EUROPA

Operazioni di spionaggio: agenti di polizia infiltrati nei movimenti a Barcellona

In Spagna un agente della polizia spagnola si infiltra per tre anni nell’attivismo di Barcellona utilizzando le relazioni con varie donne. Cinque delle otto donne con cui ha avuto relazioni sessuali hanno denunciato l’agente e il ministero degli interni per abusi sessuali

Giugno 2020. Dani, cosi si fa chiamare, è un giovane di Maiorca di 31 anni appena arrivato a Barcellona. Entra nella palestra popolare del centro sociale La Cinética, centro sociale del quartiere di quartiere di Sant Andreu. «Cercava un posto economico per allenarsi» ricorda un attivista dello spazio. Passano i mesi, e Dani è sempre più legato alla vita del quartiere e al movimento libertario. In poco tempo cambia anche il suo modo di vestire, si taglia i capelli come una cresta, si tatua una grossa stella del caso su una gamba. Gli altri attivisti gli ricordano, ridendo, che all’inizio avevano diffidato di lui, perché non sapevano nulla del suo passato a Palma de Mallorca. «E lui ci rideva su, perché Dani era sempre un tipo simpatico e scherzoso», ricorda Roger (che chiede di apparire sotto uno pseudonimo), un attivista del quartiere.

In realtà, Daniel Hernández Pons, non esiste. É il nome di copertura di un agente della Polizia Nazionale spagnola, che ha la missione d’infiltrarsi nel movimento libertario. Il giornale di movimento La Directa, ha confermato tramite tre prove che identificano la sua identità. Due di queste sono errori dello stesso agente, che ha permesso di ottenere informazioni pubbliche sul suo passato e sul suo presente. La terza è una prova periziale fisionomica tra le fotografie che lo stesso si è scattato mentre era in accademia di polizia e il suo presente come attivista.  «I punti craniometrici confermano che senza ombra di dubbio è la stessa persona» conclude il perito dopo aver analizzato una ventina d’immagini dell’individuo.

Dopo questa lunga e dettagliata investigazione, il giornale catalano afferma che si tratta di una multipla operazione d’introduzione di spie nell’attivismo, sotto l’ordine gerarchico del ministro degli interni socialista Fernando Grande-Marlasca. Secondo l’ordine legale spagnolo, la creazione di agente infiltrati devono essere ordinate da un giudice, solo per casi di terrorismo, crimine organizzato e traffico di stupefacenti.

La fiesta e il sesso come metodo 

«Ho conosciuto Dani una notte del giugno 2020, alla plaça de les Palemeres, nel quartiere di Sant Andreu. Era un tipo simpatico, sorridente e era facile essere in sintonia. Ci provava con le ragazze con un modo divertente. Ho dormito con lui diverse volte e in tre occasioni abbiamo avuto rapporti sessuali». Joanna é una delle donne con il quale il poliziotto infiltrato dentro la falsa ideintità di Dani Hernàndez Pons ha avuto rapporti. Né lei né le altre donne avrebbero mai avuto una relazione con lui sapendo che era un agente di polizia. L’uomo con cui condividevano momenti d’intimità non esisteva, era tutta una illusione.

La Directa ha potuto raccogliere la testimonianza di otto donne che hanno in qualche modo avuto relazioni con l’agente, dal giugno 2020 fino al 30 ottobre 2022. Piú di due anni di menzogne in vari aspetti. Non tutte si conoscono tra di loro, perché sono di diversi spazi politici. La maggior parte sono del quartiere di Sant Andreu, ma a volte ha generato nuovi contatti utilizzando le app di appuntamenti come OkCupid. Tutte mantengono il anonimato, per ragioni di sicurezza, e compariranno con uno pseudonimo.

Era Dani che sceglieva l’obiettivo. Cosí riusciva ad avere relazioni o mantenerle in contemporanea. Si è interessato di Joana, ha continuato ad avere un flirt un po’ tira e molla con Iolanda, Ruth l’ha trovata su OkCupid, a Txell ha inviato un messaggio su whatapp, e con Iris ci aveva provato per settimane. In maniera esplicita esprimeva i suoi sentimenti di affetto e amore, cercando così di mantenere i legami. A Clara diceva che «non l’amava abbastanza» e a Bea diceva che «lei era una di quelle cose che l’avrebbero fatto restare a  Barcellona». Attraverso di loro è entrato nei diversi progetti e spazi sociali della città. Come La Cinética, la coordinatrice Antirepressiva di Sant Andreu, l’orto urbano autogestito El Jardí de la Julieta. Non solo. Grazie alla relazione di un paio di mesi con Eva, lei attivista del quartiere del centro di Ciutat Vella, aveva potuto allargarsi ad altri quartieri e altri spazi. Era anche entrato nello storico centro sociale occupato di Kasa dela Muntanya, al quartiere de La Salut, durante una jam di hip hp antifascista.

