ITALIA

Perché la nave Aquarius non potrebbe più salvare le vite dei migranti in mare

La vicenda dell’Aquarius, forse avviata verso una faticosa soluzione malgrado i veti salviniani, riassume tutte le storture di una politica europea e italiana volta a perseguitare i migranti e ostacolare l’attività di salvataggio delle Ong, fino alle infami pressioni per revocare l’iscrizione del battello sul registro navale panamense

C’è una lettera inviata qualche giorno fa dall’autorità marittima dello stato di Panama all’armatore Christoph Hempel della società marittima Jasmund Shipping, proprietaria della nave Aquarius, attualmente in uso alle ong Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, unico natante rimasto ad operare nel mar Mediterraneo nelle operazioni di soccorso e sicurezza, che racconta di una minaccia commerciale, attuale e concreta, attuata dal governo italiano nei confronti di un’autorità di un paese estero, in questo caso, Panama.

La presidente di Medici senza Frontiere, Claudia Lodesani, ha la voce quasi strozzata mentre descrive nella sede di Msf Italia, in via Magenta, a Roma, la situazione in cui si trova la nave Aquarius; e, con lei, sembra quasi scioccato il presidente della Ong Sos Mediterranee, Frederic Penard, quando spiega, ripercorrendone la cronologia, le vicende che hanno portato l’Autorità marittima di Panama a revocare l’iscrizione dell’Aquarius dal proprio registro navale «per le pressioni economiche e politiche subite dalle autorità italiane».

Dicono da Sos Mediterranee: «la nave umanitaria Aquarius nelle ultime ore ha salvato 58 persone ma rischia di diventare una nave pirata, poiché, appunto, l’imbarcazione si è vista revocare la bandiera dallo stato di Panama». Secondo le autorità panamensi la nave non rispetterebbe le procedure internazionali, anche se, dalla stessa Ong ribadiscono: «abbiamo sempre agito in piena trasparenza operando sotto il coordinamento di tutti i centri marittimi competenti e nel rispetto delle leggi marittime e delle convenzioni internazionali». Raccontano che: «lo scorso week end la nave è stata coinvolta in due diverse operazioni di salvataggio, durante la prima sono state salvate 11 persone, mentre nella seconda operazione sono state avvistate 47 persone che viaggiavano su una barca di legno, tra cui vi erano 17 donne, una di loro in stato di gravidanza, e 17 bambini». Poi, spiegano ancora da Sos Mediterranee: «il soccorso per quest’ultima operazione è stato complesso, ma alla fine tutto è andato per il meglio. Per entrambe le operazioni abbiamo chiesto di raggiungere il porto di sbarco più vicino e sicuro, in Italia o Malta, mentre abbiamo rifiutato ciò che ci è stato chiesto dalla guardia costiera libica, ovvero di attraccare con la nave in un porto libico, perché ciò sarebbe stato contrario alle convenzioni internazionali».

Ora la nave Aquarius, con a bordo 58 migranti salvati nello scorso weekend, si trova ancora in acque internazionali, ed è diretta verso Malta, dove sarà effettuato un trasbordo; che potrà avvenire, però, dicono dall’equipaggio, «soltanto quando saranno migliorate le condizioni meteo, dato che attualmente le onde in quel tratto di mare sono alte più di due metri e il vento è pari a circa 30 nodi». Intanto, nelle scorse ore, è stato raggiunto un accordo per la ripartizione, in base al quale Francia, Spagna, Germania e Portogallo accoglieranno i 58 migranti che in questo momento si trovano sulla nave Aquarius. Di più: per evitare che la nave non possa sbarcare a causa della revoca della bandiera panamense, un complicato esercizio di equilibrismo diplomatico messo in scena dalle cancellerie di Francia e Spagna, in particolare, ha stabilito che verrà effettuato il trasbordo delle persone in acque internazionali, su mezzi della marina maltese; poi, i profughi raggiungeranno la capitale La Valletta, e, da qui, saranno distribuiti in quattro Paesi Ue. Nel frattempo la nave Aquarius si dirigerà verso il porto di Marsiglia. In Francia dovrà affrontare la questione dello stato di bandiera, perché senza assicurazioni in tal senso la nave non potrà più partire per salvare vite in mare, di questo si tratta. Sono state oltre 20000 le persone salvate dalla nave Aquarius nel mar Mediterraneo, che ha operato fino allo scorso giugno «sotto il cappello più che legale del centro di soccorso Mrcc di Roma» come ha spiegato Marco Bertotto  responsabile advocacy di Msf: «L’Aquarius è l’ultima nave rimasta in gioco e, nonostante le false accuse ha continuato a muoversi nel rispetto del diritto internazionale, della Convenzione di Amburgo e di quella di Ginevra».

Gli fa eco la presidente di Medici Senza Frontiere, Claudia Lodesani: «È arrivato il momento di dire basta a una campagna di criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie, che è basata soltanto su menzogne. È il momento di dire le cose come stanno davvero. Ci hanno accusato di essere vice-scafisti, taxi del mare, collusi con i trafficanti», prosegue Lodesani: «ma sono proprio queste politiche di respingimento, invece, il maggior regalo ai criminali che lucrano sulla vita delle persone». E ancora: «Ci appelliamo ai governi europei perché garantiscano vie legali e sicure di ingresso in Europa. Perché non è vero che i naufragi sono diminuiti. Semplicemente non ci sono più i testimoni».

Quando, come è accaduto più volte negli scorsi mesi, si impedisce lo sbarco alle persone (minori, donne incinte, persone con gravi problemi di salute) soccorse nell’ambito delle operazioni di salvataggio in mare, spiega Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione: «Si stanno violando le norme che sono alla base del diritto internazionale del mare». Dice Trucco: «Ma soprattutto si stanno calpestando quelle sulla protezione internazionale dei rifugiati, attraverso comportamenti che significano la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione Europea dei Diritti Dell’Uomo (Cedu) il diritto alla vita e il divieto di trattamenti inumani e degradanti». E poi, conclude l’avvocato Trucco: «Vietare l’ingresso nei porti italiani a potenziali richiedenti asilo, significa violare l’articolo 10, comma 3 della Costituzione, perché il diritto di asilo si applica anche a chi si trova al di fuori dei confini dello stato». Ma tanto, si sa, il diritto d’asilo in Italia sta per essere smantellato, e i migranti potrebbero non essere nemmeno più salvati in mare, al tempo della crudeltà al governo.