EUROPA

Per vivere… Moriamo

Il comunicato con cui il collettivo del Patio Maravillas, centro sociale di Madrid protagonista da dieci anni di innumerevoli attività, lotte, produzioni teoriche ecc, annuncia la propria morte . Non vogliamo aggiungere molte parole a quello che ci sembra un testo di grande dignità politica, se non un commosso saluto a queste compagne e questi compagni con cui la nostra strada si è incrociata molte volte negli ultimi anni. E un augurio di rivederci presto, in altre vesti, per continuare a costruire una vita che valga la pena di essere vissuta.

«Esattamente quanto costa amare un centro sociale?» (99 Posse – Curre curre guagliò)

«Want more and more
people just want more and more
Freedom and love, what they are looking for» (Gala)

L’esperienza politica (e vitale) del Patio Maravillas arriva alla fine. Siamo nati nel luglio 2007 e termineremo la nostra esperienza nel luglio 2017.

L’abbiamo deciso in comune, tutte insieme.

L’abbiamo deciso perchè ciò che avevamo detto il primo giorno si mantiene oggi: non esiste politica senza territorio e al Patio glielo hanno tolto, senza che nè le vecchie istituzioni nè la politica che si definisce «nuova» abbiano capito e riconosciuto l’esperienza politica del Patio e il suo apporto alla città. Noi andiamo a testa ben alta e con lo sguardo rivolto verso un orizzonte che è incoraggiante. Rimane sulla loro coscienza il non essere stati capaci di guardarci negli occhi e riconoscere nel Patio un valore per la costruzione di una città che valga la pena di essere vissuta. Per fortuna, però, dove non arrivano le istituzioni arriva la Madrid ribelle, la Madrid che non si vende.

Per questo moriamo con la gioia di chi sa che moriamo nel momento in cui si apre un nuovo ciclo politico che vogliamo esplorare, che raccoglie molte cose che abbiamo seminato in questi anni, ma pone anche domande nuove e genererà (di sicuro, già lo sta facendo) nuovi strumenti.

Non ci è mai piaciuta l’idea di convertirci in un feticcio, un’identità fissa, immobile, però non ci piace nemmeno l’idea di restare semplicemente in silenzio e aspettare che l’esperienza si perda poco a poco. Abbiamo sempre voluto essere un soggetto con capacità di muoversi, di enunciare, di cooperare, entrare in conflitto, dialogare. Negli ultimi tempi notavamo di perdere capacità, sarà un problema di età… per questo abbiamo scelto una morte degna. Con orgoglio, con gioia, sapendo che abbiamo seminato molto in questa città. Sapendo anche che c’è una nuova generazione di centri sociali dalla quale abbiamo molto da imparare. Fuggiamo dal «poichè siamo stati saranno», ci piace di più dire che abbiamo fatto perchè faranno. Non vogliamo diventare una zavorra, attaccati con unghie e denti al passato. Non vogliamo riconoscerci nel «resistere è vincere», ma nel «vincere è moltiplicarsi», è per questo che in qualche occasione abbiamo parlato di mitosi.

Moriamo per liberarci. Moriamo per dire a quelli che hanno voluto ucciderci che non ci prenderanno vive. Moriamo per fare un’ultima burla ai burocrati, ai cinici, agli opportunisti, ai codardi, ai noiosi. Moriamo per moltiplicare le cose che vogliamo fare. Moriamo per non essere morti.

Ci rimane un’ultima cosa da fare. E vogliamo farla con voi. Organizzare il decimo anniversario del Patio Maravillas. Stiamo chiudendo gli ultimi dettagli e in pochi giorni daremo le informazioni necessarie. Sappiamo le date, questo sì: dal 6 all’8 luglio torneremo a surfare sulle onde dello Tsunami (per i/le più giovani che ci hanno conosciuto più tardi, questo è un riferimento al nostro primo comunicato di dieci anni fa. Eh già, siamo un po’ vecchiarelli).

Vogliamo anche mettere in ordine tutto l’archivio del Patio, migliaia di foto (davvero, migliaia), video, testi, analisi, partecipazione a libri, dibattiti, locandine. Insomma, tutto ciò che abbiamo prodotto in questo tempo e trovargli un posto dove possa continuare ad essere utile. Abbiamo qualche altro progetto, ma è presto per parlarne.

Abbiamo vissuto con sorpresa e gioia il 15M e abbiamo fatto e facciamo tutto il possibile per continuare a costruire grazie a tutto ciò che abbiamo imparato in quei momenti. Grazie per essere venuti a darci questa scossa, speriamo di essere stati all’altezza.

Il Patio ha cambiato la città e ci ha cambiato la vita. Molte volte abbiamo avuto difficoltà a spiegarci, perchè in fondo parlavamo di cose che stavamo ancora vivendo. Questo testo non è un bilancio, non sta a noi farlo e oltretutto sarebbe terribilmente noioso. Abbiamo fatto moltissimi errori, abbiamo ricevuto critiche giuste, ragionate e ragionevoli. Speriamo che la nostra esperienza serva.

Sono stati sette edifici e un solaio. Sono state migliaia di ore di assemblee, riunioni e attività. Migliaia di persone e decine di collettivi messi in comune per partecipare, decidere, gestire e creare… Ma soprattutto è stata una dimostrazione empirica che sì, si può, si può costruire comunità, che c’è un altro modo di vivere la città, un’altra maniera di organizzarci.

Crediamo di aver dato molto a Malasaña, il nostro quartiere, e sappiamo che ce ne andiamo lasciando un tessuto molto più forte di quello che c’era quando siamo arrivati.

Come detto, nessuna concessione alla nostalgia. Ce ne andiamo non perchè tutto è stato fatto, ma per continuare a fare quello che rimane da fare.

Infine. Alla città di Madrid, alla sua gente ribelle, resistente, precaria, lottatrice… Grazie. Grazie per tutto ciò che ci avete insegnato. Grazie per averci difeso. Vi si vuole bene. Ora siamo una storia in più della città. Ci mischiamo col nuovo che nasce. Ci ribelliamo di nuovo. Ora siamo invincibili.

apostamos el presente para tener futuro;

y para vivir… morimos

EZLN

* Traduzione a cura di DINAMOpress