Le avvocate Laia Serra, Mireia Salazar i Sònia Olivella foto di Victor Serri

Non è un caso isolato

Ma non è il primo agente infiltrato nei movimenti di Barcellona. Sempre il giornale La Directa, aveva svelato la copertura dell’agente di polizia nascosto sotto il nome di Marc Hernández Pons. Entrambi si infiltrano nei movimenti sociali proprio nella stessa settimana del giugno del 2020. Ma in questo caso, Marc, era differente.  Il suo personaggio era un giovane studente universitario, che era diventato attivo nei sindacati studenteschi, oltre che nel movimento indipendentista catalano e in quello della lotta per la casa del quartiere del Raval. Iniziando la sua doppia vita sempre nel giugno del 2020 in pochi mesi era diventando responsabile di un settore del Sindacato degli Studenti dei Paesi Catalani (SEPC).

La pubblicazione dell’inchiesta al giugno 2022 aveva generato molto scalpore. L’ex presidente catalano Carles Puigdemont aveva chiesto in un tweet se «non sia più reato aprire un conto corrente o iscriversi all’Università utilizzando una falsa identità», mentre la deputata del CUP, il partito anticapitalista indipendentista catalano, aveva denunciato che «quello che per noi è uno scandalo per loro è la norma» criticando fortemente  il governo PSOE-Podemos.  Nel partito di Tra le fila della Sinistra Repubblicana Catalana (ERC), la delegata del governo a Madrid,  Ester Capella, l’ha definita «un’altra nella lunga lista di pratiche tipiche dei regimi totalitari«ù» e la deputata Marta Rosique ha riconosciuto che «sapevamo che avrebbero fatto tutto il necessario per porre fine al movimento organizzato catalano. Ora sappiamo che questo include anche gli infiltrati».

Tutta questa indignazione aveva poi portato ai partiti indipendentisti del Congresso spagnolo – CUP, ERC, Junts e PdeCAT – a richiedere la presenza del ministro dell’Interno, il socialista Fernando Grande-Marlaska, per dare spiegazioni.  Tramite queste domande i partiti indipendentisti cercanvano di chiarire chi ha autorizzato l’operazione, iniziata nel giugno 2020. Questo perché, come spiega l’inchiesta de La Directa, i documenti d’identità falsi, come quello posseduto dall’agente sotto copertura di nome Marc Hernández Pons, possono essere rilasciati solo dal Segretario di Stato per la Sicurezza su ordine del Ministro dell’Interno (attualmente, Fernando Grande-Marlaska) o su richiesta del CNI, i servizi segreti spagnoli, che oggi sono sotto il controllo del ministro della Difesa, Margarita Robles.

Un ampio fronte di riposta

Dopo la pubblicazione del nuovo caso sulle pagine de La Directa, diverse sono state le risposte sociali. Se durante la settimana si sono già svolti due cortei di qualche migliaio di manifestanti che hanno protestato sulle nuove tecniche di controllo della polizia, si è anche registrata una risposta sul piano legale.

Infatti, il giorno dopo la pubblicazione del reportage, cinque delle otto donne che aveavano avuto relazioni sesso-affettive con l’agente in incognito,  hanno denunciato ai tribunali la violazione dei diritti fondamentali, querelando tanto l’agente quanto i  suoi diretti superiori e il ministro degli Interni. L’azione giuridica, sostenuta dal Centro per la Difesa dei Diritti Umani Iridia e dal sindacato della CGT, considera che i fatti costituiscano un delitto di abuso sessuale, violazione dell’integrità morale, di rivelazione di segreti e di coazione nell’esercizio dei diritti civili.

Nella denuncia, si sottolinea come il comportamento dell’agente «non solo superi i limiti legali dell’attività di infiltrazione» dei corpi della polizia ma «anche i limiti etici, colpendo il nucleo essenziale di quelle donne e la loro autonomia sessuale». Un elemento di base è che nel testo si sottolinea come, in tutti i rapporti, è mancato il consenso. Infatti, argomenta che «mancano la informazione che si ha di una persona e le circostanze che formano quell’atto sessuale concreto», concludendo che «l’informazione sulla persona e sul tipo di pratica sessuale sono inscindibili dal consenso sessuale».  Per una delle avvocate delle denunciati, Laia Serra, bisogna mettere al centro l’elemento della «violenza istituzionale sessualizzata» ed evidenziare la mancanza di una validità legale che autorizzino queste pratiche che colpitono le donne.

Per quello che riguarda il piano istituzionale, anche questa volta i partiti indipendentisti del Congresso spagnolo – CUP, ERC, Junts e PdeCAT – hano richiesto spiegazioni al ministro dell’Interno, il quale, per il momento, non ha ancora dato nessun tipo di risposta.

Immagine di copertina di Joanna Chichelnitzky (Fotomovimiento) da La Directa