavoro e al reddito universale, ad una casa, alle libertà individuali e di autodeterminazione, alla vita. Questo ci interessa, consapevoli come qualcuno ha sottolineato ieri in piazza che “se la polizia è dappertutto la giustizia non è da nessuna parte”. Perché quando un paese viene governato principalmente col controllo agito militarmente significa che le contraddizioni sono già troppo forti e che la violenza ha preso il posto della parola e della libertà. Ed è importante sottolineare questo aspetto proprio nella piazza delle vergognose cariche sugli operai di Terni che manifestavano per il loro lavoro e per i loro stipendi. Vittime anche loro degli abusi in divisa prodotti da una politica sociale ed economica criminale.
Studenti, precari, amici e familiari. Anche tanti bambini e tante bambine. Un popolo che ha sentito l’esigenza di mandare un segnale: nessuno si senta più solo e nessuna si senta più sola di fronte a questi abusi perché sono un problema comune come comune è il desiderio di non accettare più l’arroganza e l’impunità.
L’associazione Acad, in questo, è uno strumento collettivo da prendere e usare ogni qual volta queste ingiustizie si ripetono. Un’ associazione coraggiosa con davanti un cammino difficile ma che anche grazie alla giornata di ieri potrà continuare e allargare il lavoro sin qui fatto attraverso il numero verde nazionale e a tutti gli altri strumenti messi in campo.
Perché non accada mai più, perché il buio non avvolga nessun altro e nessun’altra, affinchè questa luce non si spenga.