ITALIA

“Contro il nulla che avanza”: XM24 e la gentrificazione di Bologna

Dietro la minaccia di sgombero dello spazio sociale XM24, un piano di trasformazione urbanistica della città di Bologna sotto il segno della mercificazione e del turismo. Sabato 29 giugno, una moltitudine di persone è scesa in piazza per dire che XM non traslocherà mai

«È stata una bellissima giornata, bella, festosa, allegra. Eravamo in tanti, da tutta Italia, per dire che XM24 non si tocca», dice Andrea. XM24, lo spazio sociale della Bolognina minacciato di sgombero, è un punto di riferimento per molti: «rappresenta l’ultimo baluardo fisico contro il nulla che avanza, opponendo a questo una socialità diversa e un mondo vario e vivissimo». Sabato 29 giugno una moltitudine di persone, carri con la musica e i trattori di Campi Aperti, sono scesi in piazza per dire che XM non traslocherà mai.

Guardando l’edificio del Comune di Bologna da XM24 si vede bene il nulla che avanza. L’area di 30 ettari dietro la stazione ferroviaria, un tempo occupata dal mercato ortofrutticolo, è una sequenza di disastri urbanistici, ruderi moderni e speculazioni fallite insieme alle ditte. Non ci sono le nuove case di edilizia sociale promesse, la scuola, il parco, il poliambulatorio. Ci sono invece tre edifici ultramoderni dove il Comune ha trasferito i suoi uffici nel 2008 per «riqualificare l’area e ricongiungerla al centro città» – di solito è questa la funzione dichiarata di progetti edilizi autoreferenziali che sorgono fuori scala e lacerano il contesto. Poi il nulla recintato da nastro arancione, incompiute e scheletri urbani – la tettoia Nervi, i tre palazzoni abbandonati della trilogia del Navile e, in mezzo alla desolazione, uno studentato.

Per il Comune la Bolognina doveva essere ricongiunta al centro della città. Come? Portando qui i valori immobiliari del centro. Lo suggerisce la trasformazione di un edificio di fronte al Comune, l’ex-Telecom, in uno studentato di lusso della catena The Student Hotel. A sua volta, che il centro sia un vero centro storico museificato: via gli studenti e gli stranieri che lo hanno reso socialmente vivace e disomogeneo, avanti l’Unesco e i turisti, che i muri siano puliti e decorosi.

 

Foto di Gianluca Rizzello

 

Nel 2018 delle 8 principali città italiane Bologna ha registrato l’incremento maggiore di compravendite di immobili (+10,5%, dati Agenzia delle Entrate) rispetto al 2017. Secondo Tecnocasa nello stesso periodo le quotazioni sono aumentate dell’11,1%. In particolare: «la macroarea del centro ha registrato un aumento dei prezzi del 4,2%. Il mercato immobiliare che si sviluppa intorno a via Irnerio è animato soprattutto dalle compravendite per uso investimento con finalità turistiche. (…) Gli investitori sono sia bolognesi sia residenti fuori città». L’area che ha registrato il maggiore incremento è quella di Saffi (+8,6%): «La motivazione si deve ricercare in una diminuzione dell’offerta immobiliare e in una domanda di prima casa sostenuta. Infatti, la forte contrazione di immobili in offerta sul mercato delle locazioni a seguito del fenomeno delle locazioni turistiche, sta determinando uno spostamento degli inquilini sull’acquisto grazie ai mutui più convenienti e ai prezzi ancora vantaggiosi». Insomma, Bologna fa gola a chi può mettere a reddito la casa affittandola non più agli studenti o alle famiglie ma a turisti di passaggio. Sono 3.500 gli annunci su Airbnb; di questi oltre la metà sono case intere (2.333 appartamenti), in centro, affittate a turisti o a studenti in cerca di un alloggio stabile.

Peccato che ad assecondare questo disegno di «rigenerazione urbana» imperniato sulla nuova politica industriale delle città deindustrializzate, il turismo – che a Bologna più di altrove si traduce in food, mortadella e sagre del ragù ovunque – XM24 non ci pensi proprio, preferendo a questo modello di città del consumo l’offerta delle sue mille attività gratuite proprio lì dove si trova. Secondo il Comune in quella porzione di spazio, dove in mezzo al nulla che avanza ci sono una ciclofficina, un laboratorio di stampa serigrafica, una palestra di yoga e tessuti, una palestra di pugilato, una cucina popolare, un orto, una sala prove, una camera oscura, una libreria-biblioteca e archivio, il mercato contadino Campi Aperti, lì dove si ritrovano i molti collettivi che organizzano festival come Olè – oltre l’Editoria e il festival di musica Bologna Elettrica, ecco proprio lì doveva sorgere: prima una caserma, poi una «casa della letteratura», adesso è la volta di una palazzina con 10 appartamenti co-housing.

Si tratta di uno dei progetti previsti dal piano «Mille case per Bologna: un piano sociale senza precedenti per realizzare nuovi appartamenti, sbloccare i cantieri e ristrutturare case sfitte con un investimento senza precedenti, 61 milioni di euro in totale». Le case nuove saranno 286, il resto sono alloggi Erp al cui recupero il Comune destina i proventi dei canoni degli alloggi assegnati. Il Comune prevede di ristrutturare e assegnare 600 alloggi Erp in due anni oltre i 300 normalmente assegnati ogni anno, per un totale di 1.200 alloggi in due anni, grazie a uno stanziamento straordinario di 6 milioni di euro da parte del Comune. Dunque, parte della “straordinarietà” del programma consiste nel recupero del patrimonio sfitto esistente (è vero, in Italia si tratta di eventi “straordinari”). Certo, regolamentando gli oltre 3.000 alloggi su Airbnb si potrebbe forse rispondere meglio all’emergenza abitativa che riguarda soprattutto studenti, stranieri e giovani coppie, se questo è l’obiettivo. Cosa possono 10 nuovi appartamenti in via Fioravanti contro un numero crescente di case – come le 61 gestite da Bettina alias Halldis, le 35 da Welcome to Bologna, le 23 da Andrea, le 26 da Alessandro – che continua a essere sottratto al mercato ordinario per finire su Airbnb?

Che il motivo dello sgombero di XM abbia poco a che fare con l’emergenza abitativa lo ha dichiarato lo stesso assessore alla casa al “Corriere di Bologna”: «Il Comune vuole indietro quell’immobile. E poi pensa di realizzare lì un intervento di co-housing. È una narrazione sbagliata dire che vogliamo lo sgombero per fare il co-housing perché sono due percorsi diversi, anche se paralleli». XM semplicemente non rientra nei piani di trasformazione del quartiere popolare: «si tratta di un’operazione di social-washing contro l’ultima avanguardia in un quartiere che si vorrebbe gentrificare – racconta Andrea – Dietro la partecipazione sbandierata dal Comune non c’è alcun dialogo reale». XM24, per fortuna, non ha nessuna intenzione di traslocare: «XM deve rimanere dov’è, deve continuare a vivere lì».

 

Foto di copertina di Gianluca Rizzello