DIRITTI

Per Pamela e per tutte le altre

Mentre continua la strumentalizzazione sui corpi femminili da parte dei vari schieramenti politici di estrema destra, Non una di Meno Roma ribadisce il suo impegno concreto alla lotta contro la violenza sulle donne.

Vogliamo esprimere, con dolore e rabbia, sostegno e solidarietà a tutti gli affetti di Pamela, uccisa a Macerata tre mesi fa da un uomo che conosceva, e che oggi saranno a Roma per una fiaccolata in suo ricordo.
È ancora la stessa rabbia e lo stesso dolore con cui abbiamo denunciato, negli ultimi due anni, la violenza che ha colpito Valentina, Sara, Jessica e tutte le altre donne che in Italia sono state uccise, picchiate, stuprate e molestate in casa, in strada e sul posto di lavoro.

Quella rabbia e quel dolore che condividiamo con la madre di Pamela, insieme alla denuncia verso un paese che non vuole cambiare né combattere davvero la violenza contro le donne, perché cambiare significa volontà, impegno e risorse, una trasformazione radicale che non è evidentemente all’ordine del giorno di nessun governo di ieri e tanto meno di oggi.

Non una di meno, i collettivi e i centri antiviolenza che ne fanno parte, ogni giorno, si scontrano con l’assenza totale di misure per la prevenzione, di formazione e di strumenti a disposizione delle donne per la fuoriuscita dalla violenza e per l’autonomia, sostituiti da politiche securitarie ed emergenziali spendibili solo per le campagne elettorali, ma assolutamente inutili per contrastare davvero il fenomeno.
Le responsabilità di ciò che è accaduto a Pamela, e a tutte le altre donne uccise da mano maschile, sono ampie e toccano diversi settori della nostra società:

– le Istituzioni nazionali e locali continuano a costruire misure inutili, inefficaci, a volte dannose, tanto che la stessa Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per non aver tutelato adeguatamente donne che avevano denunciato violenze e maltrattamenti;
– i tribunali hanno tempi lunghissimi, compromettono la tutela della donna coinvolta, o addirittura la colpevolizzano, come nel caso del processo delle studentesse a Firenze, in quello in corso a L’Aquila e decine di altri tutti i giorni;
– le forze dell’ordine spesso rifiutano di prendere le denunce, mettono in dubbio le parole delle donne e le espongono a rischi inimmaginabili che coinvolgono anche i minori (come nel caso del femminicidio di Cisterna di Latina);

– gli ospedali e i reparti sanitari, non essendo coordinati in un sistema di rete con i centri antiviolenza, mettono a rischio l’incolumità delle donne che hanno subito violenza;
– i servizi sociali, spesso senza preparazione né risorse, non comprendono l’esatta portata del problema e quindi, non sono in grado di mettere a disposizione soluzioni adeguate;
– la scuola e il comparto della formazione, fondamentali per la prevenzione e per la trasformazione culturale necessaria nel percorso di contrasto alla violenza, continuano a subire tagli e processi di impoverimento.

A fallire ancora una volta nel contrasto alla violenza maschile e patriarcale sono le Istituzioni, a subirne le conseguenze sono tutte le donne e l’intera società.

Finché si continuerà a legittimare una lettura diversa di questa realtà, finché politiche e informazione continueranno a speculare sui corpi delle donne, finché non si assumerà la consapevolezza per cui la violenza non ha passaporto, colore o classe, ma radici da estirpare ascoltando e valorizzando chi la affronta e la contrasta ogni giorno, il nome di Pamela non sarà l’ultimo e l’unico da ricordare.

Per combattere la violenza maschile ci vuole un Piano Femminista! 

*Tratto da qui