Officine Zero – Un sogno in Comune

Un mese dopo l’ex officine Rsi ricominciano a vivere.

E’ passato quasi un mese da quando la fabbrica ex Rsi (leggi qui) di via di Portonaccio ha ripreso vita e sono nate le Officine Zero. Solo poche settimane fa passeggiare tra i capannoni e le officine dava l’idea che ci fosse stata un evacuazione in fretta e furia: il tempo poi avrebbe fatto il resto, destinando il ferro ad arrugginirsi e il cemento ad essere invaso da foglie e sterpaglie.

Ora il paesaggio è ben diverso, cartelloni ed avvisi arredano i muri, ed è un via vai di persone, riunioni, assemblee, idee e proposte. L’erba è stata tagliata, la fontana butta di nuovo acqua e i pesci sguazzano, uno spazio bambini è disponibile a lato delle riunioni, un immenso murales è stato allestito da artisti, di professione o improvvisati, convenuti a Roma durante il secondo Congresso internazionale dei disegnatori organizzato dall’Istituto svizzero di Roma (guarda).

Ci sono sfide che quando le lanci è difficile sapere se avranno successo, che le parole e le intenzioni diventino realtà. Nel caso delle Officine Zero la strada sembra proprio quella giusta e così settimana dopo settimana i progetti prendono corpo, si materializzano. Ieri in un’assemblea pubblica partecipata e vivace si è fatto il punto della situazione di questa fabbrica occupata e in cui operai, studenti e precari stanno immaginando e costruendo un futuro diverso a partire dai propri bisogni.

In quella che una volta era la palazzina del direttore è nato MushRooms, studentato autogestito, per rispondere all’esigenza di un gruppo di studenti e di studentesse attivi nelle lotte nel mondo della formazione di uscire di casa o di continuare a studiare senza l’assillo di affitti, ovviamente in nero, impossibili da sostenere. Per ora si vive e si dorme tutti assieme a MushRooms, in un salone e una cucina che sembra più un accampamento, tra libri di testo e tazzine di caffè, mentre si sistemano le stanze: stucco, carta vetrata, vernice.

Negli ex uffici amministrativi sta prendendo corpo lo spazio di coworking: architetti, freelance, progetti editoriali indipendenti, grafici, traduttori qua troveranno una casa e uno spazio per cooperare. Quel variegato mondo di lavoratori, spesso a partita iva, nel maggior parte dei casi senza continuità di reddito e senza garanzie, qua troverà uno spazio per lavorare assieme, ammortizzando i costi dei servizi per esempio, ma anche per organizzarsi inventando nuove forme di mutualismo. Ogni mercoledì alle 18,00 ci si incontra per coprogettare questo spazio che più di cowork, ai protagonisti piace definire di commonwork.

Mentre i nuovi arrivati occupano spazi abbandonati, gli operai immaginano il loro futuro dentro la fabbrica dove per anni hanno riparato treni notte. Ogni lunedì s’incontrano con operatori del settore e associazioni per un corso su “Riuso e riciclo”, per immaginare come le officine che prima rimettevano in sesto vagoni possano ricominciare a lavorare per rimettere sul mercato apparecchi la cui vita potrebbe essere facilmente prolungata, facendo risparmiare ed evitando di creare nuovi rifiuti difficili da smaltire.

La speranza di tutti e l’obiettivo principale dell’occupazione è che le storiche officine Wagon Lits (poi Rsi) possano riprendere la loro funzione, o che i lavoratori possano essere assorbiti in qualche azienda di manutenzione ferroviaria. Ma le speranze rischiano di diventare illusioni e ormai rimane solo qualche mese di cassaintegrazione per immaginare il proprio futuro, rimettendo a frutto competenze e conoscenze.

Così il reparto di tappezzeria e quello di carpenteria vengono sistemati e ripuliti, pronti per realizzare corsi di formazione per aspiranti artigiani, operai e studenti.

Dentro le Officine Zero si parla di lavoro, tra diversi s’immaginano nuove pratiche di mutualismo, una via d’uscita dalla crisi, nuovi diritti da conquistare. Per fare tutto ciò è nata la Camera del lavoro autonomo e precario (CLAP), uno spazio di organizzarsi e incontro per quel mondo del lavoro che non si può rappresentare in maniera tradizionale, precario, parcellizzato o sotto ricatto. Un modo per immaginare forme di organizzazione oltre il sindacato che conosciamo, tornando alle origini del movimento operaio, alle camere del lavoro e alle leghe di mutuo soccorso.

Di questo si discuterà in tre appuntamenti di “autoformazione post-sindacale”. Il primo (venerdì 28) con gli avvocati del lavoro Bartolo Mancuso e Alessandro Brunetti dal titolo “Crisi del diritto del lavoro in Italia: dal Collegato alla Riforma Fornero”; il secondo (9 luglio) dedicato alla “Crisi del professionalismo e all’urgenza della coalizione” vedrà la partecipazione di Sergio Bologna, il terzo (11 luglio) dedicato alle “nuove forme di autorganizzazione del lavoro precario e migrante”.

CLAP già offre inoltre un servizio di assistenza legale, collettiva o individuale, e un appoggio mutualistico per battaglie e vertenze. Tutti i martedì alle ore 18.

In queste tre settimane le Officine Zero hanno fatto molto parlare di sé, segno che c’è una grande urgenza di trovare risposte creative e complesse alla crisi e alla disoccupazione. Ne hanno parlato i mezzi di informazione, se ne parla tra i movimenti, nella Costituente dei beni comuni, tra le realtà sindacali più attente.

Anche la Regione Lazio si è mostrata disponibile, nel corso dei primi incontri avvenuti in queste settimane, ad aprire un tavolo di trattativa, per cercare di trovare soluzioni possibili alle tante questioni che questa occupazione pone.

Tutto questo avviene mentre il governo Letta vara il “decreto FARE” (leggi qui) e i provvedimenti sul lavoro. Ancora una volta un’enorme beffa per i milioni di precari, disoccupati e cassaintegrati. Invece di finanziare i servizi, abbattere i costi, istituire un reddito di base, il governo regala soldi e detassazione alle imprese. Le stesse responsabili della crisi, della deregulation e dello sfruttamento del lavoro. Lo stesso meccanismo che ha portato al fallimento della Rsi ad opera di Trenitalia e degli speculatori della Barletta srl.

Nelle assemblee si parla anche di questo, mentre si discute di come reagire ai provvedimenti del governo, si progetta il futuro. Le Officine sono diventate di fatto uno spazio comune e vanno difese in questi mesi estivi. Per impedire che una speculazione immobiliare cancelli quest’esperienza preziosa per Roma e non solo.

Roma 28 giugno 2013